lunedì 26 novembre 2018

Favola pre-natalizia


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Premesso che, grandi e piccoli, giovani e meno giovani,  tutti abbiamo bisogno di favole per sopravvivere, ecco una fiaba che introduce al Natale.  


Candido

Si chiamava Candido, era piccolo, con delle morbide ali azzurre e…indovinate? Toglieva ai ricchi di sogni per regalarli a chi la notte non aveva niente da sognare.
Non era una brutta cosa no, anzi, era il compito che gli era stato assegnato. Perché in Paradiso ciascun angelo, anche il piu’ piccolo, ha il suo bel compito.
Tra i tanti a disposizione avevano scelto lui. Lui che in vita sua non aveva mai rubato nemmeno una briciola ad un uccellino!

Ma tant'é, quello era diventato il suo mestiere e lui cercava di svolgerlo al meglio.

Quando la città finalmente si quietava e la notte scendeva su case e cose, lui usciva in cerca delle sue vittime. Detto in modo bonario, s'intende.
I migliori erano quelli che avevano poco o nulla: i loro sogni erano zeppi di spiagge assolate, mari turchesi, bellissimi uccelli dalle piume colorate, paradisi perduti per tutti ma non per loro, Natali scintillanti di canti e regali, pranzi pantagruelici , neve soffice e camini accesi.

Lui li agguantava lesto, li metteva in ordine di argomento ed importanza. Poi, il sacco pieno fino a scoppiare, spiegava le ali ed andava di letto in letto a caccia di poveri di sogni e desideri.

Anche i perseguitati dalla cattiva sorte pero' non scherzavano: nei sogni erano tranquilli, amati, sanissimi ed eternamente felici, di quella felicità che puo' esistere solo nei ghirigori di una mente addormentata.

Tutti abbiamo sogni, direte voi. Si', ma alcuni hanno talmente cosi' poche speranze che nemmeno profondamente addormentati riescono piu' a desiderare qualche cosa.

Si fermava vicino a ciascuno di quelli appartenenti alla categoria dei bisognosi, sceglieva con cura e...zac! Improvvisamente i lineamenti del dormiente si distendevano, il respiro si faceva leggero ed un’ombra di sorriso appariva sulle labbra prima tese quasi a manifestare il vuoto di sogni.

Almeno per una mattina i poveretti si sarebbero svegliati tranquilli, contenti di aver sognato, avrebbero potuto affrontare la giornata con la mente occupata non solo dai problemi ma anche da speranze mai sperate.
Per il seguito del giorno poi sarebbero subentrati altri suoi colleghi che avrebbero deciso il da farsi.​​​

Ed i derubati? Beh, derubati proprio no, perché loro non se ne accorgevano nemmeno. Abituati com’erano alle loro fantasie notturne, ne avevano fatto una tale raccolta che una piu’, una meno….

Una notte Candido nei suoi giri aveva incontrato su una panchina del parco uno scrittore che aveva perso l’ispirazione, la casa ed anche la voglia di vivere. Se ne stava li’ sdraiato a russare piano, il cuore vuoto e la pancia riempita di pessimo vino. Cosi’, per dimenticare.

Era stato un ottimo scrittore, poi i rovesci della vita l’avevano cambiato: non sapeva piu’ mettere insieme due frasi decenti, non voleva piu’ nemmeno pensare.
L’angelo aveva frugato nel sacco ed aveva trovato il sogno giusto.

Gli aveva regalato nientemeno che un regno: la luna! Non quella con i crateri e le bandiere degli astronauti a svettare nel vento che non c’è, ma quella blu ed argento dei sognatori, quella che ogni notte serena si dondola sorridente lassu’ in compagnia di migliaia di astri luccicanti.

Ed allora lo scrittore aveva iniziato Il suo straordinario sogno: si era seduto tra la polvere d’argento della luna ad osservare beato l’universo circostante, finché non aveva visto Babbo Natale che lo salutava sbracciandosi e sporgendosi pericolosamente dalla slitta, tanto che Rudolph, l’ultima renna arrivata ma la piu’ giudiziosa, aveva dato l’alt alle altre per fermarsi e sgridare il Vecchio imprudente.

Babbo, ritrovato il suo largo sorriso dopo il rimbrotto, lo aveva invitato a bordo, nel suo regno natalizio traboccante di pacchi . 

I due avevano cominciato a chiacchierare fitto fitto e stretto una indissolubile amicizia che aveva portato lo scrittore, una volta svegliatosi, a descriverne le mille pieghe ed i cento perché. 

Ricordando le parole di Santa Claus “Dai retta al cuore figliolo, seguilo e vedrai quello che gli occhi non possono vedere”,  il giovane aveva scritto un eccellente romanzo dettato dalla fantasia ma, soprattutto, dal cuore.

Certo non tutti i sogni arrivavano a simili conclusioni, ma Candido andava fierissimo di questa storia e la raccontava a destra ed a manca, naturalmente in Paradiso. Gli altri angeli non ne potevano piu’ di sentirsela ripetere ma, proprio perché angeli, sopportavano con infinita pazienza.

Volete davvero chiamarlo ladro ? No, non si puo’ dar del ladro ad un angelo! Tanto meno al dolce piccolo Candido dalle ali azzurre, che ce la metteva tutta per accontentare il maggior numero di uomini possibile, togliendo agli uni per poi regalare agli altri.

No, certo che no.


Ma, se proprio non potete farne a meno e dovete e volete chiamarlo ladro, chiamatelo almeno Ladro di Sogni.



Marisa Cappelletti

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