giovedì 30 maggio 2019

Que viva el Tango!





On dance
E che danza sia!

Nell’ambito della festa, al suo secondo exploit,  organizzata da Roberto Bolle per portare la danza non solo classica in giro per i quartieri milanesi, ma quest’anno anche per le strade ed i teatri di Napoli,  stasera a partire dalle 21 sotto la Galleria Vittorio Emanuele e all’Ottagono, si aprirà un’enorme Milonga e tutti potranno trasformarsi in appassionati milongueros trascinati dall’onda  sensuale e magica del Tango. Ballerini professionisti si mischieranno ai tanti che vorranno partecipare.
Mi piacerebbe enormemente ballare il tango ma, purtroppo, non so muovere  piu’ di 4 passi di danza, che nonostante cio’ durante una vacanza in montagna nello scorso secolo , eh si’ purtroppo,  da giovanissima vinsi un torneo di tango chissà come e chissà perché,  che amo cosi’ tanto questa musica da aver frequentato per due anni un corso di spagnolo tra persone che volevano aprire un’attività in Spagna, trasferirsi in Sud America, sperare in fidanzate/i spagnoleggianti,  soltanto per capire bene le parole di Besame mucho,  della discografia dei Gotan Projet, di Milonga de amor. 
 Son fatta cosi’. Ma anche se proprio volessi, nonostante io sia assolutamente incapace, cimentarmi, credo che questa specie di gabbia di ferro che mi tocca e toccherà indossare ancora per molto,  mi renderebbe simile al famoso Soldatino di piombo di H:C:Andersen  Rigorosamente senza  moschetto. Non ballero’ dunque, ma ci saro’ perché è una iniziativa strepitosa, perché mi piace partecipare, perché adoro il Tango!
Domenica poi sempre alle 21 ma in Piazza Duomo, su un grande palco sotto lestelle, ci sarà il gran finale della manifestazione con Roberto Bolle, i ballerini della Scala e del Royal Ballet ed esponenti internazionali. Inoltre sul palco, ospiti di Roberto, si alterneranno comici e cantanti .
Si potrebbe mai mancare?

OnDance 2018 Ottagono Milano
Roberto Bolle con Nicoletta Manni
in Milonga de amor

Marisa Cappelletti




martedì 28 maggio 2019

Per ora...

 

https://www.intertwine.it/it/read/KWpvT9UP/io-lascio-la-battaglia

Io lascio la battaglia
Non combatto piu'


Non combatto piu’.

Basta. Ho buttato le armi,
ho deposto il mio cuore.
La vecchiaia mi ha raggiunta
forse oggi o forse ieri,
ma è qui e mi avvolg
e come un nastro appiccicoso
che non si scioglierà.
Ho dato tutto e ho avuto in cambio
che poco piu’ di nulla,
non ho voluto credere che per me
non c’era niente in serbo,
ho continuato stupida e testarda
a regalare anche quando
invece di un misero grazie
ho ricevuto soltanto  insulti.
Lascio.
Sia quel che sia per me finisce qui.
Cancellata l’ultima illusione,
l’ultimo balzo in un avanti che non c’è,
mi fermo, fermo quei passi
che non mi hanno mai condotto
su una giusta strada,
una facile via.
No, non sprecare parole
a cui non credo ormai,
cui forse non ho mai creduto;
lascia che sia
quel che è stato tracciato.

Io non combatto piu’  


Marisa Cappelletti







venerdì 24 maggio 2019

Il postino

Raccontino della sera.
Con sorpresa finale.

https://www.intertwine.it/it/read/JR8msWUn/il-postino




La solitudine non gli pesava piu’, ci si era abituato da tanto e, in fondo, era sempre stato solo anche da giovane, escludendo naturalmente la Povera Mamma. Niente grandi amori,  mogli, compagne di vita o simili. Per lui niente!

Aveva avuto soltanto il suo lavoro. E l’aveva amato, si’. 

Per oltre trent’anni  con la  fidata bicicletta aveva percorso in lungo ed in largo le strade del quartiere distribuendo cartoline, lettere, avvisi,  piccoli pacchi.
Era passato come un’ombra tra tante persone e, in qualche modo, si era sentito parte della loro vita, di piu’,  li aveva rapinati di schegge  della loro vita!

Ed a lui era piaciuto insinuarsi nellel tante storie, sentirsi un po’ il deus ex machina, l’artefice del loro destini.

E quando  la Povera Mamma l’aveva lasciato per sempre, ancora giovane ma ammalata gravemente, tanto che lui, da bravo figlio, aveva dovuto mettere fine ai suoi tormenti, liberandola e liberandosi  da una presenza soffocante e scomoda,   era andato in pensione e si era dedicato completamente, senza alcuna fastidiosa interferenza,   a quelle  esistenze che aveva toccato e forse cambiato.

Ad alcune persone che aveva incontrato, che l’avevano ignorato , chiamato quasi con disprezzo il Postino, senza chiedere il suo nome,  lui aveva aperto o chiuso  strade diverse che, se avessero letto cio’ che a loro era stato scritto, avrebbero imboccato.

Si sedette al tavolo ingombro di raccoglitori etichettati in modo maniacale anno dopo anno, zeppi di biglietti  e lettere mai recapitati. Li conosceva tutti a memoria ed ogni volta che ne rileggeva alcune si sentiva esaltato da quel che aveva fatto.

Con mani tremanti  apri’ una lettera di tanti anni addietro :   
“Caro Luigi, non mi conosci ma devo confessarti i miei sentimenti per te”.
L’aveva letta e riletta, ci aveva quasi pianto sopra, consapevole dell’occasione persa.  Aveva rinunciato ad una donna, forse l’unica che l’avesse mai voluto, rinunciato per stare con la Povera Mamma tanto bisognosa della sua presenza.

E quando poi si era reso conto di essersi precluso ogni forma di vita sociale ed amorosa per lei, quando aveva deciso di porre fine a tutto cio’, si era accorto che  il tempo era passato, quella donna che gli aveva confessato il suo amore  non c’era piu’ e mai ce ne sarebbe stata un’altra.

Allontano’ con rabbia la vecchia lettera, spazzo’ con una manata il tavolo e si accorse di una piccola busta  a lui indirizzata e mai aperta. Chissà come mai non se n’era accorto prima.

Curioso la apri’ e subito si riconobbe la scrittura,  identica alla lettera della donna che aveva ignorato tanto tempo prima.
“Caro Luigi, non mi conosci ma presto lo farai. So quel che hai fatto a mammina e questa volta non mi potrai ignorare”…

Sconvolto si precipito’ giu’ dai pochi gradini che lo separavano dalla cantina, inciampo’, cadde, si rialzo’ a fatica e, con lo sguardo allucinato e la voce strozzata sputo’:  
“Hai visto? Ancora una volta mi rovini la vita, ancora una volta è colpa tua”.

Sventolo’ con rabbia  le poche righe in faccia allo scheletro che stava seduto composto sulla poltrona di velluto marrone, con indosso ancora il misero vestito di flanella a fiorellini.

Il teschio gli rispose silenziosamente con il ghigno malevolo della Povera Mamma.


Marisa Cappelletti



lunedì 20 maggio 2019

Ma anche il sabato non scherza

Se questo è il tuo mese peggiore, tutto puo' succedere.
E succede.


https://www.intertwine.it/it/read/Be6gteU3/ma-anche-il-sabato-non-scherza


Metodo infallibile, ma da non imitare, per cancellare, se non già fatto, le brutte persone, le cattiverie gratuite,  i pensieri molesti, le nostalgie stupide :
uscire, come sempre di sabato,  con mia figlia.
Chiacchierare. ridere felici di essere insieme sullutilitaria nuova mentre fuor piove, il vecchio pavè è lucido e scivoloso, le rotaie brillano ed il Naviglio Grande scorre pacifico punteggiato da mille gocce.
Si va a pranzo nel nostro ristorante preferito, poi dal parrucchiere e dopo, forse, una passeggiata  allegra sotto lo stesso ombrello.
All’improvviso la coda dell’occhio scorge un grosso Suv sulla destra che avanza veloce, supera senza fermarsi lo stop e…
E tutto rallenta, il tempo si ferma, ti senti impotente, non puoi fare nulla, il grosso muso avanza, io mi giro verso mia figlia e tento di abbracciarla per proteggerla mentre la grossa auto con un tonfo sordo si precipita contro il fianco destro  della nostra macchina.
Un attimo, un solo attimo che vale una vita.
Ma poi ti rendi conto di non essere finita contro il tram che fortunatamente è lontano, di non aver carambolato contro le altre vetture, di non essere precipitata nel Naviglio e di poter uscire dall'auto, mentre il traffico si blocca.
Scendi e non hai niente, non senti niente, ci sei , ci siete e questo basta.
All'ospedale ti rivoltano, te e tua figlia ,io  ho la pressione alta, lei scoppia a piangere per la tensione ma ti importa solo che stia bene.
Poi lei ha ecchimosi su tutta la parte destra  ed il collo ha preso un contraccolpo.
E tu, tu dici io ho mal di schiena ma ce l'ho sempre ed ho mal di testa
ma è la pressione, tranquilli datemi una pastiglia e passa.
Ma non passa perchè hai rotto una vertebra , incrinato un'altra ed il collo  non va bene.
E cosi' finisce il mio sabato con l’uscita serale dall’ospedale,  schiena che fa male, l’elenco delle medicine e l’armatura medioevale in ferro, o forse era uno strumento di tortura, non so.
Una domenica qualunque la passi con un corsetto di ferro, un collare al collo dolorante e nel limbo degli antidolorifici e cosi' sarà per almeno un mese e mezzo.
La prendi bene perchè in fondo poteva essere davvero un incidente molto grave,
Sei viva, tua figlia è viva e puoi ancora anche se con fatica camminare.
E va bene cosi'.
Al diavolo tutto il resto.


Marisa Cappelletti






venerdì 17 maggio 2019

Io, l'illusa



Pensavo, stupida, di contare qualcosa
mi tenevo stretta questa sciocca favola
come una piccola culla la sua bambola
ben sapendo che non si animerà mai.

Io non sapevo io ci speravo io lo credevo
e intanto nuotavo perduta nel nulla
di questa enorme fascinosa illusione.

Mi sono scaldata al suo fuoco fatuo
ho abbracciato gelidi fantasmi di sogni
mai sognati, ho vissuto una vita bugiarda.

Ho ascoltato voci che non parlavano a me
ho scambiato freddezza con passione
ho regalato pezzi d'anima in cambio di vento
d'inverno, mani gelate ed occhi ciechi.

Ho soltanto nuotato nel nulla
di questa enorme fascinosa illusione.


Marisa Cappelletti



Da
Senza Paura  
di Marisa Cappelletti
- Collana Gli Emersi-
Aletti Editore 2015




martedì 14 maggio 2019

Revenge is a dish that should be served cold



Revenge, sweet revenge


Conosco qualcuno che, per fato o per fortuna,
si era illuso, povero, di poter toccare l'universo
cosi' come si tocca un fiore, stropicciandone
i petali fino a farli morire.

E cambiava la storia immaginando il tutto
di una felicità indecente, in una libertà
fasulla dopo una prigionia soffocante
di decenni illusi d'essere usuali.

Conosco qualcuno che, per fato o volontà,
ha saputo trasformarsi in un ridicolo pagliaccio,
una povera marionetta manovrata
da un greve e puerile burattinaio.

Un pezzo di legno senza piu' anima nè cuore,
che abbassa la testa senza avere
nemmeno piu' il coraggio
e la necessità di parlare.

Conoscevo qualcuno si', ma l'ho abbandonato
al buio del passato.


Marisa Cappelletti



lunedì 13 maggio 2019

E cosi' sia, se deve essere



Gli amanti vivono sospesi là,
all’orizzonte,
dove la realtà incontrando il giorno
uccide i sogni.


Marisa Cappelletti



domenica 12 maggio 2019

Domenica, maledetta domenica

https://www.intertwine.it/it/read/ygmqCDU7/domenica-maledetta-domenica


Parafrasando il titolo di un vecchio film, oggi non è una maledetta no, non esageriamo, non diamo importanza a chi non lo merita, ma una brutta domenica.
Capitano quei periodi in cui le cose accadono, si susseguono, non danno tregua. 
Le cose fastidiose, gli incidenti di percorso, le brutte cose. E tu cerchi di barcamenarti, di uscirne, di metterci tutta la volontà che ci puoi mettere per cambiare la situazione, anche perchè ci sei abituata, sai combattere.
Ma poi, poi ti arriva QUEL giorno, quello che ti colpisce a tradimento, quello che non avresti mai pensato potesse iniziare cosi', quello che pensi non finirà mai.
Una persona che stimo e che mi ha insegnato a scrivere, dice:

"Se ti pare che la strada non sia più chiara e definita,
scrivi.
Scrivere porta chiarezza.
Se la stanchezza s’insinua e a volte ti domandi dove trovare l’energia,
scrivi di te, di quello che senti, di quello che pensi.
Scrivere rende visibile il pensiero.
Quando hai bisogno di rifugio, sai, la scrittura si fa casa
e se vuoi raggiungere il mondo la scrittura si fa ponte.
La tua voce trova le parole, la mente si acquieta
il senso si rivela.
Quando hai paura scrivi, scandaglia il tuo stesso timore,
poni domande: la scrittura risponde.
Scrivere è silenzio denso ma è anche voce dell’umanità,
narrando noi stessi riscopriamo di essere parte della Storia di tutti.
Scrivere è perdonare
perché lo sguardo su ciò che siamo si estende, si dilata.
Scrivere è vivere.
E la vita trova nella scrittura una delle sue più autentiche testimonianze."

E' vero molto vero, ma a volte capita che cio' che ti accade sia cosi' sorprendentemente negativo, che chi pensavi di conoscere profondamente, anche nei suoi difetti, ti deluda in modo assoluto, che ti faccia cosi' male, quel tipo di male che ti scava dentro un buco che non si riempirà mai piu', che nulla nè nessuno, tanto meno tu, potra' mai giustificare nè perdonare, perchè anche il perdono ha i suoi limiti, capita che l'accaduto ti tramortisca, ti impedisca di pensare e di respirare, che per un tempo indefinito ti fermi la vita.

Ed allora non hai piu' la voglia e la forza di scrivere, di raccontare. Non hai nulla da raccontare perchè la mente si è svuotata di tutto meno che di quello che ti è successo.
E provi rabbia, dolore, senso di solitudine e di abbandono, ti sfiorano pensieri strani ed assurdi, hai paura, di quel che gli altri sono, di quanto cattivi possano essere, di quanto male ti possano ancora fare, di non aver mai capito niente, paura di continuare a vivere.
Paura che non scriverai mai piu' perchè non avrai mai piu' nulla da dire.
E' vero, molto vero quel che dice la mia "mentore"perchè in fondo, vedi, nonostante il vuoto, hai scritto.


Marisa Cappelletti


Road to hell (II part)
Chris Rea

"Bene, sono in piedi sulla riva di un fiume
Ma l'acqua non scorre
Ribolle ad ogni veleno a cui penso
E sono sotto la luce dei lampioni
Non quella della gioia, lo so
Spaventato da non credere, giù fino in fondo alle tenebre
E la paura perversa della violenza
Soffoca un sorriso su ogni volto
E il senso comune sta risuonando dalle campane
Questo non è un guasto tecnologico
Oh no, questa è la strada per l'inferno

E tutte le strade confuse col credito
E non c'è niente che puoi fare
Sono solo pezzi di carta
Che volano lontano da te
Guarda il mondo, guardalo bene
Quello che accade quaggiù
Devi imparare questa lezione velocemente
E impararla bene
Questa non è una superstrada mobile verso il cielo
Oh no, questa è la strada per l'inferno"