Siamo tutti assassini.
Assassini di Amal, di tutti quei bimbi abbandonati tra le
braccia di guerre ingiuste (c’è mai
stata una guerra giusta o giustificata?) di una fame assoluta, inconcepibile da chi, come noi, ha non solo di
che mangiare ma anche di che buttare se scaduto, avanzato, non gradito.
Bimbi abbandonati su strade che potranno solo ucciderli perché
gli orchi, quelli reali e non quelli dei sogni dei nostri figli che in un letto
pulito e morbido poi vengono consolati dagli affetti che accorrono ad ogni loro
incubo notturno, gli orchi sono sempre
in agguato e per loro, orfani di tutto, non ci sarà mai scampo.
Assassini di sogni mai sognati perché l’infanzia certi bimbi
non la conoscono né mai sapranno cosa significhi, moriranno prima o morirà per
loro quello che avrebbero potuto o voluto anche solo immaginare.
Noi assassini indifferenti perché non basta commuoversi
davanti ad immagini che facciamo fatica a guardare tanto sono crude e
sconvolgenti, che non guardiamo perché ci potrebbero smuovere la coscienza che
abbiamo dimenticato cosa sia.
Noi che dedichiamo 5 minuti alla lettura dei fatti di
guerra, tanto sono sempre quelli e nessuno fa niente, tanto ai governi non interessa il lato umano ma soltanto il lato
economico, dei fatti di cronaca in cui
adolescenti vengono stuprati ed uccisi
senza pietà, si vendono ed uccidono per quella droga che scorre ovunque a fiumi
e che non sappiamo fermare, gli stessi adolescenti che abbiamo
in casa, che incontriamo ogni giorno ovunque e che lasciamo liberi di vivere le
loro esperienze perché è giusto cosi’, perché controllare è faticoso, parlare è
faticoso, prendersi delle responsabilità è faticoso e perché abbiamo altro da
fare.
Assassini di donne abusate e non solo fisicamente da uomini
che tali non sono, che non sanno accettare rifiuti od abbandoni, che quando una
porta viene loro sbattuta in faccia non sanno trovare altra soluzione se non
quella di ammazzare chi questa porta aveva trovato il coraggio di chiuderla.
Assassini perché se sentiamo, sappiamo, sospettiamo, non facciamo nulla anzi si’,
ci facciamo i fatti nostri perché non ci si intromette, non ci riguarda, non si
sa mai.
Assassini di noi stessi come esseri umani, della
sensibilità, della nostra coscienza, della solidarietà e, credetemi, qui l’essere
cristiani non c’entra nulla ( nessuno piu’ di me è dubbioso e non praticante), c’entra solo il saper essere magari per una
volta, una volta sola uomini e non voltarsi, dopo i cinque minuti canonici di
commozione ed indignazione, dall’altra parte.
Marisa Cappelletti
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