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Premesso che, grandi e piccoli, giovani e meno giovani, tutti abbiamo bisogno di favole per sopravvivere, ecco una fiaba che introduce al Natale.
Candido
Si chiamava Candido, era piccolo, con delle morbide ali
azzurre e…indovinate? Toglieva ai ricchi di sogni per regalarli a chi la notte
non aveva niente da sognare.
Non era una brutta cosa no, anzi, era il compito che gli era
stato assegnato. Perché in Paradiso ciascun angelo, anche il piu’ piccolo, ha
il suo bel compito.
Tra i tanti a disposizione avevano scelto lui. Lui che in
vita sua non aveva mai rubato nemmeno una briciola ad un uccellino!
Ma tant'é, quello era diventato il suo mestiere e lui cercava
di svolgerlo al meglio.
Quando la città finalmente si quietava e la notte scendeva
su case e cose, lui usciva in cerca delle sue vittime. Detto in modo bonario,
s'intende.
I migliori erano quelli che avevano poco o nulla: i loro
sogni erano zeppi di spiagge assolate, mari turchesi, bellissimi uccelli dalle
piume colorate, paradisi perduti per tutti ma non per loro, Natali scintillanti
di canti e regali, pranzi pantagruelici , neve soffice e camini accesi.
Lui li agguantava lesto, li metteva in ordine di argomento
ed importanza. Poi, il sacco pieno fino a scoppiare, spiegava le ali ed andava
di letto in letto a caccia di poveri di sogni e desideri.
Anche i perseguitati dalla cattiva sorte pero' non
scherzavano: nei sogni erano tranquilli, amati, sanissimi ed eternamente
felici, di quella felicità che puo' esistere solo nei ghirigori di una mente
addormentata.
Tutti abbiamo sogni, direte voi. Si', ma alcuni hanno
talmente cosi' poche speranze che nemmeno profondamente addormentati riescono
piu' a desiderare qualche cosa.
Si fermava vicino a ciascuno di quelli appartenenti alla
categoria dei bisognosi, sceglieva con cura e...zac! Improvvisamente i
lineamenti del dormiente si distendevano, il respiro si faceva leggero ed
un’ombra di sorriso appariva sulle labbra prima tese quasi a manifestare il
vuoto di sogni.
Almeno per una mattina i poveretti si sarebbero svegliati
tranquilli, contenti di aver sognato, avrebbero potuto affrontare la giornata
con la mente occupata non solo dai problemi ma anche da speranze mai sperate.
Per il seguito del giorno poi sarebbero subentrati altri
suoi colleghi che avrebbero deciso il da farsi.
Ed i derubati? Beh, derubati proprio no, perché loro non se
ne accorgevano nemmeno. Abituati com’erano alle loro fantasie notturne, ne
avevano fatto una tale raccolta che una piu’, una meno….
Una notte Candido nei suoi giri aveva incontrato su una
panchina del parco uno scrittore che aveva perso l’ispirazione, la casa ed
anche la voglia di vivere. Se ne stava li’ sdraiato a russare piano, il cuore
vuoto e la pancia riempita di pessimo vino. Cosi’, per dimenticare.
Era stato un ottimo scrittore, poi i rovesci della vita
l’avevano cambiato: non sapeva piu’ mettere insieme due frasi decenti, non
voleva piu’ nemmeno pensare.
L’angelo aveva frugato nel sacco ed aveva trovato il sogno giusto.
Gli aveva regalato nientemeno che un regno: la luna! Non
quella con i crateri e le bandiere degli astronauti a svettare nel vento che
non c’è, ma quella blu ed argento dei sognatori, quella che ogni notte serena
si dondola sorridente lassu’ in compagnia di migliaia di astri luccicanti.
Ed allora lo scrittore aveva iniziato Il suo straordinario
sogno: si era seduto tra la polvere d’argento della luna ad osservare beato
l’universo circostante, finché non aveva visto Babbo Natale che lo salutava sbracciandosi
e sporgendosi pericolosamente dalla slitta, tanto che Rudolph, l’ultima renna arrivata ma la piu’ giudiziosa, aveva dato l’alt alle altre per fermarsi e
sgridare il Vecchio imprudente.
Babbo, ritrovato il suo largo sorriso dopo il rimbrotto, lo
aveva invitato a bordo, nel suo regno natalizio traboccante di pacchi .
I due
avevano cominciato a chiacchierare fitto fitto e stretto una indissolubile
amicizia che aveva portato lo scrittore, una volta svegliatosi, a descriverne
le mille pieghe ed i cento perché.
Ricordando le parole di Santa Claus “Dai
retta al cuore figliolo, seguilo e vedrai quello che gli occhi non possono
vedere”, il giovane aveva scritto un eccellente romanzo dettato dalla fantasia
ma, soprattutto, dal cuore.
Certo non tutti i sogni arrivavano a simili conclusioni, ma
Candido andava fierissimo di questa storia e la raccontava a destra ed a manca,
naturalmente in Paradiso. Gli altri angeli non ne potevano piu’ di sentirsela
ripetere ma, proprio perché angeli, sopportavano con infinita pazienza.
Volete davvero chiamarlo ladro ? No, non si puo’ dar del
ladro ad un angelo! Tanto meno al dolce piccolo Candido dalle ali azzurre, che
ce la metteva tutta per accontentare il maggior numero di uomini possibile,
togliendo agli uni per poi regalare agli altri.
No, certo che no.
Ma, se proprio non potete farne a meno e dovete e volete
chiamarlo ladro, chiamatelo almeno Ladro di Sogni.
Marisa Cappelletti