martedì 22 gennaio 2019

Solo per divertimento...

...e per non prendermi troppo sul serio.



www.intertwine.it/it/read/zkoBSQUB/una-piccola-storia-semplice

Una piccola storia semplice


C'era una volta,
ma non ne son sicura,
un sogno solitario
nato da una donnina
un poco strampalata
come le cose senza senso
che si ostinava a scrivere
su pezzi di carta strappata
ad invecchiar lasciata
in cassetti confusionari
profumati di caffè.

C'era una volta,
ma non date per scontato
che io sappia davvero
come fu che cosi’ ando’,
un pensiero fuggevole
scappato ad un omino
dritto e prolisso come
monotona giornata
passata a fare cose
inutili ma doverose.

Il sogno volò alto,
sopra comignoli e nuvole,
cinguettando convinto
d'essere il migliore.
Il pensiero fuggevole
fuggì dalla gabbia
in cui era rinchiuso
e, proiettile di panna
dritto e morbido di crema,
incontrò a mezz'aria
il sogno variopinto
della stramba donnina
intento a vagare
a braccetto col pensiero,
liberi come l'aria
frizzante della notte
sul finir dell’ estate.

La magia si compì,
la donnina sorrise
l’omino la bacio’
chiudendo gli occhi stanchi
di monotone giornate,
Il sole si affaccio’
curioso di vedere
come andava a finire
la storia trai quei due.​​​​​​​

La storia s’ intreccio’,
i pensieri si unirono
in un sogno fantastico
che li porto’ con sé
in un volo infinito

sopra mari e città,
lunghe stagioni e nuvole.

Forse vissero felici
o si persero nel blu.
Non so come ando’
e se la storia fini’,
ma vi basti sapere
che l'amore sboccio'.


Marisa Cappelletti


Francesco De Gregori
La donna cannone






sabato 19 gennaio 2019

In un sabato di libeccio e mare agitato

www.intertwine.it/it/read/OjkwFbUa/al-bar-di-celeste


Al Bar di Celeste


Il mio paese è un piccolo comune di case antiche, raggruppate a casaccio sulla scogliera che sovrasta un mare oggi scontroso, circondato dal violetto della lavanda e dall'argento degli ulivi, profumato di fiori e salsedine, quasi un paradiso chiuso nella sua modestia.

Il mio rifugio nelle giornate di primavera, quando i turisti se ne stanno ancora a casa loro è il tavolino traballante di uno dei due bar e me ne sto li' a bere un cappuccino di quelli che solo Celeste sa fare.

Oggi è una di quelle giornate. Rimugino sul mio mestiere di giornalista di cronaca per il giornale del comprensorio.
Cronaca si fa per dire: qui non succede mai nulla, al massimo una lite tra vicini per i confini dell'orto, una caduta dalla bici, il sindaco che premia il tema piu' bello della scuola elementare.

Dovrei andarmene, cercare altrove la soddisfazione di articoli scritti per quotidiani importanti, respirare lo smog della grande città, uscire da una indaffaratissima redazione per andare a caccia di notizie da raccontare a migliaia di lettori. Dovrei.
Ma il mio legame con questa terra mi tiene ancorato qui, con le mie sicurezze di provinciale ed il profumo del pesto appena fatto.

"Giovane, o giovane, posso accomodarmi costi'?"
Una voce imperiosa, abituata a far valere le proprie ragioni mi scuote dai miei pensieri.
"Prego signora, si accomodi, è un piacere avere compagnia"
"La ragazza del bar, li' dentro, mi ha detto che tu sei un giornalista. E' vero?"
Ma perchè mai Celeste, solitamente cosi' schiva, oggi ha deciso di non farsi i fatti suoi?

Affascinante la signora, anche se non piu' giovane: cappello con ampia tesa, enormi occhiali da sole, rossetto rosso rosso, sigaretta tra le dita.
"Si' dovrei. Nel senso che lavoro per il giornale locale ma ho sempre ben poco da raccontare."

"Un reporter deve sempre raccontare anche il fatto piu' banale con parole coinvolgenti, deve saper interessare il lettore, creare un'atmosfera, trascinare le persone con sé dentro la storia."

E già, come le coinvolgi nell'allagamento della cantina del Gio che ha dimenticato il rubinetto aperto dopo aver sciacquato le bottiglie per il vino nuovo? Son capaci tutti a dirti che devi fare!

"Beh, certo lei ha ragione ma, vede, in un paesino come questo la vita del giornalista è davvero dura. Il piu' delle volte sto qui seduto al bar perchè non è facile riempire due colonne ogni mattina."

"La vita dura è quando devi scrivere sotto le bombe americane che non guardano in faccia nessuno, scappare dalla strada in cui stavi passando perchè sparano ad altezza d'uomo e chi c'è c'è, vedere morire bambini bruciati dal napalm, non poter chiudere gli occhi davanti all'inferno che ti circonda, voltarti per un secondo e trovare l'operatore che ti accompagnava bucherellato da proiettili vaganti!"

Accidenti, si stava arrabbiando di brutto! Ma di cosa stava parlando? Il napalm? Lo avevano usato nella guerra del Vietnam ed io allora non ero ancora nato.
Stava farneticando la bella signora!

Intanto aveva rovesciato il portacenere con una manata, s'era accesa l'ennesima sigaretta ed aveva bevuto il mio cappuccino.
Incurante del libeccio che si era alzato frugava nella grande borsa in cerca di chissà cosa.

"Scusi signora, lei è stata un medico di senza frontiere?"
Oh bell'omo, te sei proprio tonto!
"Potremmo parlarne, farne un bell'articolo…"

"Senza frontiere si', ma non medico. Io l'ho girato tutto il pianeta e tutto e tutti ho visto. Ho parlato con presidenti e farabutti, che a volte non ci corre una gran differenza, donne che hanno saputo guidare Paesi con polso fermo e sguardo lungimirante, uomini che hanno creduto all'utopia della pace e dell'uguaglianza. Ho visto morire il mio uomo in un incidente provocato dal regime e non l'ho potuto o forse saputo vendicare, ho tolto il velo impostomi da un oppressore fanatico che ha aperto la strada a quel terrorismo che sta implacabilmente avanzando. Chissà che mi toccherà ancora vedere in un prossimo futuro, magari un attacco in grande stile a New York!"

Porca miseria, questa è completamente pazza!

"La vita l’è dura qui, dice! Ma la mi faccia il piacere, principiante!"

Estrae un pacchetto di Malboro dal borsone, se ne accende un'altra, guarda dentro la tazza vuota, sbuffa e si alza di scatto"
"Devo andare, penso che per domani le tue due colonne te le sei aggiudicate. Buono il cappuccino."

Fa due passi poi si volta, abbassa gli occhiali, mi fissa come se volesse uccidermi e sbotta:
"Casomai non l'avessi capito ragazzo, Oriana, mi chiamo Oriana". 


Da "Piccoli racconti e pensieri liberi per un breve viaggio"
Marisa Cappelletti




mercoledì 16 gennaio 2019

Guardandomi dentro

www.intertwine.it/it/read/VGvBiMUD/anomala-anatomia

Anomala anatomia

"Io la vita l’ho goduta perché mi piace anche l’inferno della vita e la vita è spesso un inferno. Per me la vita è stata bella perché l’ho pagata cara.”
                                              Alda Merini


Ho un corpo non proprio tonico ma ancora giovanile, pieno di un intenso passato,  ma anche del presente piu’ tranquillo nonostante le continue svolte impreviste, com’è normale che sia nella mia esistenza. Mi stupirei del contrario.

Ho un corpo che non sa quasi piu’ correre né saltare, ma mi supporta una grande fantasia che mi permette voli pindarici e spericolati salti nel vuoto  dello spazio temporale.

Ho una mente traboccante di ricordi: tanti belli e moltissimi, troppi, brutti. Ma va bene cosi’, è  umano e fisiologico che in tanti anni succeda quel che è  e mi è successo ed ora, nel  tramonto che mi auguro lunghissimo o almeno lungo , posso trovare il tempo per riflettere sui miei e sugli altrui errori.

Ho un cuore, oh se ho un cuore, strausato affaticato  ed ingrossato  per l’intensa attività. Ho un cuore  che, giovane ed incauta donna in crescita, piu’ volte ho regalato senza criterio né riflessione, che ho riempito di un amore grande ed assoluto per i figli, per i miei cani, per uomini ed animali, politica e lavoro, impegno sociale , musica e teatro,  che per tanto tempo ho chiuso in una gabbia senza chiavistelli né piccole uscite di sicurezza per la paura di un nuovo innamoramento, passione, simpatia.

Ma poi, chissà come o perché, già anziano ed esausto, è sfuggito alla prigionia volontaria,  ha ritrovato un’energia che credeva perduta per sempre, ha iniziato prima a saltellare poi a battere forte ed infine a correre verso una nuova  inattesa ed incredibile avventura.

Ho un’anima, sono convinta di averla, bella o brutta, nera o bianca, lascio agli altri stabilirne la natura ed il colore, non voglio dilungarmi,  anche se io credo di  sapere benissimo  a quale categoria appartenga.

Ho ancora tanto da dire e dare, imparare e raccontare, osservare ed ascoltare e  magari, se qualcuno ancora vorrà qualche cosa da me, regalare.

marisa Cappelletti





 

 

giovedì 10 gennaio 2019

19 gennaio 2019

Perchè gli attimi felici vanno fermati , anche in una poesia!



Stamattina, con allegria

Un freddissimo mattino
brillante di sole.
Un vuoto che attende
di esser colmato.
La tua voce una risata
un balzo del cuore.
La felicità si essere insieme
nel nostro spazio 
di tempo ritrovato.

Marisa Cappelletti


As time goes bye





mercoledì 9 gennaio 2019

Poesia

Lo so, non è allegra, ma in fondo non è poi cosi' male!
Se vi piace, se tutto cio' che pubblico con all'inizio il link di Intertwine vi piace, apritelo e mettetemi un bel "Mi piace".

www.intertwine.it/it/read/n07bcvU4/lei-verra



Lei verra'


Sono le 3:25:00.
Tra poco sarà l’ alba e tra la notte e l’aurora lei arriverà.
La seguiranno anche gli altri
come un codazzo di speranzosi ammiratori.

Ma lei sarà solo per me.
La sento da tempo, la sento ovunque:
in casa, nel mio letto, sotto la doccia, al telefono,
persino alla televisione.

E quando, per puro istinto di sopravvivenza,
 mi nutro con un triste panino.

Dentro il mio misero appartamento non mi dà tregua,
sa essere ovunque  con quella voce sensuale eppure fredda,
tentatrice e dolce  e voluttuosa
 come miele e cannella. 

Per questa ragione me ne sto qui fuori
con il mio baricentro spostato all'indietro,
senza voler sapere che il tempo passa, solo io e lo scoiattolo,
 ombre silenti di una notte agli sgoccioli.

Verrà muovendosi silenziosa nei suoi veli scuri
sarà bellissima e tentatrice, mi travolgerà e trasfigurerà
come da tempo desidero con tutto me stesso.

Ed i fantasmi dietro alla mia amata,
ultimi resti di un passato che già non ricordo più,
potranno finalmente danzare su di me.


Marisa Cappelletti




domenica 6 gennaio 2019

Poesia di una domenica di sole e di gelo

Viaggio reale nell'irrealtà quotidiana.
O viceversa, come piu' vi piace.


Per mano


Voglio continuare il mio solitario viaggio con te:
sarà un percorso tranquillo di ragione e di cuore.

Prendimi per mano e portami là dove non pensavamo,
dammi la tua mano e seguimi oltre, dove non sappiamo.

Una salita dolce oppure una discesa senza tempo,
un cammino con passi ed anime in totale sintonia.

Viaggio reale ed onirico, mai stanchi e mai sazi.

Vieni, ho messo in valigia esperienza, ragione e follia,
vittorie e sconfitte; ho lasciato rimpianti, sorrisi perduti
in appelli inascoltati, pensieri che guardavano lontano.

Non fermarti e non ci fermeremo, io sono pronta.
Andiamo.


Marisa Cappelletti





sabato 5 gennaio 2019

Buoni propositi

Si puo' sempre provare a cambiare le cose, a cambiarci.
Sempre o quasi sempre.

/www.intertwine.it/it/read/31w7c7UA/brave-ragazze

Brave Ragazze


Vorrei ricominciare.
Magari non daccapo, sarebbe impossibile per me, ma da dove ho iniziato a perdere il controllo.

Almeno cosi’ giudicarono gli altri del villaggio il mio essere divenuta improvvisamente taciturna e solitaria: perdere il controllo!

Io semplicemente non volevo piu’ avere a che fare con quella parte di persone, uomini e donne, che mi giudicava male e precisamente una sgualdrina perché avevo sorriso, dopo la Messa sul sagrato della chiesa, a Samuel, il nipote del pastore Bennet.

Mi era simpatico Samuel: aveva un bel sorriso ed era gentile con me, quando mi vedeva da lontano si toglieva sempre il cappello!

Mi isolarono, piu’ di quanto non lo fossi già, in quanto giovane e bella in una comunità di anziani e pettegole.

Io non volevo piu’ vederli, né sentirli cosi’ mi ritirai nella casa che era stata di mia madre e che ora mi apparteneva: la casa nel bosco.

Da allora iniziarono i guai.
Un giorno il pastore Bennet scomparve nel nulla cosi’ come spari’ improvvisamente anche la sua vecchia domestica Abigail.

Li ritrovarono dopo due settimane sulle rive del torrente che scorreva dietro la mia casa.
Sgozzati come loro sgozzavano  galline.

Ci volle poco per tirare conclusioni sbagliate: io per tutti divenni la cattiva, la colpevole e quando dopo due soli mesi il carbonaio Aaron, si’ proprio quello che aveva tentato di allungare le mani su di me pensando che sia lecito molestare un'orfana perchè tanto nessuno la difenderà, venne rinvenuto impiccato all’albero piu’ alto del bosco, e tutti si chiesero come fosse possibile che stesse cosi’ in alto, io divenni per tutta Salem la strega!

A morte la strega!
Cosi’ sono qui, come tante altre prima di me, legata ed insultata, condannata al rogo nella piazza principale, circondata dai terribili abitanti di questa maledetta cittadina, che siano tutti maledetti, sono finita qui, giudicata da un tribunale che non sa nulla di me, sono qui e grido, grido :
-Maledetti, oggi primo giorno dell’anno 1692 io, Mary Alcott prometto che tornero’ quando voi sarete già tutti morti e ricomincero’. Magari altrove, ma ricomincero’, prometto...-

Il fumo mi impedisce di parlare, di vedere, il rumore mi assorda, il fuoco brucia la paglia, mi lambisce la gonna, sale, brucia, brucia!

Vorrei ricominciare.
Dopo tutto questo tempo che per me non passa mai, vorrei iniziare una nuova vita, essere diversa da quella che sono!

L’uomo che mi aveva seguita prima nella metro affollata da tutta quell’umanità indifferente che se ne tornava a casa da mogli mariti figli amici amanti gatti e cani, occhi incollati al display del cellulare, orecchie e menti sorde a tutto cio' che li circondava, ciascun individuo con le sue miserie quotidiane e le sue misere infime speranze, l’uomo che voleva, lo so perché percepisco le intenzioni, prima rapinarmi e poi lasciarmi tramortita da calci e pugni in qualche angolo buio e sporco della città, ora se ne sta scompostamente accasciato contro il muro, rossa poltiglia vischiosa, investito ed ucciso sul colpo da un’auto salita a tutta velocità sul marciapiede e fuggita con la stessa velocità, senza lasciare traccia.

La polizia scientifica sta isolando tutta la zona, una tizia mi apostrofa sgarbatamente invitandomi a togliermi di mezzo.
I miei occhi, per un attimo solo divenuti rosso fuoco, creano un vuoto dietro di lei, facendola cadere malamente.

Vedo la gamba ruotare in una posizione sconcertante e quasi ridicola e sento lei urlare per il male.
E’ solamente una gamba rotta!

Mi avvio sorridendo verso l’attico che ho ereditato da mia madre, in pieno centro città.
Mi aspettano vecchie amiche, alcune originarie di Salem, che ho ritrovato nel corso degli anni, se anni si vogliono definire, per una festa che solo noi sappiamo ed abbiamo saputo sempre fare: canti e balli dal cuore della notte alle prime luci dell'alba.

Ma io, Mary Alcott, prometto che oggi, primo giorno dell’anno 2019, sarà l’ultimo giorno in cui ho usato cio' che mi appartiene per nascita.
Io tornero’, magari altrove, e saro’ la brava ragazza che ho sempre sognato di essere.


Marisa Cappelletti








mercoledì 2 gennaio 2019

Anno nuovo nuova poesia


https://www.intertwine.it/it/read/prJZizUN/anime-nude



Anime Nude


In questi anni, dici, siamo riusciti
a denudarci l'anima.
Non è stato facile, no.
Ma l'abbiamo fatto.
Anni vissuti con fatica e leggerezza
a volte con sconforto e dolore
ma con speranza mai sopita.
In questi anni, dico, ho scoperto
una terra inesplorata.
Non pensavo esistesse un posto cosi'
intatto e profondo.
Il luogo dove si incontrano pensieri
e desideri, sogni e fantasia
che, prendendosi per mano,
danzano intorno a due creature
spogliate di ogni inutile orpello
di qualunque velo
di qualsiasi trucco.
Paradiso non piu' perduto
per anime nude.


Marisa Cappelletti




martedì 1 gennaio 2019

Si puo' sempre provare a volare

In un certo qual modo un nuovo inizo...

https://www.intertwine.it/it/read/xMqLcrUE/l-isola-che-non-c-e



L'Isola che non c'è


Non è un racconto e nemmeno una poesia.
E' una favola antica, un augurio, una metafora molto privata, un ricordo, un grazie e tanto del mio di cuore.

Peter aveva la giovinezza, tanti pensieri felici, tanti desideri, moltissime speranze e, cosa più importante, il futuro. Un grande, lungo, ignoto futuro.
Campanellino viveva in un mondo al di fuori della realtà, quello che appartiene alle ragazze che volano con ali sognanti, alle donne non ancora tali.
Tutti e due volavano leggeri al di sopra delle preoccupazioni terrene proprie degli uomini e delle donne che combattono ogni giorno per la vita.
Volavano ignari e senza un pensiero al mondo, felici di scoprire, apprendere, trovare ed imparare, anche a scapito di chi passava loro accanto.
Un giorno limpido d'estate Campanellino che si stava riposando in riva al mare, vide arrivare Lassu' tra le nuvole, sulla scia del vento Peter.
Se ne innamorò. Così, a prima vista e definitivamente.
Peter attratto e lusingato, ma del tutto ignaro dell'amore le stette vicino e col passare dei giorni iniziò ad apprezzare la dolcezza, il sorriso e la polvere magica della fatina.
Ma la vita, anche per i due strani ragazzi volanti, cambia spesso le carte, le spariglia e così capita di perdere la partita.
La persero e si persero, ognuno diretto altrove, a volare su isole sconosciute che non c'erano nei loro sogni nè tanto meno nella loro quotidianità.
Incontrarono ragazzi perduti e si persero per terre lontane, affrontarono nuvole nere, futuri perfidi e assistettero all'infrangersi dei sogni ed alla fuga delle speranze.
Insomma invecchiarono.
L'infelicità aveva tarpato le ali a Campanellino e Peter non riusciva più a volare perchè non trovava proprio qualche cosa di bello nei suoi giorni, anzi si era rassegnato a non sognare più.
Ma poi, chissà come, o forse il come si sa ma non si dice perchè poco importa, i due si ritrovarono a pensare ad un tempo lontano, al tempo dei sogni.
Così Campanellino provò a sbattere le vecchie ali e Peter pensando a lei, si alzò faticosamente in volo.
Ed eccoli là, sulle nuvole dell'Isola che non c'é, ma che d'ora in avanti ci sarà solo per loro due, in barba a Capitan Uncino ed anche al coccodrillo.
Avevano così tanto da raccontarsi, da dirsi, che tutte le ore del giorno non sarebbero mai bastate e così passarono due, quattro, cinque anni a parlarsi fitto fitto a tenersi per mano ad innamorarsi ancora, questa volta senza più permettere a niente e nessuno di cambiare il gioco.
Cambiarono soltanto le loro vite, anche se solo sull'Isola che non c'é.
Le ali di Campanellino ripresero la leggerezza dimenticata e la polverina d'oro la circondò ancora, facendola splendere. Peter ritrovò il futuro, magari non tanto lungo, ma sempre un futuro da sognare e col sogno ritrovò la leggerezza necessaria per volare sopra l'Isola, per fare cerchi insieme al vento e far ridere della sua risata argentina Campanellino.

Non é andata proprio così, ma quasi. 
L'Isola che non c'é esiste, é ipotetica ma esiste. 
E si puo'sempre provare a volare, nonostante la polvere, le sconfitte le rughe ed il tempo che scappa ia veloce ma a volte, qui è dimostrato, puo' ripensarci e rifare il suo giro.



Edoardo Bennato
L'isola che non c'è


Marisa Cappelletti






1 Gennaio 2019