mercoledì 30 marzo 2016

Tutto è possibile!

Si può essere tristi, stanchi, ma soprattutto delusi alla mia età? 

                                        Si può, si può!

Questo è solo per me:



Che sia una buona serata, almeno per voi.


Marisa Cappelletti




martedì 29 marzo 2016

Racconto di primavera

                                            Gli Angeli della Città



Quando la città si quieta ed il buio inizia il suo lavoro su strade, giardini e persone, quando i lampioni si accendono ed i fantasmi escono dagli angoli nascosti dove sono rimasti per tutta la caotica giornata, allora e solo allora inizia la vita degli angeli metropolitani.
Non sono angeli qualsiasi, sono quelli esperti, quelli che sanno cosa significa​ essere disperati, non avere piu' nulla se non un cartone come tetto e come letto, quelli che, in quanto angeli, si sacrificano per gli altri.
Gregorio era uno di quelli. Ogni notte lasciava a casa la sua vita ed usciva in cerca delle altre, quelle buttate via.
Angela (a volte le coincidenze...) era un fantasma. Il fantasma di sé stessa, il fantasma della donna che era stata un tempo. Un guscio rotto e vuoto che si aggirava nei pressi della Stazione Centrale cercando di passare inosservata a chi arrivava e partiva, ai gruppi di delinquenti che li' stazionavano in attesa delle loro vittime, ai piccoli spacciatori, forse piu' disperati di lei.
Un barbone vecchio e puzzolente la afferro' da dietro e con violenza cerco' di strapparle il cappotto enorme e liso che la infagottava. Tento' una debole difesa, ma l'uomo le sferro' un pugno sulla testa facendola stramazzare al suolo svenuta.
Si riprese poco dopo, tremando dal freddo ed incontrando sopra di lei due occhi straordinariamente azzurri che la stavano scrutando con preoccupazione. Penso' di essere finalmente morta e filata dritta in Paradiso. Nessuno, da decenni, l'aveva piu' guardata interessandosi a lei, quello doveva essere un angelo. 
In fondo aveva ragione.

-Coraggio- disse l'angelo - ora chiamo un'ambulanza cosi' passerai almeno una notte al coperto, ora bevi questo caffé caldo, ti farà bene- Lei cerco' di metterlo a fuoco, ma il colpo in testa e le diottrie mancanti le impedivano di vedere quel ragazzo che le parlava come se lei fosse ancora una persona. Gregorio stava tentando di ignorare il cattivo odore che la donna emanava e la crosta di sudiciume che le nascondeva il viso e le mani. Cercava di rimandare giu' la pietà per quel povero essere umano abbandonato a sé stesso, la rabbia e la nausea verso quel prossimo che voltava sempre la testa dall'altra parte. Chiese al suo compagno di chiamare l'ambulanza ed avvolse con tenerezza Angela in una coperta, circondandole per un momento le spalle ossute. Lo sguardo di lei lo ripago' dell'amarezza che gli stringeva il cuore. La donna provo' per un attimo una punta di un sentimento sconosciuto che forse si poteva chiamare felicità. Poi due volontari la aiutarono a stendersi sulla barella e lei se ne ando' riconoscente verso un letto pulito, un bagno e forse una nuova sistemazione.
Gregorio la saluto' come si saluta un'amica e riprese la sua ronda da angelo della notte.

Mariami un tempo, quando era bambina, viveva in un villaggio del Kenya, in una casa fatta di paglia e lamiera che si surriscaldava al sole ed aiutava la madre e le sorelle a coltivare una terra povera e severa. Un giorno, aveva 14 anni ed ormai era una donna, parti' sola e spaventata, con una signora che non conosceva, per l'Eldorado. Cioè l'Italia. Avrebbe avuto un lavoro dignitoso, guadagnato una montagna di soldi, mangiato due o forse anche tre volte al giorno. Sei fortunata, le aveva detto la madre.
Le aveva creduto ed era partita con quella donna.
La sua fortuna fu quella di arrivare in un Paese sconosciuto, non capire una parola, venire caricata con altre due ragazze su una vecchia auto da due uomini che puzzavano di vino ed aglio ed essere rinchiusa tra quattro mura. Tre brande, una finestrella in alto ed una porta sempre sbarrata. Fu cosi' che Mariami conobbe la bestialità degli uomini, le botte, rincontro' la fame e capi' cosa significasse essere quello che i suoi avi furono: una schiava.
Ogni sera alle 22 precise veniva scaricata con le altre due vittime nei pressi del Cimitero Monumentale, famigerato e molto frequentato luogo di domanda ed offerta incessanti e lei, notte dopo notte, offriva il suo corpo e la sua anima in cambio di sudicio denaro che le veniva prontamente sequestrato dai suoi aguzzini. Aveva imparato quel poco di italiano che bastava per condurre le necessarie trattative, per il resto dell'esistenza, se cosi' la si poteva chiamare, non parlava perchè ormai non aveva piu' nulla da dire, nemmeno a sé stessa.

Un'auto anonima, come anonime erano tutte le altre, si fermo' vicino a lei ed una voce maschile la chiamo'. Una voce che non la insultava, gentile, che lasciava trasparire comprensione e pietà.
Ma lei ormai non si lasciava piu' ingannare dalle voci e dagli uomini, percio' si avvicino' guardinga e sciorino' il suo menu'.
-Non mi interessa- disse la voce -ma se vuoi salire io ti paghero' solo per parlare con me-
Mariami si giro' verso l'angolo in cui, al buio, stava la loro, di loro tre, "guardia del corpo". Lui le fece cenno di salire in fretta. Lei ubbidi'. L'uomo parti' con calma e si fermo' non lontano dal viale, in una bella via con tante case di gente normalmente felice. Lei , come d'abitudine, allungo' le mani, lui la fermo' dicendo -No, non mi devi nulla, sono io che devo a te. Ti devo un'altra vita, la tranquillità, quella fiducia che hai disimparato ad avere, la tua adolescenza rubata. Mi chiamo Paolo, ma per tutti sono Don Paolo e sono un prete. Rappresento quel padre che hai perduto o che forse non hai mai avuto, posso essere la tua salvezza, lo strumento che ti porterà via da questa strada per insegnarti un'altra volta a vivere.
La ragazza lo guardo' stranita, faticava a capire. Poi abbasso' la testa, gli occhi pieni di lacrime e mormoro' -Si' padre, portami via-.
Non sarebbe stato semplice, non lo é mai, ma quello era il suo lavoro ed anche la sua missione.
Un prete di strada, uno dei tanti anonimi angeli.

Alice era una ragazza qualsiasi. Non ordinaria no, anzi quasi bella. Di quella bellezza sottile e discreta che oggi giorno passa inosservata. Piuttosto intelligente, sfortunata in amore e con un lavoro precario. Una ragazza come tante. Viveva sola in una piccola casa in affitto, una casa che amava, con un terrazzino riempito di verde e di fiori. A tenerle compagnia due gatte tanto affettuose quanto dispettose. Ma lei le amava per quel che erano: la sua compagnia migliore.
Il suo cuore era momentaneamente libero e tutto sommato andava bene cosi'. Usciva con gli amici, non aveva orari da rispettare né fidanzati da accontentare e sopportare.
Quella sera era uscita : la cena con le amiche di sempre, il locale alla moda. Si erano divertite, avevano riso, parlato, bevuto. Poi, mentre si stava dirigendo al parcheggio in sosta vietata come spesso succedeva, era successo. A lei che non se l'aspettava, a lei che tra le tante era la meno appariscente. Le era arrivato alle spalle silenzioso e silenziosamente l'aveva stretta in un abbraccio che l'aveva paralizzata. La mano sulla bocca per impedirle di gridare. Non lo avrebbe fatto perché la paura cieca le aveva tolto la parola e la facoltà di pensare razionalmente. L'aveva buttata sul selciato sporco e se l'era sentito addosso: una mano sempre sulla bocca l'altra che frugava e strappava, il respiro pesante, l'odore sgradevole. Aveva chiuso gli occhi, animale in trappola reso inerme dal terrore. Aveva pensato, chissà perché, alla nonna che le aveva fatto da seconda madre o, piu' precisamente, da padre. Cosi' simile a lei, cosi' rimpianta, piccola donna forte e sicura, appoggio insostituibile. Aveva invocato la nonna, chissà perché, aveva sentito la sua presenza, chissà come.  

Non voleva sentire, non voleva pensare, un peso insopportabile addosso,la mente altrove, il cuore che batteva forte contro la gabbia toracica, come se volesse scappare anche lui. Poi, all'improvviso, si era sentita libera: piu' niente che la schiacciava a terra, l'aria divenuta respirabile, i rumori che piano piano tornavano . Non voleva aprire gli occhi, convinta fosse solo una reazione della mente, una difesa estrema del corpo prigioniero di una bestia predatrice. Una voce la stava chiamando: -E' finita, non aver paura, é finita! Avanti apri gli occhi, dimmi come stai, dammi la mano, non devi aver paura di me. Ecco guarda, vedi il tesserino? Sono un ragazzo ma anche un poliziotto, non ti farà piu' del male, non aver paura! - Alice apri' gli occhi pieni di lacrime e vide davanti a sé, accucciato vicino, un ragazzo che le porgeva la mano. La afferro' esitante e scoppio' in un pianto liberatorio. Lui, Nicola, la abbraccio' con circospezione e la tenne cosi' per un tempo che a lei parve interminabile. Intanto era arrivata una pattuglia della Polizia che aveva preso in consegna la bestia, strappatale di dosso ed atterrata quindi ammanettata da Nicola. Anche un'ambulanza stava arrivando per lei, per prestarle le cure del caso. Lui la aiuto' ad alzarsi e lei cerco' di rimettere insieme quel che restava dei suoi indumenti. Barcollo' lui la sorresse. Aveva bisogno di sentire la vicinanza di un essere umano, di una persona, del suo salvatore. Lui le passo' un braccio intorno alle spalle, lei senti' il suo calore e ne fu confortata. Cerco' di far uscire un sorriso dalle labbra sanguinanti, lui le sorrise e l'accompagno' adagio verso l'ambulanza. Gli infermieri l'aiutarono a salire, lei si volto' un'ultima volta a guardare con riconoscenza il giovane poliziotto, angelo salvatore, che la stava salutando con la mano. Dietro di lui la nonna sorrise, si aggiusto' le ali , diede una carezza  a Nicola e spari' nella notte.

                                                           Fine

Marisa Cappelletti

                                                                                                                           

lunedì 28 marzo 2016

Pasquetta


Festa religiosa
Il Lunedì dell’Angelo, detto anche Lunedì di Pasqua, Lunedì dell’Ottava di Pasqua o Pasquetta, è il giorno successivo alla Pasqua e prende il suo nome dal fatto che in questo giorno si ricorda l’incontro dell’Angelo con le donne giunte al Sepolcro. Il Vangelo racconta che Maria di Magdala, Maria madre di Giacomo e Giuseppe, e Salòme andarono al sepolcro, dove Gesù era stato sepolto, con degli olii aromatici per imbalsamare il corpo di Gesù. Vi trovarono il grande masso che chiudeva l’accesso alla tomba spostato; le tre donne erano smarrite e preoccupate e cercavano di capire cosa fosse successo, quando apparve loro un angelo che disse: “Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui! È risorto come aveva detto; venite a vedere il luogo dove era deposto”
Festa civile
Civilmente il lunedì di Pasqua è un giorno festivo, introdotto dallo Stato italiano nel dopoguerra, e che è stato creato per allungare la festa della Pasqua.
Tradizioni
Nel nostro Paese si trascorre generalmente con parenti o amici con una tradizionale gita o scampagnata, pic-nic sull’erba e attività all’aperto.

Dunque Buona Pasquetta a tutti!

Marisa Cappelletti



domenica 27 marzo 2016

Auguri!

Buona Pasqua!
Che siano giorni sereni per tutti.
Marisa Cappelletti

Poesie di Pasqua


L’ulivo benedetto

Oh, i bei rami d’ulivo! chi ne vuole?
Son benedetti, li ha baciati il sole.
In queste foglioline tenerelle
vi sono scritte tante cose belle.
Sull’uscio, alla finestra, accanto al letto
metteteci l’ulivo benedetto!
Come la luce e le stelle serene:
un po’ di pace ci fa tanto bene.

Giovanni Pascoli


L’uovo di Pasqua

Dall’uovo di Pasqua è
uscito un pulcino di gesso arancione
col becco turchino.
Ha detto:
“Vado mi metto
in viaggio e porto a tutti
un gran messaggio!”
E svolazzando di qua e di là,
attraversando
paesi e città
ha scritto sui muri, nel cielo e per terra:
Viva la pace, abbasso la guerra.

Gianni Rodari








sabato 26 marzo 2016

Buona notte!

E poi fate l'amore.
Niente sesso, solo amore.
E con questo intendo i baci lenti sulla bocca,
sul collo,  sulla pancia, sulla schiena, i morsi sulle labbra, 
le mani intrecciate, e occhi dentro occhi.
Intendo abbracci talmente stretti da diventare una cosa sola, 
corpi incastrati e anime in collisione, carezze sui graffi, 
vestiti tolti insieme alle paure, baci sulle debolezze, sui segni di una vita 
che fino a quel momento era stata un po’ sbagliata. 
Intendo dita sui corpi, creare costellazioni, inalare profumi,
cuori che battono insieme, respiri che viaggiano allo stesso ritmo, 
e poi sorrisi, sinceri dopo un po’ che non lo erano più.

Ecco, fate l'amore e non vergognateve, perché l'amore è arte, e voi i capolavori.

Alda Merini



Sabato pre-pasquale


Nonostante tutto e tutti
Che sia un buon sabato pieno di sole.
Meteorologicamente e metaforicamente.


Marisa Cappelletti



War
Bruce Spingsteen




venerdì 25 marzo 2016

25 Marzo 2016 Venerdi' Santo

Il Venerdi' Santo é il venerdi' che precede la Pasqua nella religione cristiana.
Caravaggio - La flagellazione di Cristo

In questo giorno i cristiani commemorano la passione e la crocifissione di Gesù Cristo. Questa ricorrenza viene osservata con speciali pratiche e riti dai fedeli di molte confessioni cristiane.
Come nel Mercoledì delle ceneri, i fedeli  sono invitati all'astinenza dalla carne e/o al digiuno. Il digiuno si compie in segno di penitenza per i peccati di tutti gli uomini, che Gesù è venuto ad espiare nella passione, ed assume inoltre il significato mistico di attesa dello Sposo, secondo le parole di Gesù (Matteo 9,15); lo Sposo della Chiesa, cioè Cristo, viene tolto dal mondo a causa del peccato degli uomini, ma i cristiani sono invitati a preparare con il digiuno l'evento del suo ritorno e della liberazione dalla morte; questo evento si attua nel memoriale della sua resurrezione, la domenica di Pasqua.
Non si celebra l'eucaristia: durante la celebrazione liturgica pomeridiana del Venerdì santo si distribuisce infatti l'eucaristia consacrata il giorno precedente, nella messa vespertina in Cena Domini del Giovedì santo, in cui si ricorda l'ultima cena del Signore con i discepoli e il tradimento di Giuda. La liturgia inizia nel silenzio, come si era chiusa quella del giorno precedente e come si apre quella della veglia di Pasqua nella notte del Sabato santo, quasi a sottolineare come il Triduo pasquale sia un'unica celebrazione per i cristiani.
Solitamente, poi, in ogni parrocchia si effettua la Via Crucis o più in generale la processione devozionale con il crocifisso, le statue del Cristo morto e della Madonna addolorata, o le statue che rappresentano i misteri, ossia le stazioni della Via Crucis. Il papa celebra quest'ultimo rito presso il Colosseo.
Il Venerdì santo le campane, che tradizionalmente richiamano i fedeli alla celebrazione dell'eucaristia, in segno di lutto non suonano.
Secondo il rito romano le campane suonano per l'ultima volta la sera del Giovedì santo, e precisamente al canto del Gloria della messa vespertina, per poi tornare a suonare a festa durante la Veglia Pasquale, sempre al canto del Gloria, come segno dell'annuncio dei cristiani della resurrezione di Gesù.
Nel rito ambrosiano, invece, le campane suonano sino all'annuncio della morte del Signore: le ore tre del pomeriggio del Venerdì santo. Dopodiché tacciono fino alla veglia pasquale.


Marisa Cappelletti


giovedì 24 marzo 2016

In una sera cosi'...

Pensieri liberi

Non dormo e non voglio sognare
non penso perché mi fa male.
Stanotte ho letto di certe parole
arrivate dritte nel fondo a ferire
chi ancora credeva, sperava di avere
pezzetti di cuore da poter donare
a chi nulla potrà mai meritare.

Non penso perché mi fa male
non dormo e non voglio sognare.
Stanotte ho ascoltato una musica strana
che arriva da dentro, la musica arcana
di un mondo perduto lasciato al di 
di quello che è stato e mai tornerà,
di un'alba nuova che ancora verrà.

Ed io sarò qui tra il sonno e la veglia
con antiche parole fuggite, a scriver di nulla.




Marisa Cappelletti

Tempo


Il tempo di una vita

Hai ancora tutto il tempo.
Il tempo comincia a scorrere.
Attento, il tempo passa.
Sei a metà del tuo tempo.
Non so se sei ancora in tempo.
Tutto il tempo trascorso.
Non c'é più tempo.
Tempo scaduto.
Dissolvenza.....


Marisa Cappelletti




martedì 22 marzo 2016

22 Marzo 2016

Aereoporto Zaventem di  Bruxelles    
Fermata metro Maelbeek                     





Non ci sono parole, non ci sono pensieri.
Solo lacrime e sangue
Indignazione e rabbia



Marisa Cappelletti

lunedì 21 marzo 2016

Ancora poesia



Semplice poesia d'Amore  


E tu raccontami
Di questa storia tra voi due
Della sua vita che è cambiata
Della tua vita che è per lei.

E tu raccontami
Di cuori in magica balia
Di sentimenti sconosciuti
Di sensazioni straordinarie

Che resteranno ferme li’
Dove due anime si incontrano
Nell'immobilità di un momento
Oltre lo spazio che non c’é.

E tu raccontami
Della passata gioventu’
Che hai saputo ritrovare
In un corpo solo tuo
Che come uno sconvolgente
Assolo su lei lontana sai suonare.

E tu raccontami
A me a cui tutto sai regalare
Alla tua donna innamorata
Della dolcezza e della voce
Dell’Amore immenso che le dai.

Tu raccontami di noi
di questa storia tra noi due
che mai vorrà e saprà finire.
E tu raccontami amor mio…


mc



Poesia


Oggi, 21 Marzo, é la giornata mondiale della poesia.


Mi piace pensare di far parte, con un infinitesimale pezzetto e sicuramente ai margini, di quella particolare, splendida comunità che é composta da poeti di ogni nazionalità cultura e genere.

“La poesia è il salvagente / cui mi aggrappo / quando tutto sembra svanire (…) Quando sono diventato così impenetrabile /che neanche l’aria /riesce a passare”

Kahlil Gibran

domenica 20 marzo 2016

Un racconto per la Domenica


Gli angeli della città
Prima parte

Quando la città si quieta ed il buio inizia il suo lavoro su strade, giardini e persone, quando i lampioni si accendono ed i fantasmi escono dagli angoli nascosti dove sono rimasti per tutta la caotica giornata, allora e solo allora inizia la vita degli angeli metropolitani.
Non sono angeli qualsiasi, sono quelli esperti, quelli che sanno cosa significa​ essere disperati, non avere piu' nulla se non un cartone come tetto e come letto, quelli che, in quanto angeli, si sacrificano per gli altri.
Gregorio era uno di quelli. Ogni notte lasciava a casa la sua vita ed usciva in cerca delle altre, quelle buttate via.
Angela (a volte le coincidenze...) era un fantasma.
Il fantasma di sé stessa, il fantasma della donna che era stata un tempo. Un guscio rotto e vuoto che si aggirava nei pressi della Stazione Centrale cercando di passare inosservata a chi arrivava e partiva, ai gruppi di delinquenti che li' stazionavano in attesa delle loro vittime, ai piccoli spacciatori, forse piu' disperati di lei.
Un barbone vecchio e puzzolente la afferro' da dietro e con violenza cerco' di strapparle il cappotto enorme e liso che la infagottava. Tento' una debole difesa, ma l'uomo le sferro' un pugno sulla testa facendola stramazzare al suolo svenuta.
Si riprese poco dopo, tremando dal freddo ed incontrando sopra di lei due occhi straordinariamente azzurri che la stavano scrutando con preoccupazione. Penso' di essere finalmente morta e filata dritta in Paradiso. Nessuno, da decenni, l'aveva piu' guardata interessandosi a lei, quello doveva essere un angelo.
In fondo aveva ragione.

-Coraggio- disse l'angelo - ora chiamo un'ambulanza cosi' passerai almeno una notte al coperto, ora bevi questo caffé caldo, ti farà bene-
Lei cerco' di metterlo a fuoco, ma il colpo in testa e le diottrie mancanti le impedivano di vedere quel ragazzo che le parlava come se lei fosse ancora una persona. 
Gregorio stava tentando di ignorare il cattivo odore che la donna emanava e la crosta di sudiciume che le nascondeva il viso e le mani. Cercava di rimandare giu' la pietà per quel povero essere umano abbandonato a sé stesso, la rabbia e la nausea verso quel prossimo che voltava sempre la testa dall'altra parte.
Chiese al suo compagno di chiamare l'ambulanza ed avvolse con tenerezza Angela in una coperta, circondandole per un momento le spalle ossute.
Lo sguardo di lei lo ripago' dell'amarezza che gli stringeva il cuore. La donna provo' per un attimo una punta di un sentimento sconosciuto che forse si poteva chiamare felicità. 
Poi due volontari la aiutarono a stendersi sulla barella e lei se ne ando' riconoscente verso un letto pulito, un bagno e forse una nuova sistemazione.
Gregorio la saluto' come si saluta un'amica e riprese la sua ronda da angelo della notte.


Marisa Cappelletti

Buona Domenica


20 Marzo
Oggi è il primo giorno della Primavera 2016. 
Oggi è la Domenica delle Palme. 
Oggi nel mondo é un altro giorno di guerra, di folle terrorismo, di fame, di fuga da terre devastate , di speranze deluse, di vite sospese in vergognosi accampamenti nel fango, di muri e recinzioni eretti per lasciare la disperazione fuori da casa nostra, per ricordarci quegli esseri umani che si aggrappavano alle stesse recinzioni e poi andavano incontro alla morte voluta da altri esseri che di umano non avevano piu' nemmeno l'ombra, di bimbi che nascono al caldo e di bimbi che nascono e nulla hanno se non un poco di acqua fredda da una bottiglia di plastica che lava la loro venuta al mondo, di persone che ogni giorno muoiono in un mare azzurro diventato ormai un immenso sudario mobile per migliaia di  loro.
Oggi è il primo giorno di primavera 2016.
Oggi è la Domenica delle Palme.



Pink Floyd
The wall
1979

Marisa Cappelletti




sabato 19 marzo 2016

Ahora Tango!



E  ci metto anche questo.
Perché oggi va cosi', perché é primavera. Perché anche i vecchi cuori a primavera danzano e battono piu' forte e veloce.  Perché é cosi' che deve andare!


El tango de Roxanne
da Moulin Rouge



Marisa Cappelletti

Buongiorno!



Nuovo giorno, nuovo sabato. Oggi é una splendida giornata di primavera ed io pranzero' con la Donna piu' importante della mia vita al sole sui Navigli. Naturalmente non dimenticando nemmeno per un attimo l'Uomo piu' importante della mia vita.
Oggi voglio essere leggera e felice e lo saro'.
Buon sabato a tutti.

Ricky Martin 
Livin' la vida loca

Siempre!


Marisa Cappelletti

giovedì 17 marzo 2016

Mai piu'

La consapevolezza é un grande dono, in qualsiasi momento arrivi! 

Destino

Mai più ferite in questa vita
non lo permetterò e tu lo sai.
Silenzi sospesi in anni sprecati:
il tuo perfido regalo di nozze.
Ho sbattuto la porta in faccia
al dolore subito senza ragione
né colpa, inganni crudeli e cercati.
Mai più lacrime ho giurato davanti
alla via che si é rivelata
dietro l'ultimo angolo svoltato, forse
per caso o ritrovata volontà.
Mai più in tua balia o destino,
nessun buco nel cuore ormai.
Ferma davanti al tempo sto aspettando:
vieni amore e guardami dentro
sai che sono pronta, prendimi!
Sono qui.


Marisa Cappelletti

mercoledì 16 marzo 2016

Concorsi letterari seconda parte

Quest'oggi gratuiti cioé senza quota di partecipazione ma, a mio avviso, con premi di un certo valore.

Premio di poesia Città di Legnano – Giuseppe Tirinnanzi  XXXIV Edizione
Scadenza iscrizione: 30 Aprile 2016
Organizzato da:


Premio Letterario Laura Bosia II Edizione
Scadenza iscrizione: 08 Aprile 2016
Organizzato da:
Soroptimist Club International


Premio di Poesia Città di Castorano Scrivere per la musica  XII Edizione
Scadenza iscrizione: 04 Aprile 2016
Organizzato da:
http://www.concorsiletterari.it/concorso,5920,Premio%20di%20Poesia%20Citt%C3%A0%20di%20Castorano%20Scrivere%20per%20la%20musicaComune di Castorano



Marisa Cappelletti




 



martedì 15 marzo 2016

Concorsi letterari

Come d'abitudine o consuetudine , ecco alcuni concorsi letterari, purtroppo con quota d'iscrizione.
Ma sono importanti, val la pena tentare.
Scadenza 30/31  Marzo 2016

Trofeo Internazionale Medusa Aurea XXXIX Edizione
Organizzato da:
Accademia Internazionale D’Arte Moderna

Il Giro d'Italia delle Poesie in cornice 2016 XXIII Edizione
Organizzato da:
Associazione culturale Il Club degli autori

Premio Vitruvio - Concorso internazionale di Poesia XI Edizione
Organizzato da:
Associazione culturale salentina Vitruvio

Premio Nazionale di Poesia "Iris di Firenze" XI Edizione 2015/2016
Organizzato da:
Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti – Circolo Culturale “Gino Baragli” dell’U.I.C.I. di Firenze


Coraggio e buona fortuna!

Marisa Cappelletti






lunedì 14 marzo 2016

Ultima spes


Il sapore dolce della fine e della speranza

Un sapore dolce a cullarmi il cuore
la carità di una miserabile illusione:
cosi la fatale signora mi danza intorno
relegandomi, muto residuo di anima,
all'interno di me stessa, groviglio indistricabile
di cupo dolore e lontani echi di voci scomparse.
La rassegnazione mi spinge nel vuoto
delle sue ingannevoli braccia, le ferite
che ho dentro la reclamano quale ultima
panacea di una esistenza senza piu' ragione.
Ma una folata del vento che tutto lenisce
mi trascina oltre, lontano da cupi sepolcri
dal tempo scuriti, lontano da morti residui
di un amore svanito, cancella il dolore
che non vuole finire, mi prende la mano
e, soffiando un sospiro di dolce esistenza,
mi socchiude ancora una volta la porta
di una umana, vitale speranza.



Marisa Cappelletti



domenica 13 marzo 2016

Di Domenica


Oggi pranzo della Domenica tipicamente italiano con salame felino in piccole focaccine salate, lasagne al forno, fragole al limone, vino rosso Morellino di Scansano e dolcetti alla nocciola e ricotta. Naturalmente caffé. 
Ora relax con quattro chiacchiere e la mia musica preferita come


Dance me to the end of love
Leonard Cohen

Portami danzando fin dove finisce l’amore

Conducimi alla tua bellezza con un violino infuocato
Conducimi oltre il panico finché non sarò al sicuro
Sollevami come un ramoscello d’ulivo e sii la colomba che mi riporta a casa
Conducimi fin dove finisce l’amore
Conducimi fin dove finisce l’amoreOh fammi vedere la tua bellezza quando i testimoni se ne saranno andati
Fammi sentire che ti muovi come fanno a Babilonia
Fammi vedere lentamente quel che oso appena immaginare
Conducimi fin dove finisce l’amore
Conducimi fin dove finisce l’amore

Conducimi ora alle nozze, conducimi ora e poi ancora
Conducimi molto dolcemente e conducimi molto a lungo
Siamo entrambi al di sotto del nostro amore, entrambi al di sopra
Conducimi fin dove finisce l’amore
Conducimi fin dove finisce l’amore

Conducimi ai figli che chiedono di nascere
Conducimi oltre il drappo che i nostri baci hanno consunto
Ora innalza una tenda che ci protegga, anche se ogni filo è spezzato
Conducimi fin dove finisce l’amore

Conducimi alla tua bellezza con un violino infuocato
Conducimi oltre il panico finché non sarò al sicuro
Toccami con le nude mani oppure toccami con i guanti
Conducimi fin dove finisce l’amore
Conducimi fin dove finisce l’amore

Conducimi fin dove finisce l’amore

L.C.


sabato 12 marzo 2016

Week-end

Adoro il sabato, molto meno la domenica.
Quando passavo tanto del mio tempo in un ufficio aspettavo con ansia l'inizio del week-end.
Programmavo tutta la giornata del sabato dal mattino alla sera, senza pause e senza respiro, perchè cosi' doveva essere: ogni minuto per la famiglia, per gli amici, per fare cio' che piu' mi piaceva.
La domenica con il suo pranzo a casa o fuori porta, il cinema o la passeggiata ed il tardo pomeriggio ad aspettare la sera e poi il lunedi', mi rendeva ansiosa. 
Ora che il tempo é molto piu' amico, faccio tante cose che mi piacciono ogni giorno della settimana, ma il sabato é sempre e comunque speciale.
E' solo mio e di mia figlia. Due donne ormai amiche, perchè l'età di entrambe ce lo consente, che in perfetta sintonia vanno per musei, per mostre, per negozi, per librerie, scelgono un bel ristorantino, chiacchierano, ridono, si commuovono, magari litigano e dissentono, ma poi si ritrovano sempre e come sempre legate da quell'amore che non è paragonabile a nessun altro.
La domenica è solo per me, per quel che  leggo, scrivo e racconto e mi sento libera.

Marisa Cappelletti


Lost in the week-end
Cesare Cremonini
2015


Preferisco la cremazione alla sepoltura e comunque tutte e due le cose ad un week-end in famiglia!

Woody Allen





venerdì 11 marzo 2016

Il senso della vita




Il senso delle cose
Che significa mai? Se non vengono specificate queste cose, perché dovrebbero avere un senso definito?
Il sesto senso
E' noto che i sensi sono cinque. Perché dovrebbero accettare nella loro cerchia un altro non ben conosciuto senso?  Come si chama questo straniero?
Senso dell'umorismo.
Ce l'hanno in pochi, ed anche in questo caso é soggettivo: quello che a me fa ridere forse a te non piace, ti lascia indifferente, non ha senso.
Sense of wonder
Dite la verità. vi ho stupito, meravigliato, cosi' come questo senso di meraviglia che si tenta di suscitare con opere fantascientifiche. Che poi il senso non é tanto chiaro.
Senso orario
Non c'é dubbio alcuno. Quello delle lancette dell'orologio, che corrono in quel senso anche se a volte, per motivi strettamente personali, si vorrebbe corressero al contrario.
Senso di marcia.
Anche in questo caso é obbligatorio. Purtroppo ci sono casi in cui alcuni automobilisti sbagliano orribilmente il senso delle strade.
La pace dei sensi
No, non ridete, ovviamente prima o poi arriva per tutti quanti.
In ogni senso.



Marisa Cappelletti

giovedì 10 marzo 2016

Semplicemente cani?


Sono una animalista convinta ma senza eccessi. Ritengo che ogni animale, dal moscerino all'elefante, abbia il diritto di esserci e di vivere nel miglior modo possibile. La terra non é una proprietà esclusiva degli uomini, gli uomini sono una parte del regno animale e ritenere di avere un'intelligenza superiore agli animali, e pertanto decidere del loro destino, fa scendere di parecchio questa intelligenza.
Detto questo, nella mia famiglia i cani sono sempre stati una parte importante, fondamentale.
Il primo ad entrare nel nucleo familiare é stato Lupo, un cucciolone di pastore tedesco regalatoci da un amico. Bellissimo, equilibrato, si é sempre ritenuto il figlio maschio che non ho avuto e pertanto fratello alla pari di mia figlia. Tanto da reclamare per sé anche la merenda. E' stato il mio compagno libero di seguirmi, di lunghe passeggiate nella pineta del "nostro" paese di mare. E' morto all'età di  12 anni, straziandoci i cuori, stroncato da due infarti provocati dalla filaria, a quei tempi non curabile.

In seguito è arrivato Etienne, nome scelto da mia figlia, un setter inglese molto elegante, con la "puzza sotto il naso". E pestifero. Aveva 40 giorni quando un parente ce lo ha regalato, é stato tranquillo mezza giornata, poi ha scatenato l'inferno per 11 anni. Non ubbidiva, non andava d'accordo con nessuno, ha litigato con ogni tipo di cane, ha morso al collo lui, cane da caccia, un enorme pastore tedesco,  ha mangiato cappelli, biancheria, scarpe di famiglia e non, bevuto di tutto, anche candeggina, fatto tuffi in mari in burrasca, in canali di scolo uscendone nero, nella piscina condominiale per la gioia dei bagnanti, ha invaso, non invitato, case altrui, ha dato la caccia fino agli ultimi giorni a tutte le povere lucertole che gli capitavano a tiro. Ma é sempre stato al mio fianco, amico fedele, anche in tante notti insonni, in giorni bui come in giorni tranquilli,
se io non dormivo lui non dormiva, se non mangiavo per lui era il digiuno volontario. Ci ha lasciati ad 11 anni dopo una breve malattia. Ed ha lasciato anche un enorme vuoto.

Non andrei mai e poi mai ad acquistare un cane, percio', dopo un breve periodo sono andata al Canile di Milano. Non pensiate che io sia senza cuore e dimentichi subito i cani precedenti, certo che no! Ognuno di loro é stato un compagno prezioso di vita, un grande amore e cosi' resterà per sempre, ma con gli anni ho preso coscienza di quanto questi splendidi animali meritino di avere una casa, una famiglia, quanto ci sanno dare senza pretendere, quanto siano i migliori amici che si possano desiderare. quanto sfortunati possano essere. E cosi' ho pensato ai cani adulti, a quelli che hanno sofferto ed aspettano da poco o da tanto, in una gabbia che qualcuno si accorga di loro
Allora ecco Giulia, boxer nero dai calzini bianchi, cosi' chiamata dall'obiettore di coscienza che svolgeva il suo servizio alternativo al canile. Che quando l'abbiamo fatta salire in auto si é messo a piangere perché le voleva bene, ma proprio perché la amava ce l'aveva raccomandata. Gli saro' grata per sempre perché Giulia é stata una compagna meravigliosa. Dolce, giocherellona, simpatica, solare. Aveva sempre una pallina in bocca durante le sue uscite nei parchi, dove correva con la lingua al vento, ed in casa aveva un grande cesto colmo di giochini che lei sceglieva uno ad uno ogni giorno.
Aveva 3 anni quando é venuta a vivere con noi, é morta a 12 anni dopo una malattia lunga.
Porto sempre con me la sua dolcezza ed il suo amore totale, come il mio per lei.

  
Ora c'é Agata, segugio italiano a pelo forte. Al canile stava nascosta dietro ad Ugo, compagno di box. Non si possono chiamare gabbie quelle del Parco Canile di Milano. E' un canile modello con addetti e volontari modello, che ogni giorno danno il massimo ed il meglio di sé per tutti gli ospiti di questa grande casa.
Agata l'avevano chiamata Susie e veniva da sette anni passati in (quella si') una gabbia abbandonata nel nulla dei campi incolti dietro il Cimitero Maggiore. Lei ed altri 3 cani maschi. Quasi niente cibo acqua ogni tanto, al freddo ed al caldo, senza pietà né libertà. Un giono finalmente sono stati sequestrati e portati al canile. Dopo 6 mesi ci siamo conosciute. E l'ho portata a casa, la sua casa.
L'ho chiamata Agata, perché degli anni precedenti non doveva conservare nulla, nemmeno il nome. Era magra, spaventata, le mancava il pelo era terrorizzata dalle auto, non sapeva fare le scale. Le abbiamo insegnato a correre nei prati, a salire le scale, a mangiare bene (ed anche troppo), a ricevere carezze ed attenzioni. E' diventata la mia body-gard, la mia ombra, mi ha ripagata con un amore immenso e totale, con una volontä ferrea di capirmi e di piacermi.
Ora é appena tornata a casa dopo un intervento d'urgenza per aver ingerito un pezzettino di ferro che le stava bucando il pancreas. Mangerebbe qualunque cosa. Sono stata in ansia, non ho dormito, ho aspettato. E' in convalescenza ed ha ripreso a russare allegramente! Ora, dopo 4 anni in famiglia é una cagnolona che ride con la bocca spalancata e con gli occhi dorati, mangia, ingrassa, é un enorme batuffolone di pelo biondo ed una creatura piena d'amore.





Marisa Cappelletti



mercoledì 9 marzo 2016

Giorni

Forse non è la poesia migliore per iniziare una nuova giornata ma, se prestate attenzione, c'è una forte speranza di cambiamento. E cosi' deve essere sempre.  
Il vento mi spinge a guardare
con occhi accecati di sabbia
quell'ieri che non so ricordare,
non voglio e non deve tornare.
La pioggia che scende gelata
dell' oggi riempie il bicchiere
con gocce di amaro destino
che pare non finire mai.
Il domani aspetta là in fondo
i miei passi d'incerta speranza
nel giorno che deve arrivare
mistero di inizio e di fine, di vita
che devo e che posso cambiare.



Marisa Cappelletti



martedì 8 marzo 2016

8 Marzo


La Giornata Internazionale della Donna (comunemente definita Festa della Donna) ricorre l’8 marzo di ogni anno per ricordare sia le conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne, sia le discriminazioni e le violenze cui sono state oggetto e sono ancora, in tutte le parti del mondo. Questa celebrazione si è tenuta per la prima volta negli Stati Uniti nel 1909, in alcuni paesi europei nel 1911 ed in Italia nel 1922.
La connotazione fortemente politica della Giornata, la vicende della seconda guerra mondiale ed infine il successivo isolamento politico della Russia, contribuirono alla perdita della memoria storica delle reali origini della manifestazione.
Così, nel secondo dopoguerra, cominciarono a circolare fantasiose versioni, secondo le quali l'8 marzo avrebbe ricordato la morte di centinaia di operaie nel rogo di una inesistente fabbrica di camicie Cotton o Cottons avvenuto nel 1908 a New York, facendo probabilmente confusione con una tragedia realmente verificatasi in quella città il 25 marzo 1911, l'incendio della fabbrica Triangle, nella quale morirono 146 lavoratori (123 donne e 23 uomini, in gran parte giovani immigrate di origine italiana ed ebraica. Altre versioni citavano la violenta repressione poliziesca di una presunta manifestazione sindacale di operaie tessili tenutasi a New York nel 1857, mentre altre ancora riferivano di scioperi o incidenti avvenuti a Chicago, a Boston o a New York.
Resta comunque chiara una cosa:

Fummo, siamo e saremo sempre esseri umani e Donne ogni giorno.
Ed in quanto tali ogni giorno esigiamo rispetto.


Roberto Vecchioni
Le mie donne
2013

Marisa Cappelletti


lunedì 7 marzo 2016

Per chi non riesce a dormire, come me

Via da qui



Questa è la storia di due  amanti fuggiti per nessuna e per mille ragioni e perduti volontariamente con la loro piccola barca dalla vela arancio come il sole che al  tramonto si immerge  nei misteriosi mari del sud.
Mari per loro sempre tranquilli, sole benevolo, isole verdi e deserte .
Felici cosi’, senza memoria né futuro,  solo giorni vissuti uno ad uno cogliendo il meglio che la vita puo’ loro donare.
Niente raffreddori, arrabbiature,  inverni riempiti di neve, strade sporche e  ingombre di auto e di genere umano indifferente a tutto, solo loro due e la natura che, proprio perché è quella dei misteriosi mari del sud, è sempre pacifica e generosa.
Ogni sera la piccola barca scivola sulle onde fino ad attraccare in una spiaggia sempre diversa,  i due amanti giocano nell’acqua sorridente e calda del tramonto, corrono (perché hanno rimparato a correre liberi) e si inseguono sulla battigia e, soli, si amano li’, sulla spiaggia bianca, tra un pubblico discreto di granchi, conchiglie e gabbiani.
Poi accendono un fuoco, stendono coperte leggere ed abbracciati  si addormentano sereni  sotto un cielo che cosi’ tante stelle non le ha avute mai.

In fondo ognuno di noi ha bisogno di una favola della buona notte.


Marisa Cappelletti




domenica 6 marzo 2016

E per finire la giornata...

Una fra le migliori canzoni del secolo scorso (che, scritto cosi', fa un certo effetto).            
I giardini di marzo
Lucio Battisti
1972



A mia Madre


Ti ritrovero'
Ogni giorno nella luce e nel buio
nelle strade lontane nella casa che fu
nel ricordo di un'infanzia serena
nei profumi perduti nei colori obliati
nel sorriso di una donna nella foto sbiadita
della mia giovinezza dell'allegria perduta.
Dentro di me. 
Ti ritrovero'. 
Sempre.


Marisa Cappelletti