domenica 31 marzo 2019

La Poesia

Quella con la P maiuscola
https://www.intertwine.it/it/read/mgGEuvUJ/la-poesia



"Addosso al viso mi cadono le notti
e anche i giorni mi cadono sul viso.
Io li vedo come si accavallano
formando geografie disordinate:
il loro peso non è sempre uguale,
a volte cadono dall’alto e fanno buche,
altre volte si appoggiano soltanto
lasciando un ricordo un po’ in penombra.
Geometra perito io li misuro
li conto e li divido
in anni e stagioni, in mesi e settimane.
Ma veramente aspetto
in segretezza di distrarmi
nella confusione perdere i calcoli,
uscire di prigione
ricevere la grazia di una nuova faccia".

Ho avuto l’onore e la fortuna di leggere, ascoltare, conoscere una grande Poetessa contemporanea: Patrizia Cavalli.


  
Splendida  donna, poetessa, traduttrice, regista,  dotata di un’ironia  pungente, di una vena di deliziosa stramberia e mia coetanea (unica cosa che mi accomuna a lei).
Le poesie della Cavalli possono apparire a volte troppo semplici, ma la tecnica poetica è complessa , la metrica da lei usata è quella classica, mentre il lessico e la sintassi sono prettamente contemporanei,  privi di manierismi e di ricerca di poeticismi,  il linguaggio è quello usato quotidianamente.

"Di essere ormai adulta l’ho capito
da come la notte vado al gabinetto.
Sicura di tornare al grande caldo, prima
era un’interruzione quasi a occhi chiusi,
veloce e trasognata. Ora è un viaggio lento
e freddo, staccato dal sonno, dove guardo
sapendo di guardare le stesse mattonelle
lo stesso muro screpolato, lo stesso secchio
lasciato in mezzo al corridoio,
e confusa nell’estatico disordine
riconosco il percorso in un codice
di piccoli sussulti finché mi riconsegno
a un tiepido torpore castigato."

Ha pubblicato negli anni con Einaudi molte raccolte di successo tra cui:  Le mie poesie non cambieranno il mondo (1974), Il cielo (1981), Poesie 1974-1992 (1992), L'io singolare proprio mio (1992) e Sempre aperto teatro (1999): L’ultima raccolta è Datura del 2013.


Leggere le sue poesie mi ha arricchito la mente e l’anima, insegnato la semplicità  e la complicanza dei sentimenti  e ne ho ricavato  una grade  lezione: non serve trovare la parola migliore, il vocabolo piu’ ricercato, tornare ai manierismi ottocenteschi od usare ermetismi  risultanti sconosciuti persino a noi stessi: la poesia siamo noi, è nata e vive con noi ed intorno a noi,  e se vogliamo esprimerla in qualche modo, dobbiamo trovare la via piu’ semplice.




 

martedì 26 marzo 2019

Riassumendo una lunga storia d'amore

Bastano poche parole per una romantica storia che non è mai finita.

Romanticamente


Era l'istante piu' felice della mia vita.
Dopo cinquant’anni  ci ritrovammo una di fronte all’altro. 
Il mio  nord che gli aveva fatto paura, il suo sud che non avevo avuto il coraggio di raggiungere. Ciascuno di noi con il proprio bagaglio pesante d’esperienza e di vita e, occhi negli occhi, con un’ultima speranza nel cuore.  


Marisa Cappelletti





lunedì 25 marzo 2019

Il mio compagno piu' fedele

E chi non lo conosce?

Ode al mal di testa

Arriva in punta di piedi e s’insinua subdolo
nei pensieri  che frullano e spingono gridano e si perdono.
Li confonde con leggerezza cattiva.
Picchia piano sulle meningi affaticate ed aumenta improvviso il tono.
Colori fluorescenti  ed onde  puntute si  rincorrono  maligni.    
 
Come un moro che batte sul bronzo veneziano
cosi’ il martello cadenza il tempo e si ferma nel dolore che avanza.
Ballerino con scarpe chiodate musico con tamburi sfondati.
Girotondi inarrestabili di sguaiati e urlanti pagliacci
calpestano perfidi le tempie che scoppiano.

Mani disperate stringono invano un capo che piu’ capo non  ha.

Le ore passano cavalcando dolorosi eterni momenti
di antico marasma e novella speranza che il sabba si plachi e svanisca
nell’acquosa effervescenza  di una agognata calma chimica.


Marisa Cappelletti

sabato 23 marzo 2019

La verde stagione







Marzo

Quello che non vedi è l'anima pesante
che hai trovato un giorno tanto tempo fa
e l'hai presa per mano, l'hai cambiata
riconducendola alle origini del tempo,
verniciandola del bianco che si era perso
nei magazzini chiusi di sentimenti morti
lungo strade con sassi appuntiti e vuoti abissi.
Quello che non vedi ma sai bene che esiste
dentro me é la montagna altissima di alberi
e foreste e sorgenti e fiori che hai fatto nascere
da un terreno riarso e sterile ormai,
risvegliato dal sole e dalla pioggia gentile
di un tiepido marzo che non aspettavamo piu'.

Verde stagione fuori tempo massimo
quella che percepiamo ogni momento,
che si stende serena intorno a noi.


Marisa Cappelletti


Full immersion





Blu

Immersa nel blu
cosi' ero allora.
Nuotavo nel tempo
senza mete né appigli
ignara e infelice
di tutto e di niente.

Il tempo ha sbiadito
tutti quanti i colori
la camicia azzurra
é un dolce ricordo.
Ma gli echi lontani
mi parlano ancora.

Immersa nel blu
cosi' come allora
riesco a volare
le ali spiegate
in odierne certezze .
Il blu dei tuoi occhi
accompagna il mio viaggio.


Marisa Cappelletti




giovedì 14 marzo 2019

Racconti



Dalla redazione de  Il Libraio, tratto da “10 libri di racconti da leggere nella vita”

Nikolaj Gogol, Racconti di Pietroburgo, traduzione di Tommaso Landolfi, ET Classici, Einaudi, Torino 2015.

Cosa succede se un giorno ci si sveglia e si scopre di essere senza naso? (Chiedere a Michael Jackson.) Oppure se il mantello nuovo di zecca che abbiamo comprato con tanto sudore ci viene rubato?

 Nei Racconti di Pietroburgo ne capitano di tutti i colori, tutto è illusione e nulla è come sembra. In particolare, bisogna diffidare della realtà cangiante della Nevskij Prospekt, la via principale di Pietroburgo, fitta di nebbie e misteri che spesso finiscono per sciogliersi in una bella risata, nient’affatto rinfrancante. 

Nabokov dice: “Se vi interessano le idee, i fatti, i messaggi, state lontani da Gogol’”.
Ma a chi interessano in fondo?




martedì 12 marzo 2019

Esagerando...


Across the Universe


Quel che resta


Nell'immortalità dell'universo tutto
una sottile vibrazione resterà di noi
sperduta nei silenzi dell'eterno.
Infinitesimale ricordo di un amore
che non conobbe limiti mortali.


Marisa Cappelletti



sabato 9 marzo 2019

Sabato di Carnevale




Il Carnevale Ambrosiano, contrariamente a quello tradizionale, termina esattamente il giorno prima della Domenica di Quaresima perché  la tradizione vuole che il Santo patrono di Milano, Sant’Ambrogio,  fosse impegnato in un pellegrinaggio e per questo chiese ai milanesi di aspettare il suo ritorno per iniziare le liturgie quaresimali, che avrebbero dovuto aver luogo subito dopo martedì grasso. Così  il festeggiamento del Carnevale fu ritardato di qualche giorno e oggi  coincide con l’inizio del periodo della Quaresima.
   
Dunque oggi per Milano è l’ultimo giorno di Carnevale, che finirà  definitivamente dopo i festeggiamenti del sabato sera da parte degli adulti . I quali,  qualunque sia la ricorrenza o la stagione, il sabato sera festeggiano sempre.

La mia impressione è che non sia piu' sentito come anni fa. Anche ai bambini non importa piu' molto di festeggiare in maschera, lanciare coriandoli e stelle filanti salire su carri che piacciono soltanto agli adulti.

Ormai c'è Halloween, l'America ha colpito ancora! Ed a soppiantare i vari e teneri Zorri e Fatine turchine, sono prepotentemente avanzate a passo di marcia orde di zombi e di mostri piu' mostri che si siano mai visti!
Parliamo poi di quel tormento di "dolcetto o scherzetto" ? Frotte di bambini voraci che suonano con insistenza alla porta dalle 17 del pomeriggio a sera inoltrata e ti rapinano in un attimo di cioccolato caramelle e dolcetti vari?
L'ultimo Halloween mi sono ritrovata con cinque o sei ragazzi dai quattordici ai sedici anni che volevano sigarette!

Vi prego, ridatemi il Carnevale della mia infanzia, quando la mamma (non la mia) confezionava in casa il vestitino da contadinella, fatina, damina dell'ottocento e Biancaneve!
Quando si mangiavano chiacchiere, chiacchiere tout court no al forno, vegane, integrali, senza zucchero, senza nemmeno le chiacchiere e tortelli rigorosamente vuoti perchè a nessuno era ancora venuto in mente di farcirli con la Nutella che, tanto per la storia,  non era stata ancora inventata nè con creme varie che ora ti restano sullo stomaco per giorni e giorni.

Ridatemi i cartolai che vendevano i sacchettini di coriandoli e le confezioni da dieci stelle filanti, le bombette puzzolenti ed i cuscini che emettevano rumori imbarazzanti.
Quelli erano i nostri scherzetti, non come quelli di oggi che se non gli dai dolci caramelle o sigarette, a secondo dell'età dei richiedenti, ti inondano gli zerbini di casa  di farina e liquidi sconosciuti su cui non voglio indagare!

Insomma, ridatemi il vecchio, caro ed un po' sgangherato Carnevale! 


Marisa Cappelletti

lunedì 4 marzo 2019

Attenuanti "generiche"




Una «tempesta emotiva» determinata dalla gelosia può attenuare la responsabilità di chi uccide. 
Anche sulla base di questo ragionamento la Corte di appello di Bologna ha quasi dimezzato la pena a Michele Castaldo, 57 anni, omicida reo confesso di Olga Matei, la donna con cui aveva una relazione da un mese e che strangolo’ a mani nude il 5 ottobre 2016 a Riccione (Rimini). 
In primo grado era stato condannato a 30 anni dal Gup di Rimini, per omicidio aggravato dai motivi abietti e futili. 
Davanti alla Corte di assise di appello di Bologna il pg Paolo Giovagnoli, nell’udienza del 16 novembre, aveva chiesto la conferma della sentenza. 
Ma i giudici, pur riconoscendo l’aggravante, hanno ridotto la pena a 16 anni, concedendo le attenuanti generiche.



Il delitto d’onore è rimasto in vigore nel codice penale fino al 5 settembre 1981, data in cui il Parlamento decide finalmente di abrogare la «rilevanza penale della causa d’onore» come una disposizione retriva e umiliante in stridente contraddizione con i diritti civili conquistati nel corso degli anni Settanta.
Ora la Corte d'Assise e d'Appello del Tribunale di Bologna ha in qualche modo ripristinato, con motivazioni diverse ma nemmeno tanto, l'obbrobrio del delitto d'onore.
Fortunatamente la Procura Generale farà ricorso in Cassazione contro questa inqualificabile sentenza.


Marisa Cappelletti