martedì 31 maggio 2016

Piccola storia in rima

Ballata del piccolo uomo



Il mare era verde, la rena già scura.
La sera avanzava portando frescura
sull'isola amata dal piccolo uomo
di tuffi e di sole mai stanco, mai domo.
Il vento portava una voce argentina
che stava cantando una nenia bambina.
Il piccolo uomo si fermò incantato
da quella canzone che aveva portato
a lui così giovane e ancora sincero
la dolcezza e l'amore del creato intero.
-Chi sei tu che canti come mai ho ascoltato,
tu che mi racconti di onde e di blu, di pesci
e di mostri che non ho incontrato,
di un mondo che forse é andato perduto?-
-Io sono colei che impera regina
tra stelle di mare e pesci d'argento
conchiglie dorate e vascelli in rovina.-
- Non so, non capisco, ti prego racconta
la storia infinita, la fiaba che incanta!-
-Io sono Sirena padrona del mare
la donna del mito che ti sa incatenare,
ti lega con alghe fluttuanti nel blu,
ti trascina con sé negli abissi, quaggiù
dove tutto é irreale silenzio e poesia-
Il piccolo uomo avanzò tra le onde
di quel mare verde rapito dal suono,
dal canto ammaliante e dall'utopia
di una favola eterna d'amore e di pace.
Sirena, bugiarda, gli tese le braccia
attirando il giovane nella sua scia.
Il sole al tramonto si perse nell'onda
le umane illusioni fuggirono via.
Il vento pietoso il canto quietò
nel buio incombente del piccolo uomo
soltanto un ricordo lontano restò.


Marisa Cappelletti


lunedì 30 maggio 2016

Perché...


Perché é lunedi', perché ero giovane, perché mi piace ancora, perché ci credo sempre, perché si'.



La donna di picche
Little Tony  1968


Marisa Cappelletti

domenica 29 maggio 2016

Considerazioni domenicali (ma per puro caso)


Porte in faccia

Mi succede ancora, mi è successo ieri.
Porte sbattute da chi non capisce, non vuole sentire, non vuole vedere.
Tutti quanti hanno chiuso porte per poi pentirsene o per non riaprirle più.
Ognuno ha desiderato, almeno una volta, di poterle riaprire, ma non ha più trovato nessuno dietro ad aspettare.
La mia vita è costellata di porte chiuse in faccia.
La prima da bimba: il mio compagno d'infanzia il primo giorno d'asilo disse alla maestra di non conoscermi, correndo a prendere la manina tesa di un'altra più bionda e sorridente di me.
L'ultima ieri. Che non è stata proprio una porta sbattuta e chiusa ma la mia sensibilità e la mia mente di donna ed in quanto tale complicata, l'hanno presa così.
Ogni volta, anno dopo anno, momento dopo momento, io ci resto male, fino all'ultimo non me lo aspetto, ci sbatto il naso, mi scappa da piangere!
E non imparo, non imparerò mai.  
Sto ancora lì dietro ed aspetto che mi riaprano.


Marisa Cappelletti



sabato 28 maggio 2016

Sabato sera d'amore

Questo amore

Stiamo cosi' stasera:
abbracciati e sciolti di tenerezza
innamorati e persi di desiderio
tu cantami una canzone d'amore
ti ripaghero' con una poesia...


Impossibile non conoscerla o non averla letta almeno una volta nella vita:

Questo amore

Questo amore
Così violento
Così fragile
Così tenero
Così disperato
Questo amore
Bello come il giorno
Cattivo come il tempo
Quando il tempo è cattivo
Questo amore così vero
Questo amore così bello
Così felice
Così gioioso
Così irrisorio
Tremante di paura come un bambino quando è buio
Così sicuro di sé
Come un uomo tranquillo nel cuore della notte
Questo amore che faceva paura
Agli altri
E li faceva parlare e impallidire
Questo amore tenuto d’occhio
Perché noi lo tenevamo d’occhio
Braccato ferito calpestato fatto fuori negato cancellato
Perché noi l’abbiamo braccato ferito calpestato fatto fuori negato cancellato
Questo amore tutt’intero
Così vivo ancora
E baciato dal sole
È il tuo amore
È il mio amore
È quel che è stato
Questa cosa sempre nuova
Che non è mai cambiata
Vera come una pianta
Tremante come un uccello
Calda viva come l’estate
Sia tu che io possiamo
Andare e tornare possiamo
Dimenticare
E poi riaddormentarci
Svegliarci soffrire invecchiare
Addormentarci ancora
Sognarci della morte
Ringiovanire
E svegli sorridere ridere
Il nostro amore non si muove
Testardo come un mulo
Vivo come il desiderio
Crudele come la memoria
Stupido come i rimpianti
Tenero come il ricordo
Freddo come il marmo
Bello come il giorno
Fragile come un bambino
Ci guarda sorridendo
Ci parla senza dire
E io l’ascolto tremando
E grido
Grido per te
Grido per me
Ti supplico
Per te per me per tutti quelli che si amano
E che si sono amati
Oh sì gli grido
Per te per me per tutti gli altri
Che non conosco
Resta dove sei
Non andartene via
Resta dov’eri un tempo
Resta dove sei
Non muoverti
Non te ne andare
Noi che siamo amati noi t’abbiamo
Dimenticato
Tu non dimenticarci
Non avevamo che te sulla terra
Non lasciarci morire assiderati
Lontano sempre più lontano
Dove tu vuoi
Dacci un segno di vita
Più tardi, più tardi, di notte
Nella foresta del ricordo
Sorgi improvviso
Tendici la mano
Portaci in salvo.

Jacques Prevert

Marisa Cappelletti


Tributo a Maggio


Tra le tante poesie per il mese di maggio ne ho scelte quattro.

 La prima é di Rabindranath Tagore (1861-1941), Premio Nobel per la letteratura nel 1913, nella raccolta Il Giardiniere ha una poesia sul mese di maggio:

Era di maggio. Il pomeriggio afoso
sembrava interminabile. La terra riarsa
si spaccava nel gran caldo, assetata.
Dalla riva del fiume udii una voce
che gridava: “Vieni, tesoro mio”.
Chiusi il libro e aprii la finestra
per guardare fuori.
Vidi presso il fiume un grande bufalo, coperto di fango,
che guardava in giro con occhi placidi e pazienti;
un ragazzo, nell’acqua fino al ginocchio, lo chiamava
per farlo bagnare.
Sorrisi compiacente ed ebbi un senso di dolcezza
che m’invase il cuore.

Un’altra poesia sul mese di maggio è di James Joyce (1882-1941) ed è tratta dalla raccolta Musica da camera:

Brezze di maggio, danzanti sul mare!
Via che danzate di solco in solco
il girotondo esultante, mentre in alto
vola la spuma a farsi ghirlanda
d’argentei archi gettati sull’aria,
vedete l’amor mio da qualche parte?
Ahimè! Ahi!
Brezze di maggio!
Amore è misero se il suo amore è assente.


Maggiolata è il titolo di questa semplice poesia di Giosué Carducci (1835- 1907) Giosuè Alessandro Giuseppe Carducci è stato un poeta e scrittore italiano. Fu il primo italiano a vincere il Premio Nobel per la letteratura nel 1906

Maggio risveglia i nidi,
maggio risveglia i cuori;
porta le ortiche e i fiori,
i serpi e l’usignol.
Schiamazzano i fanciulli
in terra, in ciel gli augelli,
le donne han nei capelli
rose, negli occhi il sol.
Tra colli, prati e monti,
di fior tutto è una trama;
canta, germoglia ed ama
l’acqua, la terra, il ciel.


L’ultima poesia è di Giorgio Caproni (1912-1990) e ha per titolo semplicemente Maggio:

Al bel tempo di maggio le serate
si fanno lunghe; e all’odore del fieno
che la strada, dal fondo, scalda in pieno
lume di luna, le allegre cantate
dall’osterie lontane, e le risate
dei giovani in amore, ad un sereno
spazio aprono porte e petto. Ameno
mese di maggio! E come alle folate
calde dall’erba risollevi i prati
ilari di chiarore, alle briose
tue arie, sopra i volti illuminati
a nuovo, una speranza di grandiose
notti più umane scalda i delicati
occhi, ed il sangue, alle giovani spose.





E per terminare questo piccolo omaggio ad uno splendido mese, una delle piu’ belle canzoni napoletane  dell’ottocento:   Era de maggio

E’ una canzone in lingua napoletana, basata sui versi di una poesia del 1885 di Salvatore Di Giacomo e messa in musica da Mario Pasquale Costa.

I versi sono quelli di una canzone d'amore. Nella prima parte viene narrato l'addio, durante il mese di maggio, tra due amanti, i quali si ripromettono di ritrovarsi negli stessi luoghi, ancora a maggio, per rinnovare il loro amore. La seconda parte della canzone è incentrata sul nuovo incontro tra i due innamorati.



Massimo Ranieri canta
Era de Maggio 
di Salvatore Di Giacomo



Marisa Cappelletti





venerdì 27 maggio 2016

Amo lui

Secondo brano pubblicato nella raccolta
Amo Lui di Montegrappa edizioni.


Cosi'

.....E chiuderò la porta, qualsiasi sia il posto,
dritta davanti a te mi spoglierò piano fino a restare nuda.
Ti guarderò negli occhi con sicurezza:
-Sono così, sono quella che sono con tutti gli anni
le ingiurie, i problemi e l'esperienza addosso.
Ecco, sono qui-
Piangerò dentro per l'emozione, gli inganni e la bellezza persa :
-Puoi lasciarmi sola ed uscire, se vuoi, ti saprò capire.-
Ma se resterai questo giorno non ce lo dimenticheremo più
perché dovrai amarmi, lasciarti amare, con il corpo e con il cuore,
oltre la nostra età, oltre il reale, senza respiro.
Ti verrò incontro, ti metterò le braccia intorno al collo e ti bacerò
di un bacio leggero poi mi stringerò così forte a te che sentirai ogni battito attraverso i vestiti, attraverso i desideri.
Non avremo più parole né pensieri.
Mi accarezzerai con dolcezza e tremerò sotto le tue mani,
mi bacerai sempre più impaziente, sentirò sotto le dita
la tua pelle ancora giovane e calda solo per me.
E poi, poi non so.
Lasciamo al caso, al momento, all'intensità di tutto,
so soltanto che sarà come non è mai stato, per me e per te.............


Marisa Cappelletti



mercoledì 25 maggio 2016

Scrivere!



Concorsi Letterari Gratuiti
Un concorso semplice, un concorso intrigante, un concorso impegnativo.
Cimentatevi!

Premio Letterario Internazionale Terra d'Aspromonte  II Edizione
Scadenza iscrizione: 05 Giugno 2016

Concorso Letterario La Bugia V Edizione
Scadenza iscrizione: 09 Luglio 2016


Concorso Nazionale Premio di Prosa Lirica inedita in occasione del Centenario del “viaggio
chiamato amore” di Dino Campana e Sibilla Aleramo II Edizione
Scadenza iscrizione: 09 Agosto 2016


Marisa Cappelletti


martedì 24 maggio 2016

Tanto tempo fa

Per tutti e per ogni cosa, situazione, esperienza, vita, per tutto c'é una prima volta. 
Ecco tre delle mie prime volte, in ordine inverso:



La prima volta (avevo...non ricordo piu')


E' stato niente ma é stato tutto.
Quel tutto che ci ritrova a ricordare,
ancora qui, tra sorrisi e lacrime, l'amore che non fu.
Il niente di quel giorno di un'estate lontana,
scandito da desideri inesperti
caduti ai piedi di un letto troppo grande per noi.
La prima volta di due anime spaventate
davanti alla realtà della vita,
una volta soltanto per capire che la fine era li'
in quella stanza orfana di respiri e sospiri.
Ma il vento gira portando i ricordi mai scordati
gli amori non confessati, le prime volte fallite.
Adesso, adesso é tutto nel vento che ci separa e ci unisce,
prima volta dopo tante volte, unica perfetta volta
di due cuori riuniti nel sogno della vita.

Marisa Cappelletti





La prima volta (avevo 10 anni)

Avevo 10 anni e già mi piaceva scrivere; cercavo di metterci del mio nei temi di allora.
I titoli avrebbero scoraggiato anche Pirandello ma non me che, cocciuta, continuavo a lottare contro la matita rossa della maestra Rovati (la blu era per gli errori gravi, quelli di grammatica)la quale, pur apprezzando, non ammetteva alcun volo, anche basso, di fantasia.
Ma un giorno, prima di un Natale anni '50 , probabilmente scrissi un capolavoro perchè
improvvisamente risalii la china della stima della mia insegnante. Mandò il tema ad un concorso indetto dal Comune di Milano e, sorpresa per me e la mia famiglia tutta, lo vinsi!
Fu la mia prima volta come scrittrice ufficialmente riconosciuta.
Non ricordo il premio, ma ricordo la mia emozione e l'orgoglio del babbo che con un
sorriso enorme mai visto prima, quando salii sul palco del teatro Manzoni, sirivolse praticamente a tutta la platea continuando a ripetere -E' mia figlia, è mia figlia! -
Frequentavo la seconda media e, modestamente, nelle materie letterarie ero bravissima.
Meno in matematica. Non mi sono mai piaciuti i calcoli, di nessun genere.
La professoressa di lettere, di cui non ricordo e non ho mai voluto ricordare il nome tanto ci eravamo antipatiche a vicenda, doveva per forza di cose, anche se riluttante, darmi voti alti nei temi e fu così che un giorno la preside ne lesse uno ed eccomi ancora lì, ad un altro concorso. Indovinate? Lo vinsi! Papà era ancora molto orgoglioso, ma cominciava ad abituarsi alle premiazioni.
Il mio percorso scolastico fu un susseguirsi di misere sufficienze nelle materie scientifiche ed ottimi voti per ottimi temi e riassunti vari. Ma a diciotto anni, dopo la maturità tutto finì.
Che successe?
Mi successe la vita!

Marisa Cappelletti






La prima volta (avevo pochi minuti)

Sono nata in un gennaio freddissimo alla fine degli anni quaranta.  Nevicava e papà, preoccupato per le strade pericolose, penso’ bene di chiamare l’ambulanza dei suoi colleghi. Fu cosi’ che arrivammo,  io e mamma,  trionfalmente sulla rampa dell’Ospedale Regina Elena di Milano a bordo di una fiammante  e urlante rossa ambulanza dei Vigili del Fuoco.  Non so bene come fu, ma mi riferirono anni dopo,  che nacqui quasi subito dopo l’arrivo, tranquillamente e serenamente, con un gran ciuffo di capelli ed un piccolo sorriso di gratitudine per il Corpo dei Vigili del Fuoco che se ne stava sulla soglia della stanza imbarazzato ed orgoglioso di aver contribuito in qualche modo alla mia venuta al mondo.   
Fu anche la prima volta, purtroppo, di nonna Alice che, impayiente di vedere la sua prima nipotina, si precipito' fuori casa, scivolo' sulla neve ghiacciata e si ruppe, per la prima volta, una gamba.
Fortunatamente ricordo' sempre l'episodio con grande allegria.          



Marisa Cappelletti                                                

lunedì 23 maggio 2016

Generazioni

Vorrei farvi conoscere questa poesia che a me piace e che in parte mi riguarda, non foss'altro che per ragioni di età:
Discorso alla gioventu'

All'età vostra il mio futuro era a forma di flipper,
una molla mi buttava in salita
nel corridoio di lancio.
Sbucavo sulla pista, partivano i rimbalzi.
Poi nella ressa dei minuti primi
il futuro non somiglio? piu? a niente.

All'età vostra una mano di ragazza
tenuta sotto il tavolo
mi faceva immaginare i figli.
Le ore della scuola erano un carro,
io un cavallo da tiro,
le redini nel pugno di un cocchiere alle spalle.
I capelli sbiancati degli anziani
era neve perenne,
spettava a loro un'epoca glaciale.

All'età vostra la parola oceano
mi riempiva la bocca di saliva.
Era diverso il pianto dei bambini,
senza capriccio, stizza, serviva a riscaldare,
anche al dolore serve una temperatura.
All'età vostra il secolo chiudeva
i battenti ed i battuti,
malgrado l'avviso di chiusura
sono rimasto dentro,
é da li' che vi sbircio.

All'età vostra c'erano le navi con i viaggiatori,
andavano lontano.
Quelle di ora girano una pista,
vanno in crociera, fanno il girotondo.
All'età vostra si partiva di schiena
sulla strada sterrata della fine
dei film di Charlot:
Spedivano denari da laggiu', nessuna cartolina.
Ritornavano in pochi.
Non vi offendete per le differenze,
servono a misurare il tempo
meglio di calendari e di orologi.

All'età vostra: formula balorda,
si é coetanei solo di se stessi:
Non ho avuta la vostra,
c'é stata un'età mia,
una camicia di cotone blu,
si macchio' di vernice
da non poterla mettere.
Non l'ho data via, sta nell'armadio
appesa con le altre.
Sulle spalle sarebbe l'abbraccio di mio padre.
E' stata cosi' tanto tempo fa,
quella camicia, età,
da essere suo figlio.

E' durata qualche viaggio notturno
nello scompartimento affumicato,
Torino Porta Nuova-Napoli Centrale,
per un appuntamento
col terremoto dell'autunno '80.

E' durata una notte di maggio del '69,
l'amore avuto senza sapere che farci.
E' stato migliore di ogni sapere che farci.
Ancora mi lodo per l'incompetenza
di avere lasciato l'amore dov'era.

Vi saluto
dal basso e non dall'alto,
dalla distanza che non é esperienza,
dallo schiaffo del flipper
per non andare in buca.

Erri De Luca
Da "Il piu' e il meno"
Edizioni Feltrinelli, ottobre 2015


domenica 22 maggio 2016

Calda domenica di nostalgia


I ricordi, a volte, prendono possesso delle nostre menti e ci trascinano dove non pensavamo piu' di tornare. I ricordi, spesso, portano con sé una struggente nostalgia di quel che é stato sull'onda di una vecchia canzone ascoltata per caso o di una frase letta distrattamente. Ma i ricordi ci rendono consapevoli della vita passata e donano speranza in quel che verrà.


Portami con te

Portami con te a quel mare lontano
Dei nostri pochi anni.
Mostrami  il sole che ci scoppiava dentro
Con l’agosto dei sorrisi.
Prendimi  la mano, raccontami il gusto di sale
Sulla pelle della gioventu’.
Siedi qui vicino  davanti al nostro tramonto
Che ci trova uniti nei cuori.
Resta con me nell’aria che porta lontano
Sull’onda della musica muta
Che ci suona dentro.
Balliamo un’ultima volta la dolce danza
Di un assurdo sconosciuto amore
Che ci trascina, melodia  assoluta,
Verso la consapevole felicità che ci aspetta.



Marisa Cappelletti 

sabato 21 maggio 2016

Erri De Luca


Ieri era il compleanno di uno degli scrittori italiani che piu' mi piacciono: Erri De Luca.
Poeta, scrittore, giornalista, traduttore, saggista, attore teatrale, autore di cinema e di teatro
e probabilmente molto altro.
Enrico De Luca, detto Erri, é nato a Napoli il 20 maggio 1950,
Ha pubblicato quattro raccolte poetiche e ben sessantadue romanzi.
Personalmente amo la sua capacità di sintesi (i suoi libri  non superano mai 150 pagine comprensive di introduzione e sommario) e la sua scrittura che mi riporta spesso a grandi scrittori sudamericani primo fra tutti Garcia Marquez.
Ho amato molto Tu, mio, Storia di Irene e Il peso della farfalla. Sto leggendo Il piu' e il meno, in cui De Luca si racconta, una sorta di autobiografia socialmente impegnata. Come sempre scritta in modo esemplarmente semplice e con un linguaggio molto piu' che gradevole, con un uso magistrale della lingua italiana.

« Considero valore ogni forma di vita, la neve, la fragola, la mosca. Considero valore il regno minerale, l'assemblea delle stelle. Considero valore il vino finché dura il pasto, un sorriso involontario, la stanchezza di chi non si è risparmiato, due vecchi che si amano. »

(Erri De Luca, Valore, da Opera sull'acqua e altre poesie, Einaudi, Torino, 2002)


Marisa Cappelletti

venerdì 20 maggio 2016

Amo lui - Raccolta di racconti e poesie di genere erotico soft


Mi piace questo libro di Montegrappa Edizioni per Toskij Café Chantant: curato nella stampa, nell'impaginazione, bella copertina, ottima introduzione della Casa Editrice e....e poi ci sono due miei racconti brevi. Curiosi? 
Ecco il primo:

Senti

Scosta le coperte e lasciami entrare nel tuo letto, non parlare ma abbracciami, fammi restare con la testa sulla tua spalla.
Senti il respiro che si calma, il sospiro che ti spiega la felicità di due corpi vicini, girati verso di me senti le mie gambe tra le tue.
La mia bocca sul tuo collo. Accarezzami con dolcezza e dimmi tutto quello che vuoi, che senti, che sono per te.
Lascia che ti dia le spalle, stringiti a me, fammi sentire che mi vuoi, segui il mio ritmo lento ascolta l'amore che ti dico.
Dimentica gli altri e tutto quello che c'è fuori da questo letto, da questo nostro mondo unico e caldo e tienimi qui.
Accarezzami fino a farmi dire sottovoce che ti voglio subito, che ti voglio adesso, che voglio che sia quello che non è mai stato:
un lento, travolgente, esasperante, totale amore. Un lungo, sconvolgente, infinito momento senza respiro, senza tempo, senza ritorno.
Voglio l'amore, tutto, il tuo ed il mio.
Lo devi leggere negli occhi, sentire nelle mani, sulla pelle, dentro di me.
E dopo non mi lasciare. Mai.
Tienimi stretta e guardami piangere, senti i baci leggeri, ascoltami, ascoltati...​
Siamo qui.


Marisa Cappelletti

giovedì 19 maggio 2016

Ciao Marco

Marco Pannella © Ansa

Permettetemi di dare l'addio, senza nessuna intenzione di far politica e nemmeno di raccontarne la storia, ad un grande uomo: Marco Pannella. 
Deciso, lucido, con una grande cultura umanistica, rispettoso delle donne, appassionato, onesto. Soprattutto onesto. 
Con lui e grazie a lui il nostro Paese ha raggiunto obiettivi importanti, ha riscoperto la democrazia e la libertà dell'uomo.
Ciao Marco ci mancherai.



Marisa Cappelletti

mercoledì 18 maggio 2016

Nuova nuova

L'ho scritta un'ora fa. 
Storia di amicizia e di guerra.
Spero vi piaccia.



In un campo di grano

Ricordi?
Sdraiati a guardare le nuvole
cambiare sembianze per noi e correre
nel cielo libere, danzando l'allegro refrain
della gioiosa infanzia perduta nell'eco
di guerra  di un temporale improvviso
causato dal fronte freddo del dovuto addio
all'innocenza che ci aveva uniti, amici
di vita e di giochi,  compagni di sogni
grandiosi, di piccole gioie fanciulle.
Ricordi? 
Con gli occhi puntati su un cielo
ingombro di nuvole nere, presagio tragico
e vero di tempi non piu' spensierati,
di anni di guerra e battaglie, di campi
bruciati e fumanti sotto nubi rosse di fuoco
e di odio, a dominare noi, fantasmi di giovani
uomini perduti in un orribile mondo straziato.
Ricordi? 
Ci perdemmo in un campo di grano
sotto nuvole che piangevano sangue e dolore
e li' ci trovarono insieme, vicini per sempre
nell'eterno tempo che non scorre per noi
a guardare le nuvole. 


Marisa Cappelletti





Piano City Milano 2016


In questo mese di maggio piovoso ed indeciso Milano ci regala un evento formidabile. 

Per i prossimi giorni, cioé da venerdi' 20 a domenica 22,  é prevista una maratona di concerti per piano non stop : Piano City. Cinquanta ore di musica dal centro alle periferie, nelle case, nei giardini, nei musei ed anche in cima al grattacielo Pirelli. 
400 concerti con musica che spazia dalla classica al jazz, dall'inaugurazione  nei giardini della Villa Reale in Via Palestro con il Maestro Michael Nyman, alle musiche e canzoni stralunate del grande Jannacci, cantato dal figlio in un concerto intitolato Piano Fragile. Dal concerto della pianista Irina Bogdanova, fascinosa e volitiva trentenne in ascesa, che nel Museo Teatrale alla Scala suonerà pagine di Liszt sullo Steinway C-227 n. 49382 del 1838 appartenuto allo stesso Liszt, a Bollani.
Da Intra dall'alto del Pirellone con la sua performance jazz dal titolo Suonare il suono, a Yulianna Avdeeva, Premio Chopin nel 2010 ed oggi una delle piu' ambite pianiste sulla scena mondiale.
Questi sono solo alcuni concerti. Ce ne saranno a centinaia per chi vorrà trascorrere serate, notti e poi mattine e pomeriggi immerso nella musica. E non solo.
A Piano City la musica é anche svago, contaminazione di generi, contenuto sociale, conquista di spazi inusuali. Ci sono strumenti trasformati in opere d'arte per beneficenza, concerti nei parchi, in battello ed anche su due ruote, happening collettivi e molto molto altro.
Se siete Milanesi, risiedete nei dintorni, vi trovate a passare di qua o vi va di fare un viaggio lungo o breve in nome e per la musica, Milano vi aspetta.  
Se siete interessati, potete trovare il programma completo su
http://www.pianocitymilano.it/programma


Marisa Cappelletti

martedì 17 maggio 2016

E per una serata rilassante...

Regalatevi l'ascolto di questa splendida canzone


At Last
Etta James


Marisa Cappelletti



Salone Internazionale del Libro Torino



Anche quest'anno, come ogni anno, il Salone ha proposto per gli appassionati e non, centinaia di incontri, dibattiti, presentazioni, premiazioni  e libri, un oceano di libri.
Un programma denso, interessante, diversificato e frequentatissimo. Case editrici famose e meno famose, piccole case indipendenti e self-publishing, curiosi e scrittori, lettori appassionati, esordienti in cerca di editori, editori in cerca di best- sellers. C'era tutto, c'erano tutti.
Un lutto in famiglia purtroppo, quest'anno mi ha tenuta lontano dalla organizzatissima confusione
del Lingotto. Avevo un pass come addetto stampa, avevo appuntamenti ed incontri con cari amici,
premiazioni da frequentare, libri, tantissimi libri da sfogliare, dibattiti a cui non mancare.  
Ma la vita non si interessa ai tuoi di interessi e ti spiazza, scompiglia e toglie  gli affetti quando le pare.
Se non ci siete mai stati, segnatevi le date per il prossimo anno, non mancate! Li' si respirano il profumo della carta stampata, la fantasia e la creatività della scrittura, l'interesse per la cultura, il divertimento e la passione per la lettura. E' un consiglio da amica: visitate il Salone Internazionale del Libro, é un'occasione speciale ed unica!



Marisa Cappelletti






lunedì 16 maggio 2016

Domande semplici


Magia
Ti rendi conto di quanto stiamo bene,
di come ci appartenga ogni pensiero dell'altro,
di come ci capiamo anche senza parole,
della magia incredibile fra noi?
Ti rendi conto di quanto non pesino  gli anni
quando siamo, anche se lontani, insieme?
Ciascun giorno é una emozione fortissima,
ogni attimo é un regalo tuo e della vita.
Vorrei cosi' tanto avere le tue mani, che a volte
la nostalgia mi soffoca e mi fa male il cuore. 
Ti rendi conto dell’importanza del noi,
del volersi sempre, in ogni senso,
di quello che proviamo ed abbiamo davvero?
Chissà se  ci rendiamo conto fino in fondo
di come sia questo sentimento, di quanto

nella sua incompiutezza sia perfettamente completo?



Marisa Cappelletti








domenica 15 maggio 2016

Nelle notti insonni

Quando non si dorme, quando si pensa e si rimpiange, quando si affrontano le illusioni per quelle che sono: la vita che non é.



Il Tempo che non é

E' il tempo delle illusioni ed io per te sarò
la donna di una notte immaginaria
tu sarai quell'amante che non sei mai stato.
Saremo quelli che non potremo mai: puri sogni
di passione e d'amore fuoco che brucia dentro
e fuori, poeti e scrittori di una vita mai vissuta.
Portami con te sulla spiaggia fredda di quel che non sarà,
dimmi parole che non potrai mai dirmi, lasciami piangere 
questa  immensa infinita tristezza.


Marisa Cappelletti



Per finire il week-end in bellezza


Non servono commenti...

                                    
Finalmente sulle onde, sotto un cielo che non so.
Chi l'aveva mai sognata questa vita che ora ho?
E la sera tra le stelle e la musica che passa
tra un sussurro ed un incanto, in un bagno di melassa,
io mi cullo sulla scia della luna in mezzo al mare
e stai certo caro mio che non mi vedrai tornare.
Lì tra figli, sughi, panni, spese al Super, pannolini,
veditela un po' tu coi bucati ed i bambini.
La tua bella e il suo profumo pensi ti vorranno ancora?
Ancora te che non potrai dedicarle più di un'ora
tra lavoro, casa, scuola e pasti ancor da preparare,
che per la mente avrai di tutto fuorchè lei da coccolare?
Ma ora scusa amore mio ti dovrei proprio lasciare.
Sai, c'é Leonardo che mi aspetta là sul ponte sopra il mare.
Sì Leonardo, quello bello, quello giovane e abbronzato
che mi fa scordare tutto ed io sono cosi’ felice,
felice di averti finalmente abbandonato.


Marisa Cappelletti






venerdì 13 maggio 2016

Venerdi' 13

Un racconto, scritto a quattro mani con l'amica scrittrice Paola Roela, adatto alla giornata.
Strizzando l'occhio al Maestro Stephen King.



Il lago


Aveva scelto un pomeriggio pieno di sole per tornare in quel posto tra le colline, sopra il lago che l'aveva inghiottito e legato sul fondo con le sue alghe viscide ma forti come catene.
Il corpo decomposto, lauto pasto per i pesci, l'anima vagante in cerca di vendetta. Anni passati a scivolare leggero come fumo tra gli uomini, ad entrare nelle menti per sconvolgerle con sussurri di violenza e follia.

Un'esistenza, la sua, senza uno scopo ed un disegno, se non quelli di togliere agli altri, di uccidere per soddisfare il desiderio di possesso e di prevaricazione. Eppure un tempo, chissà quando e perché, anche lui doveva aver avuto almeno un desiderio, una speranza di riscatto, venuti da chissà dove e subito persi nei meandri di un cuore nero.
Nascosto tra la chioma di una quercia osservava i due ragazzi che si rincorrevano nel prato per poi tuffarsi tra l'erba fitta e piena di fiori, fingendo una lotta che terminava tra le risa. Una scena idilliaca che solleticava quell'anima errante condannata ad essere il Male.

Non ricordava cosa fosse quella sensazione che sentiva montare dentro, guardando quei due. Forse invidia, sì, doveva chiamarsi così. In un'altra condizione, forse avrebbe potuto chiamarla rimpianto. O nostalgia. Quelli però erano sentimenti perduti. Per sempre. Chissà se tra i due era vero amore o soltanto voglia di sesso. Era curioso di scoprirlo. Li avrebbe messi alla prova.

Forte dell'esperienza acquisita nel corso del tempo, si insinuò nella mente del ragazzo, sussurrando oscenità alle sue orecchie. Oscenità che, senza averne coscienza, vennero puntualmente ripetute dal giovane. Parola per parola. La ragazza lo guardò stupita "Cos'hai detto?" disse incredula "Io...cosa ho detto?" disse lui, ancor più stupito. Lei lo guardò:
"Non so cosa ti sia preso, ma se è uno scherzo, non è affatto divertente!"
"Oh si' che lo é!" penso' l'Entità.                                                                                                                                                                                                " Non so di cosa parli, amore, ti prego...vuoi rovinare tutto?" chiese lui, sinceramente dispiaciuto e incapace di comprendere di cosa lo si stesse accusando "Capisco che sei eccitato ma...dire quelle cose..." disse lei mettendo il broncio, e contemporaneamente riavvicinandosi "Non so di quali cose tu stia parlando ma...è vero, lo confesso, sono eccitato. Come potrei non esserlo, con te così vicina...sei bellissima!" disse lui, baciandola, mentre la cingeva sui fianchi.

L'Entità fece scivolare una mano del ragazzo sul sedere di lei, palpeggiandolo pesantemente. La ragazza reagì con un sonoro ceffone e con le lacrime agli occhi "Sei un mostro!" disse, correndo via. Lui rimase attonito, senza capire cosa fosse successo. Capiva solo che lei, per qualche incomprensibile ragione, stava scappando da lui.

Provò a rincorrerla ma un rumore lo fece voltare. Non riusciva a credere ai propri occhi. Al centro del Lago si stava formando un'altissima onda.

Rimase ipnotizzato a guardare l'acqua sollevarsi e muoversi finché non assunse la forma che ricordava quella di un uomo incappucciato.
All'altezza del volto, senza occhi, l'acqua si mosse a formare una bocca che parlava. Le parole uscivano ovattate e sembravano provenire da millenni indietro nel tempo, ma nella testa del ragazzo, dopo averlo confuso con il loro rimbombo, risuonarono forti e chiare.
Rimase immobile ad ascoltare, incapace di muoversi, reagire o anche soltanto di proferire una sola parola.

Quando ebbe terminato di formulare il suo messaggio, l'onda si riabbassò lentamente e sulla superficie dell'acqua rimase solo qualche cerchio concentrico che ben presto sparì.
Lo sguardo del giovane, ipnotizzato dal fluire dell'acqua, lentamente si alzò dal Lago al cielo. Stava scendendo la sera, la luna era già ben visibile, anche se vi era ancora abbastanza luce.  Cercò di scuotersi dal torpore, sentiva che doveva fare qualcosa, era lì per un motivo.
Gli sembrava di ricordare che la creatura dell'acqua gli avesse ordinato di fare qualcosa. Ma cosa? Era tutto confuso nella sua testa, poi, d'improvviso, gli sovvenne. Si voltò a guardare verso il bosco, i lecci proiettavano la loro lunghissima ombra, dando un aspetto sinistro all'ambiente. Marcus, forse in un ultimo anelito di umanità ancora in lui, rabbrividì.

Ma fu solo un attimo. Subito dopo, iniziò a correre e scomparve nel folto del bosco.
La caccia era cominciata.
Maria si era appoggiata ad un vecchio tronco, stanca per la corsa e per la delusione. Non era così che aveva immaginato l'amore, non era così che doveva essere! Marcus si era dimostrato soltanto un volgare giovane maschio e lei non lo avrebbe mai perdonato!
Le foglie intorno si sollevarono formando un mulinello attorno al suo corpo, nonostante la completa mancanza di vento. Un rumore di passi in corsa e rami spezzati le arrivò annunciando l'arrivo del ragazzo.

Si volse pronta a respingere il Marcus sconosciuto di pochi minuti prima, ma la figura che arrivò non era quel che si aspettava. Scarmigliato, ansante, le froge spalancate come quelle di una belva che fiuta la preda, gli occhi brillanti di rosso fuoco.
Maria rimase per un attimo immobile, terrorizzata, poi l'istinto di sopravvivenza la spinse in una corsa disperata. Ma quel che restava del ragazzo con un balzo felino la raggiunse gettandola a terra e l'aggredì alla gola, lacerandole con un solo morso la giugulare anteriore, mentre lo sguardo che non aveva più nulla di umano, osservava compiaciuto l'agonia della giovane che stava affogando nel proprio sangue. La bestia la afferrò per i capelli senza il minimo sforzo e la trascinò verso il Lago, dove l'Entità aspettava. Marcus entrò nell'acqua con il corpo tra le braccia e lo sollevò per poi gettarlo al largo, dove le alghe scure sollevarono le loro mani fluttuanti per accogliere l'ennesima vittima.
L'Entità, pacificata, guidò la mente del ragazzo verso la realtà. 

Quando realizzò quello che aveva fatto, il ragazzo, con le mani nei capelli, corse via con tutta la velocità di cui era capace. Non l'avrebbe mai raccontato a nessuno, poiché nessuno gli avrebbe creduto. In quanto a Maria, avrebbe pensato a qualcosa. Povera Maria!

Poco dopo, tornò il silenzio. Passò un po' di tempo, in cui l'Entità rimase tranquilla, nonostante ci fossero state diverse visite, ma sempre di comitive piuttosto numerose, con le quali "operare" sarebbe stato più difficoltoso. Finalmente, dopo un periodo piuttosto lungo, arrivò sulle rive del lago una tipica famigliola, papà, mamma e due bimbetti, un maschietto e una femminuccia, per il classico picnic. Arrivarono all'incirca a metà mattina, l'uomo preparò la sua attrezzatura da pesca e si mise a pescare. Anche il maschietto aveva una piccola canna e si mise accanto al padre. La mamma stese un telo da mare e si mise a prendere il sole, mentre la bimba giocava con la palla.

Il bimbo era impaziente di pescare qualcosa e non smetteva di ripetere quando avrebbero visto qualche pesce, muoveva in continuazione la canna, nonostante le raccomandazioni del padre di restare in silenzio, altrimenti i pesci sarebbero scappati tutti. Il figlioletto, però, era così emozionato per la sua prima volta a pesca, che, nonostante i buoni propositi, non riusciva a stare fermo, né zitto. Tutto quel trambusto disturbò l'Entità, che iniziò a interessarsi a loro.

Li osservò a lungo, sentendo dentro sé una sensazione strana, come di dèjà vu, come se, in qualche modo, li conoscesse. Com'era possibile? Erano passati molti anni da quando aveva abbandonato la sua forma umana. Era ancora un ragazzo quando era stato ucciso. Un giovane che si era cacciato in un mare di guai. Non ricordava il perché. Tentò di andare indietro con la memoria. 
No, non gli era concesso il ricordo! Doveva restare solo un grumo di pura malvagità, null'altro.

Ma quella famiglia gli aveva aperto un piccolo spiraglio di sensibilità, anche se lui non sapeva dare un nome al disagio che percepiva. Per la prima volta da quando era riuscito a sfuggire alle alghe ed emergere dalle acque scure del centro del Lago, per la prima ed unica volta non sentiva il bisogno di insinuarsi nelle menti umane per sconvolgerle. Un fulmine velocissimo attraversò l'Entità, lasciandogli la traccia vaga di una giornata lontana.

 La bimba si mise a ridere serena e l'immagine di un'altra bambina che imbracciava un fucile e piangeva disperata si proiettò sul Lago. Il bimbo riuscì a pescare un minuscolo pesce e subito accanto al viso terrorizzato dell'altra piccola si materializzò un adulto con una poltiglia sanguinante al posto del viso. La madre chiamò i figlioletti per la merenda, una donna con gli occhi sbarrati ed un altro orribile buco invece del cuore si profilò all'altra estremità del Lago. Le nubi coprirono il sole, un vento freddo arrivò da ovest e l'Entità percepì per la prima volta quello che era stato: il ragazzino accecato dall'odio che, col fucile del padre, aveva sterminato i genitori, per essere poi ucciso dalla sorellina terrorizzata.

Caduto nel Lago, incatenato alle alghe era stato abbandonato lì a decomporsi, per poi tornare come massa folle senza possibilità alcuna di riscatto. Sospeso sopra il Lago, in compagnia dei fantasmi, prima di inabissarsi definitivamente lasciò cadere un'unica ristoratrice lacrima sulla superficie increspata e grigia.

 La donna guardò su, verso le nubi ed una goccia di pioggia le bagnò il viso. Era riuscita a tornare finalmente in quel posto maledetto, dove aveva perso tutti i suoi cari e, per sopravvivere, aveva sparato al fratello.
Prima di chiudere definitivamente col passato formulò una preghiera, poi radunò la sua famiglia e se ne andò.

                                                                     Fine



Marisa Cappelletti e Paola Roela