venerdì 30 novembre 2018

Poesia in movimento



Oceani


Come un groviglio di serpenti di mare
nelle acque profonde e buie danza trasportato da fredde correnti,
così le mie paure hanno ballato indissolubilmente unite e sospese
dentro di me nel corso degli anni.
Dapprima giovani avannotti in balia degli eventi,
poi pericolosi esseri insinuanti e velenosi impossibili da eliminare.
Ma un giorno una scia calda di acqua salata li divide,
li indebolisce, li fa lentamente risalire in superficie
dove a pelo d'acqua si disperdono.
Il tempo che passa scioglie, con le tante esperienze,
le insicurezze rimaste in attesa.
Le paure di un tempo lasciano il posto a dubbi esistenziali
che nessuno chiarirà.
L'oceano é per me una affascinante sirena:
mi tenta e mi chiama, lo amo e lo temo.
Le onde con il loro moto continuo portano e tolgono,
scavano e aggiungono.
La conoscenza ti appaga e ti impaurisce, ti stimola e ti ferma.
Tutto cambia e niente torna.
E la vita va.


Marisa Capelletti




lunedì 26 novembre 2018

Favola pre-natalizia


Se volete mi trovate, con le mie poesie e le mie storie, anche qui:

https://www.intertwine.it/it/profile/Maricapp

Premesso che, grandi e piccoli, giovani e meno giovani,  tutti abbiamo bisogno di favole per sopravvivere, ecco una fiaba che introduce al Natale.  


Candido

Si chiamava Candido, era piccolo, con delle morbide ali azzurre e…indovinate? Toglieva ai ricchi di sogni per regalarli a chi la notte non aveva niente da sognare.
Non era una brutta cosa no, anzi, era il compito che gli era stato assegnato. Perché in Paradiso ciascun angelo, anche il piu’ piccolo, ha il suo bel compito.
Tra i tanti a disposizione avevano scelto lui. Lui che in vita sua non aveva mai rubato nemmeno una briciola ad un uccellino!

Ma tant'é, quello era diventato il suo mestiere e lui cercava di svolgerlo al meglio.

Quando la città finalmente si quietava e la notte scendeva su case e cose, lui usciva in cerca delle sue vittime. Detto in modo bonario, s'intende.
I migliori erano quelli che avevano poco o nulla: i loro sogni erano zeppi di spiagge assolate, mari turchesi, bellissimi uccelli dalle piume colorate, paradisi perduti per tutti ma non per loro, Natali scintillanti di canti e regali, pranzi pantagruelici , neve soffice e camini accesi.

Lui li agguantava lesto, li metteva in ordine di argomento ed importanza. Poi, il sacco pieno fino a scoppiare, spiegava le ali ed andava di letto in letto a caccia di poveri di sogni e desideri.

Anche i perseguitati dalla cattiva sorte pero' non scherzavano: nei sogni erano tranquilli, amati, sanissimi ed eternamente felici, di quella felicità che puo' esistere solo nei ghirigori di una mente addormentata.

Tutti abbiamo sogni, direte voi. Si', ma alcuni hanno talmente cosi' poche speranze che nemmeno profondamente addormentati riescono piu' a desiderare qualche cosa.

Si fermava vicino a ciascuno di quelli appartenenti alla categoria dei bisognosi, sceglieva con cura e...zac! Improvvisamente i lineamenti del dormiente si distendevano, il respiro si faceva leggero ed un’ombra di sorriso appariva sulle labbra prima tese quasi a manifestare il vuoto di sogni.

Almeno per una mattina i poveretti si sarebbero svegliati tranquilli, contenti di aver sognato, avrebbero potuto affrontare la giornata con la mente occupata non solo dai problemi ma anche da speranze mai sperate.
Per il seguito del giorno poi sarebbero subentrati altri suoi colleghi che avrebbero deciso il da farsi.​​​

Ed i derubati? Beh, derubati proprio no, perché loro non se ne accorgevano nemmeno. Abituati com’erano alle loro fantasie notturne, ne avevano fatto una tale raccolta che una piu’, una meno….

Una notte Candido nei suoi giri aveva incontrato su una panchina del parco uno scrittore che aveva perso l’ispirazione, la casa ed anche la voglia di vivere. Se ne stava li’ sdraiato a russare piano, il cuore vuoto e la pancia riempita di pessimo vino. Cosi’, per dimenticare.

Era stato un ottimo scrittore, poi i rovesci della vita l’avevano cambiato: non sapeva piu’ mettere insieme due frasi decenti, non voleva piu’ nemmeno pensare.
L’angelo aveva frugato nel sacco ed aveva trovato il sogno giusto.

Gli aveva regalato nientemeno che un regno: la luna! Non quella con i crateri e le bandiere degli astronauti a svettare nel vento che non c’è, ma quella blu ed argento dei sognatori, quella che ogni notte serena si dondola sorridente lassu’ in compagnia di migliaia di astri luccicanti.

Ed allora lo scrittore aveva iniziato Il suo straordinario sogno: si era seduto tra la polvere d’argento della luna ad osservare beato l’universo circostante, finché non aveva visto Babbo Natale che lo salutava sbracciandosi e sporgendosi pericolosamente dalla slitta, tanto che Rudolph, l’ultima renna arrivata ma la piu’ giudiziosa, aveva dato l’alt alle altre per fermarsi e sgridare il Vecchio imprudente.

Babbo, ritrovato il suo largo sorriso dopo il rimbrotto, lo aveva invitato a bordo, nel suo regno natalizio traboccante di pacchi . 

I due avevano cominciato a chiacchierare fitto fitto e stretto una indissolubile amicizia che aveva portato lo scrittore, una volta svegliatosi, a descriverne le mille pieghe ed i cento perché. 

Ricordando le parole di Santa Claus “Dai retta al cuore figliolo, seguilo e vedrai quello che gli occhi non possono vedere”,  il giovane aveva scritto un eccellente romanzo dettato dalla fantasia ma, soprattutto, dal cuore.

Certo non tutti i sogni arrivavano a simili conclusioni, ma Candido andava fierissimo di questa storia e la raccontava a destra ed a manca, naturalmente in Paradiso. Gli altri angeli non ne potevano piu’ di sentirsela ripetere ma, proprio perché angeli, sopportavano con infinita pazienza.

Volete davvero chiamarlo ladro ? No, non si puo’ dar del ladro ad un angelo! Tanto meno al dolce piccolo Candido dalle ali azzurre, che ce la metteva tutta per accontentare il maggior numero di uomini possibile, togliendo agli uni per poi regalare agli altri.

No, certo che no.


Ma, se proprio non potete farne a meno e dovete e volete chiamarlo ladro, chiamatelo almeno Ladro di Sogni.



Marisa Cappelletti

domenica 25 novembre 2018

Senza titolo



In italia ogni 72 ore una donna viene uccisa. 

Nel mondo 1 donna su 3 conosce da vicino la violenza.  


"E' una causa di morte e menomazione tanto forte quanto il cancro. Genera piu' danni alla salute degli incidenti stradali e della malaria messi insieme.

Una vera piaga sociale, ostacolo nel percorso verso la parità, lo sviluppo ed il rispetto dei diritti umani nei confronti delle donne di ogni età e condizione."

Cosi' si esprimono le Nazioni Unite per quanto riguarda la violenza sulle donne.


L'ANSA cita:

"Secondo i dati recenti forniti dalla Polizia, sono stati 32 i femminicidi registrati in Italia nei primi nove mesi del 2018, in calo risultano i cosiddetti reati-spia: maltrattamenti in famiglia, stalking, percosse, violenze sessuali. Parallelamente crescono denunce ed arresti. L'Associazione Di.Re (Donne in rete contro la violenza) conferma poi l'identikit dell'aggressore, il 65% è italiano.
Gli ultimi dati Istat fanno inoltre sapere che le donne che si sono rivolte ai Centri antiviolenza nel 2017 sono state oltre 49 mila, di queste oltre 29 mila hanno cominciato un percorso di uscita dalla violenza. Chi si rivolge ai Centri? Nel 27% dei casi si tratta di straniere e il 63,7% ha figli, nella maggioranza dei casi minorenni."

Non bastano la solidarietà, il cordoglio, il lutto. 
Dobbiamo, noi donne tutte, per prime imparare ad essere libere mentalmente, a non accettare soprusi o violenze sia fisiche che psicologiche, dobbiamo essere ben consce del nostro essere persone che hanno prima dei doveri i diritti spettanti ad ogni essere umano, dobbiamo reagire, denunciare, farci aiutare, ascoltare e farci ascoltare, andarcene.
Siamo amiche, single, fidanzate, mogli, madri ma, prima di ogni altra cosa, siamo Donne Libere e ne dobbiamo essere consapevoli ed orgogliose.


Marisa Cappelletti








mercoledì 21 novembre 2018

Amicizie nascoste

Brevissime considerazioni di un uomo profondamente cosciente dei propri limiti...o quasi.


Friends


Non ho amici. 

Sono un solitario, burbero, misogino, arido ometto senza niente da dire e da dare. 
Non voglio condividere nemmeno un pezzettino della mia esistenza, non voglio conoscere la benchè minima parte dell'essere altrui.
Sono gretto, egoista, senza interessi ed anche avido e sparagnino. 
Figurarsi se posso essere considerato un amico da chiunque!
Non voglio essere disturbato.
Sto bene solo: io, il lavoro, la mia casa, i miei libri , un po' di tv.
I miei gatti.

Ops...



Gino Paoli
La gatta


Marisa Cappelletti



martedì 20 novembre 2018

Oltre l'inverno

A volte, anche se è tardi e si pensa che lo sia troppo, ogni cosa puo' cambiare, grazie allo sguardo di chi ci ha saputo comprendere.


SGUARDI

Quello che non vedi è l'anima pesante
che hai trovato un giorno tanto tempo fa
e l'hai presa per mano, l'hai cambiata
riconducendola alle origini del tempo,
verniciandola del bianco che si era perso
nei magazzini chiusi di sentimenti morti
lungo strade di sassi appuntiti e vuoti abissi.
Quello che non vedi ma sai bene che esiste
dentro me é la montagna altissima di alberi
e foreste e sorgenti e fiori che hai fatto nascere
da un terreno riarso e sterile ormai,
risvegliato dal sole e dalla pioggia gentile
di un tiepido marzo che non aspettavamo piu',
verde stagione fuori tempo massimo
quella che percepiamo ogni momento,

che sappiamo vedere intorno a noi.


Marisa Cappelletti




lunedì 19 novembre 2018

Non proprio una storia d'amore

Ogni 2 settimane Intertwine propone un tema per un racconto breve. Oggi la traccia è:
#unastoriaunacanzone
Questo è il mio contributo:



Road to Escondido

Stivali da cowgirl, una treccia bionda mezza sfatta, due occhi pieni di voglia d’avventura , pochi dollari e tante illusioni.

Aveva vent’anni ed un nome antico: Suzanne.

La casa in cui era nata e la città in cui era cresciuta, Escondido, California, se l’era lasciate alle spalle senza rimpianti. Non ci si era mai trovata bene; dopo la morte di mamma  il suo patrigno, il vero padre chissà chi era e chissà dove se n’era andato, si era risposato  in fretta.

–In casa ci vuole una donna e tu non lo sei ancora e chissà se lo sarai mai- aveva sghignazzato sputacchiando  con la rozzezza che l’aveva sempre contraddistinto.  

Una mattina né bella né brutta si era alzata con un’idea in mente, aveva messo le sue cose in una sacca, detto mentalmente addio ai vari  Jack e John che non   avevano mai nemmeno sfiorato il suo cuore,  abbandonato senza rimpianti il negozio di scarpe in cui lavorava 6 giorni la settimana, ascoltato per l’ultima volta quel Road to Escondido regalatole da mamma, grande fan di JJ Cale, mentre lei preferiva Eric Clapton, l’aveva riposto con cura tra un golf viola ed un paio di jeans neri,   scritto con il pennarello rosso sul cartone di una vecchia scatola  LOS ANGELES , messo sottobraccio e se n’era andata. 
Cosi’, semplicemente.

La cosa che lo rendeva piu’ orgoglioso in assoluto era  il suo  Hummer H2 giallo, per lui come un attributo sessuale dal fascino infallibile per le ragazze  che piacevano a lui.

Ne aveva collezionato un bel gruppetto  da quandolo  possedeva ,  una collezione personale di tutto rispetto  che andava dalla rossa Kate alla biondissima Jude, dalle altre che, non tutte in verità, gli avevano lasciato ricordi indelebili  e tangibili che conservava in una valigia di metallo  nascosta dietro  scatoloni pieni di cianfrusaglie nel garage di casa.

Mamma, abbracciandolo,  diceva sempre che un bel giovanotto come lui doveva trovarsi una bella moglie e fare tanti bei bambini, cosi’ sarebbe stata una nonna ancora giovane ed attiva per loro. Lui rideva e se ne andava al lavoro:  rappresentante di  bijoux fantaisie per lo Stato della California.  Un lavoro che gli piaceva, gli permetteva una certa libertà e gli dava la possibilità di offrire passaggi  a belle ragazze che non si ponevano tanti problemi.

Quella mattina Don  dalla casa di   San Diego si stava dirigendo verso Pasadena, ma sarebbe prima passato da Escondido, a trovare  Mick, vecchio amico di suo padre, sparito con la cassiera di un cinema a luci rosse tanto tempo fa.  Mick gli era rimasto affezionato, pur non parlando molto, gli aveva trasmesso un affetto quasi paterno e lui lo aveva sempre apprezzato.

Infilo’ il cd nella radio dell’auto e subito   Danger di JJ Cale ed  Eric Clapton esplose nell’abitacolo, facendolo sogghignare  mentre pensava la titolo che gli si confaceva perfettamente. 
La strada era libera, l’auto viaggiava,  Don viaggiava anche lui con la fantasia. E di fantasia lui ne aveva tantissima, magari non proprio come quella della maggior parte delle persone, ma caspita se ne aveva!

 Adesso rideva di gusto Don.

Suzanne scese dall’autobus   sulla Route 101, si aggiusto’ il maglioncino aderente, tiro’ su i jeans, respinse un ciuffo biondo  che le cadeva sulla fronte, estrasse il suo cartello,  appoggio’ la sacca sul ciglio della strada e,  come aveva visto tante volte fare nei telefilm, petto in fuori e sorriso stampato, alzo’ il cartello LOS ANGELES, ammiccando alle auto di passaggio.

La vide da lontano: una ragazzina bionda, bella ed assolutamente ingenua, glielo si leggeva  sul corpo  tutto. La sua preda preferita.  Rallento’, si fermo’. 

Lo vide arrivare come un enorme insetto giallo rombante e spero’ si fermasse. Bellissima quella jeep, ci avrebbe fatto volentieri un giro. L’Hummer rallento’ e le si fermo’ accanto.

Clapton&Cave  cantavano  it’s Easy.

-Sali, vado giusto li’-
Il sorriso splendente, la voce piena di promesse.

-Grazie, è una fortuna per me!-
La piccola mano dalle unghie laccate rosa si alzo’ verso il cuore.

Il cuore del ragazzo manco’ un battito: una mano perfetta da conservare.

-Aspetta, ti sistemo la sacca dietro, tu intanto sali-
-Okay-
Dietro, sotto la coperta a scacchi verdi che lui sollevo’ piano, gustando l’attimo, la lama del grande coltello da caccia brillo’ crudele e perfetta .

Il cd di Road to Escondido stava passando  da Don’t cry sister all’ultimo brano :
 Last will and testament.




 


 Danger
JJCale Eric Clapton



Marisa Cappelletti










domenica 18 novembre 2018

Dove scrivo

In attesa di vedere come sarà il nuovo 20Lines, scrivo su Intertwine.
Se volete leggere alcuni dei miei lavori mi potete trovare qui:


https://www.intertwine.it/it/profile/Maricapp

Ne sarei onorata.


Marisa Cappelletti







La mia poesia

Sono quella che sono ma, soprattutto, sono quella che voglio essere.

Visioni private

Lo specchio rimanda colei che non sono,
i tuoi occhi riflettono il ragazzo lontano.
Non voglio sembrare la donna vissuta
di anni pesanti e speranza perduta.

Lo specchio riflette le pieghe del tempo,
i tuoi occhi rimandano bagliori del lampo
di una corsa nei giorni riempiti di sale,
di una buia incoscienza che adesso fa male.

Lo specchio rimbalza colei che ora sono
la ragazza felice che può respirare
la tiepida brezza che le sai portare
con l'anima aperta che impara a vedere,
oltre ogni apparenza, una donna da amare.


Marisa Cappelletti




giovedì 15 novembre 2018

Bookcity, Milano




Da giovedi’ 15 a domenica 18 Novembre  si terrà la settima edizione di Bookcity, che quest’anno celebra la nomina di Milano a  “Città creativa per la letteratura” da parte dell’Unesco.
Sarà una super rassegna di libri e presentazioni,  conferenze ed  incontri con gli scrittori ed anche feste diffuse  in ogni parte della città: dalla sede storica e piu’ importante del Castello Sforzesco  al Mudec  ed allo Spazio Merini, dalla Triennale alla Fondazione del Corriere della Sera,  dalla Casa Manzoni alla Cascina Turro, dall’Archivio di Stato al Planetario, da Palazzo Reale al Piccolo Teatro Grassi. Per citarne solo alcuni.

Alla Sala Viscontea:
 Erri De Luca presenterà “ Il giro dell’Oca” , ultimo libro del grande scrittore napoletano che tratta della paternità mancata.
Sabato  Dacia Maraini  parlerà del suo ultimo libro Corpo felice. Parole di una donna a suo figlio. In cui parla del come spiegare ad un bambino il rispetto delle donne.
Domenica  Luis Sepulveda  racconterà dei suoi animali fantastici e del suo libro Storia di una balena bianca raccontata da lei stessa.

Al Teatro Dal Verme:
Gio Evan, poeta delle nuove generazioni nato in rete e poi approdato in libreria, racconterà tra poesia e comicità il suo libro “Ormai ra noi è tutto infinito”.
Paolo Fresu, che il jazz lo suona, lo interpreta e lo scrive, è anche autore di racconti e poesie  come “Poesie jazz per cuori curiosi.

Alla Triennale:
Si inaugura la mostra de La lettura , inserto domenicale di cultura del Corriere della Sera, con le prime 360 copertine  firmate da artisti famosi.
Stefano Boeri parla con molti ospiti della storia, le tradizioni, l’integrazione delle comunità cinesi di Milano, Londra e New York.
“Poetry and the CitY” reading itinerante  che si sposterà dalla Triennale al Liceo Brera, all’Istituto dei Ciechi ed infine alla Casa della Carità, in cui giovani poeti leggeranno le loro poesie.

Palazzo Reale:
“Bob Dylan e le iconiche fotografie per Blonde on Blonde”  Musicisti e critici commentano le piu’ celebri immagini di Dylan.
La food editor del Corriere Angela Frenda parla della sua cucina presentando “La cena perfetta” il suo nuovo libro che tratta di quanto possano contare lo stile ed i tocchi di gusto .
Vittorio Sgarbi terrà una lectio magistralis dedicata all’arte del secolo scorso, prendendo sputo dal suo ultimo libro “Il Novecento. Dal Futurismo al Neorealismo.



Queste sono pochissime segnalazioni degli oltre 1300 eventi che si terranno in tutta la città.
Ed inoltre sabato 17 alle 12 in punto in Piazza Duomo ed altrove :  flashmob! Una schiera di volontari leggerà brani di libri e citazioni su Milano.
Nei giorni di Bookcity anche il bus diventa un luogo per reading:  in programma corse speciali lungo la linea 90/91, la famosa Circonvallazione, cn letture e narrazioni. Chi poi riuscirà, fortuna sua, a trovare un taxi potrebbe avere una sorpresa: guide d’eccezione che racconteranno Milano.
Riassumendo
Bookcity:   in tutta la città da mercoledi’ 14 a domenica 18 novembre,  ingresso libero ovunque, prevista la prenotazione per alcuni eventi, troverete orari e luoghi e tutto il programma dettagliato su


Marisa Cappelletti













martedì 13 novembre 2018

Storia di una non storia

A volte il caso...oggi leggendo una mail mi è venuto in mente quel che avevo pubblicato ieri.
Ma chissä perchè?





L'appuntamento

Non c'é tempo.
Arriva trafelata, lo aspetta nel posto più anonimo e caotico di Milano: la Stazione Centrale.
Il treno è insolitamente in orario, il binario lontano da li'.
Arriva accompagnato, come sempre. Si riconoscono a stento e fingono di non essere quel che sono.
Non c'é tempo.
Il bar rumoroso ed affollato li accoglie con un insieme di aromi mischiati all'odore pungente della fretta e dell'indifferenza.
Lei si dirige alla toilette, lui va a lavarsi le mani sudate per l'emozione repressa.
Entrano nei bagni delle signore perché, fosse entrata qualcuna, da donna avrebbe compreso.
Non c'é tempo.
Si guardano attraverso le lacrime, si stringono fino a farsi male, si baciano con disperazione, tacciono. Nulla sarä mai piu' intenso, nulla sarà mai.
Non c'é tempo.
Escono: lui torna dal caffè che si è raffreddato e da chi lo aspetta, impaziente, lei va per la sua strada, due occhi asciutti su un volto di gesso.
Non si incontreranno mai più.
Tempo scaduto.




domenica 11 novembre 2018

Poesia della Domenica

Appena pubblicata su Intertwine, piattaforma di scrittura e tanto altro che, come già affermato, non comprendo fino in fondo, ma su cui scrivo (se volete potete trovarmi come maricapp)ed a volte ritrovo vecchi compagni di strada.
Poesia scritta in un giorno in cui il tempo che mi rimane mi risultava particolarmente breve, troppo breve per quel che ho ancora da dire, trasmettere ricevere e dare. 



Forse


Finirà. Certo che finirà, noi lo sappiamo.
Forse un respiro resterà nell’aria, ma finirà.
Una mattina come tante mi svegliero’, ti sveglierai
e là fuori  il silenzio griderà un grido di sangue,
il gelo stringerà il cuore che  non vorrà pulsare,
il velo del dolore accecherà gli occhi asciutti di lacrime.
Finirà, noi lo sappiamo, niente fu piu’ certo della fine.

Quel che è stato  non sarà,  il niente diverrà  re,
il mio corpo, il tuo, svaniranno  come istanti mai vissuti.
Tu lo sai vero che finirà? Ci ritroveremo? Ci perderemo?
Forse i ricordi si intrecceranno in una spirale di fumo
effimera come effimeri furono  i sogni  terreni,
forse sulle bocche di chi non saprà riconoscere l’altro
i nostri nomi affioreranno come tristi ricordi sbiaditi,
fino a che sarà il silenzio assoluto del tempo.

Forse finirà per sempre o no, ma finirà.  noi lo sappiamo.
Tu pensi che esista qualche soglia al di là dell’universo
che varcheremo insieme ritrovando  le mani slegate,
i sogni sognati,  le terre che non abbiamo mai calpestato.
Dici non cosi’, non potranno esserci confini a costringerci.
Come un fanciullo rifiuta la fine della favola, tu respingi
l’ineluttabile destino, il futuro che non potrà essere.
Ma finirà, amore mio, lo sappiamo bene e saremo perduti.
Niente fu piu’ certo della fine.  


Marisa Cappelletti







giovedì 8 novembre 2018

L'autunno


L'autunno mi porta tranquillità ma anche malinconia e qualche rimpianto, porta pensieri antichi e canzoni che non si ascoltano piu' e quella nebbia che tutto avvolge attutendo  rumori e ricordi.
Io amo l'autunno.



Nella solitudine
di una sera d'autunno


Nel silenzio buio di una sera d'autunno,        
come le foglie cadute ai piedi di una quercia esausta,
una voce antica intona una nenia stanca
che non sa alzarsi oltre la quotidiana banalità.

Canto di donna che più non vuole apparire
musa scontata di falsi guerrieri, stereotipi assurdi
di una mascolinità perduta nel trascorrere di anni
vissuti nella convinzione di un illusorio potere.

Voce eterna e struggente in una canzone conosciuta
e dimenticata, cuore di donna regalato e rapito
da una vita passata ad apparire ciò che non é,
canto libero di una donna rinata in una sera d'autunno.


Marisa Cappelletti








mercoledì 7 novembre 2018

20Lines: una nuova vita?



Il mio adorato e purtroppo ormai alla frutta 20Lines (dal 2014 piattaforma internzionale di scrittura creativa e condivisa, che ha visto prima le stelle e poi le stalle, è stato acquisito da Intertwine,  piattaforma multimediale che va per la maggiore tra scrittori, lettori e tanta altra gente.
Da un po' di tempo io scrivo li' anche se fatico a comprendere e non sono proprio d'accordo con l'algoritmo applicato alle storie pubblicate, algoritmo a causa o grazie al quale storie bellissime non saranno mai evidenziate ed altre molto meno belle risultano in testa alle classifiche mensili. Ma pare che "questo è il web, bellezza!". Ed io che non sono piu' nè bellezza nè aggiornatissima sulle tematiche applicate on line, accetto e vado avanti.
I ragazzi fondatori di 20Lines erano quattro o cinque, i ragazzi di Intertwine sono aumentati di numero col tempo, sono davvero tutti ragazzi in gamba  e sono convinta che questo matrimonio di siti risulterà perfetto ed indissolubile.
Dice Intertwine su Facebook:

Acquisizione di 20lines dalla HarperCollins
Oggi
Abbiamo acquisito 20lines dal gruppo editoriale HarperCollins, diventando così una delle community per la creazione di contenuti editoriali più grandi e importanti in Italia. Con l’acquisizione di 20lines, la community conta ora più di 250 mila iscritti.

Vogliamo aiutare giovani talenti, scrittori, videomaker e fotografi a far emergere la loro creatività, e offrire alle imprese un modo nuovo per raccontare le proprie storie, i propri prodotti e servizi.

E bravi ragazzi! Fateci ancora sognare.


Marisa Cappelletti



martedì 6 novembre 2018

Racconto del martedi'

Forse il primo del secondo libro di Racconti Milanesi.

Strani ed inquietanti incontri in una Milano velata dalla pioggia.




La sindrome

Pioveva a dirotto e forse di piu’. Era senza ombrello e senza auto, i taxi erano un miraggio ed i capelli un disastro. 
Si rifugio’ sotto il portone di un antico palazzo di Corso Venezia, uno di quelli che nei loro misteriosi interni si favoleggia ospitino aironi rosa in piccoli laghetti artificiali riempiti di ninfee e circondati da vegetazione che riesce a lussureggiare anche negli inverni milanesi... 

E' un racconto breve piu' lungo del solito, percio' il seguito, se volete, lo trovate qui:


www.intertwine.it/it/read/5yyWCYU9/la-sindrome

Marisa Cappelletti






domenica 4 novembre 2018

Sono la prima della fila

A volte anche l'ovvio ha un gran bisogno di essere scritto e magari letto.





Siamo tutti assassini.

Assassini di Amal, di tutti quei bimbi abbandonati tra le braccia di guerre ingiuste  (c’è mai stata una guerra giusta o giustificata?) di una fame assoluta,  inconcepibile da chi, come noi, ha non solo di che mangiare ma anche di che buttare se scaduto, avanzato,  non gradito.

Bimbi abbandonati su strade che potranno solo ucciderli perché gli orchi, quelli reali e non quelli dei sogni dei nostri figli che in un letto pulito e morbido poi vengono consolati dagli affetti che accorrono ad ogni loro incubo notturno,  gli orchi sono sempre in agguato e per loro, orfani di tutto, non ci sarà mai scampo.

Assassini di sogni mai sognati perché l’infanzia certi bimbi non la conoscono né mai sapranno cosa significhi, moriranno prima o morirà per loro quello che avrebbero potuto o voluto  anche solo immaginare.

Noi assassini indifferenti perché non basta commuoversi davanti ad immagini che facciamo fatica a guardare tanto sono crude e sconvolgenti, che non guardiamo perché ci potrebbero smuovere la coscienza che abbiamo dimenticato cosa sia.

Noi che dedichiamo 5 minuti alla lettura dei fatti di guerra, tanto sono sempre quelli e nessuno fa niente, tanto ai governi  non interessa il lato umano ma soltanto il lato economico, dei  fatti di cronaca in cui adolescenti vengono stuprati  ed uccisi senza pietà, si vendono ed uccidono per quella droga che scorre ovunque a fiumi e che non sappiamo fermare, gli stessi adolescenti che   abbiamo in casa, che incontriamo ogni giorno ovunque e che lasciamo liberi di vivere le loro esperienze perché è giusto cosi’, perché controllare è faticoso, parlare è faticoso, prendersi delle responsabilità è faticoso e perché abbiamo altro da fare.

Assassini di donne abusate e non solo fisicamente da uomini che tali non sono, che non sanno accettare rifiuti od abbandoni, che quando una porta viene loro sbattuta in faccia non sanno trovare altra soluzione se non quella di ammazzare chi questa porta aveva trovato il coraggio di chiuderla.
Assassini perché se sentiamo, sappiamo, sospettiamo, non facciamo nulla anzi si’, ci facciamo i fatti nostri perché non ci si intromette, non ci riguarda, non si sa mai.

Assassini di noi stessi come esseri umani, della sensibilità, della nostra coscienza, della solidarietà e, credetemi, qui l’essere cristiani non c’entra nulla ( nessuno piu’ di me è dubbioso e  non  praticante), c’entra solo il saper essere magari per una volta, una volta sola uomini e non voltarsi, dopo i cinque minuti canonici di commozione ed indignazione, dall’altra parte. 

Si puo’ sempre fare qualche cosa, anche nella nostra infinitesimale importanza, anche nel nostro essere una goccia nel mare, come diceva qualcuna che del fare per gli altri se ne intendeva parecchio, si deve e si puo’.


Marisa Cappelletti