domenica 4 novembre 2018

Sono la prima della fila

A volte anche l'ovvio ha un gran bisogno di essere scritto e magari letto.





Siamo tutti assassini.

Assassini di Amal, di tutti quei bimbi abbandonati tra le braccia di guerre ingiuste  (c’è mai stata una guerra giusta o giustificata?) di una fame assoluta,  inconcepibile da chi, come noi, ha non solo di che mangiare ma anche di che buttare se scaduto, avanzato,  non gradito.

Bimbi abbandonati su strade che potranno solo ucciderli perché gli orchi, quelli reali e non quelli dei sogni dei nostri figli che in un letto pulito e morbido poi vengono consolati dagli affetti che accorrono ad ogni loro incubo notturno,  gli orchi sono sempre in agguato e per loro, orfani di tutto, non ci sarà mai scampo.

Assassini di sogni mai sognati perché l’infanzia certi bimbi non la conoscono né mai sapranno cosa significhi, moriranno prima o morirà per loro quello che avrebbero potuto o voluto  anche solo immaginare.

Noi assassini indifferenti perché non basta commuoversi davanti ad immagini che facciamo fatica a guardare tanto sono crude e sconvolgenti, che non guardiamo perché ci potrebbero smuovere la coscienza che abbiamo dimenticato cosa sia.

Noi che dedichiamo 5 minuti alla lettura dei fatti di guerra, tanto sono sempre quelli e nessuno fa niente, tanto ai governi  non interessa il lato umano ma soltanto il lato economico, dei  fatti di cronaca in cui adolescenti vengono stuprati  ed uccisi senza pietà, si vendono ed uccidono per quella droga che scorre ovunque a fiumi e che non sappiamo fermare, gli stessi adolescenti che   abbiamo in casa, che incontriamo ogni giorno ovunque e che lasciamo liberi di vivere le loro esperienze perché è giusto cosi’, perché controllare è faticoso, parlare è faticoso, prendersi delle responsabilità è faticoso e perché abbiamo altro da fare.

Assassini di donne abusate e non solo fisicamente da uomini che tali non sono, che non sanno accettare rifiuti od abbandoni, che quando una porta viene loro sbattuta in faccia non sanno trovare altra soluzione se non quella di ammazzare chi questa porta aveva trovato il coraggio di chiuderla.
Assassini perché se sentiamo, sappiamo, sospettiamo, non facciamo nulla anzi si’, ci facciamo i fatti nostri perché non ci si intromette, non ci riguarda, non si sa mai.

Assassini di noi stessi come esseri umani, della sensibilità, della nostra coscienza, della solidarietà e, credetemi, qui l’essere cristiani non c’entra nulla ( nessuno piu’ di me è dubbioso e  non  praticante), c’entra solo il saper essere magari per una volta, una volta sola uomini e non voltarsi, dopo i cinque minuti canonici di commozione ed indignazione, dall’altra parte. 

Si puo’ sempre fare qualche cosa, anche nella nostra infinitesimale importanza, anche nel nostro essere una goccia nel mare, come diceva qualcuna che del fare per gli altri se ne intendeva parecchio, si deve e si puo’.


Marisa Cappelletti






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