lunedì 27 aprile 2020

Senza Titolo

Senza Titolo non è il titolo.
Cioè non è mai stato deciso come "chiamare" questo racconto scritto a sei mani con altre due scrittrici.



Marisa Cappelletti

Un ragazzo alto e biondo, dai capelli quasi rasati, avanzava, mani in tasca e aria strafottente,  tra  le rotaie che si incrociavano ovunque, portando i treni fuori dalla grande stazione. Il muro lo aspettava con la sua piccola parte ancora vergine di murales a tema sociale, firme e parole senza senso, scarabocchi  ed insulti irripetibili.Estrasse lo spay argento , guardo’ all’insu’, verso un cielo plumbeo e poi si concentro’ sul suo messaggio: NOW IS THE END! Ecco: semplice e senza possibilità di fraintendimenti. Ripose la bomboletta nella tasca del giubbotto , saluto’ con un gesto militaresco quel che stava sopra di lui e con  passo dinoccolato se ne ando’ fischiettando.All’improvviso tutti i muri della città riportarono la stessa scritta.Un messaggio temuto per secoli che ora stava li’, nella città in cui nessuno si interessava a qualcuno, in cui nemmeno una persona si sforzava di chiedersi cosa intendesse quella scritta. Solo una donna si fermo’ davanti al muro,  una donnina anonima il  cui sguardo penetrante ando’ oltre il murale, oltre il significato, oltre il destino.Il cielo sopra la città si stava tingendo di un verde acido, da aurora boreale, i piccioni,  i gabbiani e tutti gli altri uccelli si alzarono in volo scurendo il cielo, anche se , uniti nello stesso terrore, faticavano a reagire ad un vento impetuoso che pareva arrivare direttamente dalla Death Valley, come se la Lombardia fosse la peggior California.Le persone , soldatini grigi impauriti sfornati dagli uffici del centro, si stavano precipitando ai parcheggi, prendevano d'assalto i bus e si gettavano giu' per le scale del metro', come se la pancia della metropoli potesse in qualche modo proteggerli maternamente da quello che pareva essere l'inizio dell'Apocalisse.

Maria Rita Maurizi

Una frenesia caotica si imprigionava sull'asfalto e pareva tirare a sè pantaloni,gonne e ruote. Nessuno osava guardarsi negli occhi per più di un attimo per la paura di leggere domande senza risposta. D'un tratto calò il sipario ,calma ,strade vuote ; il cielo all'improvviso divenne chiaro e limpido come se respirasse libero dalla gente . La donnina tolse il foulard sabbia che le copriva il capo ,scosse la fluida capigliatura rossa e con passo lento si avviò verso casa. Un palazzo come tanti ce ne sono a Milano e in qualsiasi altra metropoli, elegante e non molto lontano dal centro . Salì le scale lucenti che facevano eco ai suoi tacchi di cinque centimetri Arrivata sul pianerottolo sentì la porta del vicino aprirsi ,si voltò " Allora ? " chiese Armando .

La bottega delle parole

"Sta andando tutto secondo i nostri piani, stai tranquillo". Armando aggrottò un pò la fronte, e i segni dell'età che avanzava sembravano dune nel deserto, continuavano su una nuca, che ormai era una radura. Non era proprio sicuro, forse era preoccupato da tutte le variabili che potevano rovinare un piano praticamente perfetto. Un piano che per lui, era durato tutta una vita, frutto di studi, preghiere, speranze. La paura più grande erano le molteplici variabili che avrebbero potuto influenzare il risultato finale. Tante volte erano arrivati all’ora zero, che avrebbe dato il via a tutto, ma da 70 anni a questa parte, c’era sempre stato qualcosa o qualcuno che aveva fatto cambiar loro idea, fermando quella che sarebbe stata la Fine e l’Inizio, contemporaneamente. Ogni volta l’azione di una persona li aveva bloccati, aveva fatto loro credere che qualcosa sarebbe cambiato, che avrebbe riportato l’equilibrio in un Mondo ormai allo sbando. Ma questa volta, non era successo. L’egoismo dell’umanità aveva raggiunto livelli ingestibili, incurante di tutto quello che stava distruggendo intorno a lei, ingoiava tutto e tutti: sentimenti, natura, le stesse persone. Nessuno si rendeva conto che quella strada li stava portando in un vicolo senza via d’uscita, e chi lo comprendeva veniva preso per un pazzo, un anticonformista e, in alcuni, casi un eretico. Nulla ormai avrebbe potuto bloccare gli eventi, l’annuncio era stato fatto, e nessuno dei Membri del Consiglio si era opposto. Armando guardò l’orologio, poi alzò lo sguardo verso la chioma rossa che lo stava fissando, e che senza far trapelare alcuna emozione, gli disse “E’arrivata l’ora. Rompi l’orologio" .

Marisa Cappelletti

Ma Arturo si fermo', come colpito da un fulmine divino. Poi col mento indico' una porta alla rossa che capi' e si affretto' ad aprirla. Il biondo dai capelli rasati, immobile e silenzioso, se ne stava dietro l'uscio senza respirare. La donna lo colpi' leggermente allo sterno ed il ragazzo, come un giocattolo a molla, si risveglio' dal torpore ed entro' mettendosi davanti al vecchio. Lui lo guardo' con tenerezza, da padre a figlio, orgoglioso di quel che aveva generato. Il primo, il capostipite dei tanti che lavoravano nel laboratorio, mischiati agli altri ed irriconoscibili a tutti, tranne che ai Membri del Consiglio dei Dieci. Alzo' una mano per un'ultima carezza, ma il biondo si scosto' di scatto, negli occhi una minaccia mai affiorata prima. La paura ma anche la tristezza si fecero largo nella mente matematica di Arturo ed il suo sguardo smarrito cerco' la rossa.

Maria Rita Maurizi

"Non lasciarti prendere dal cuore! Tu non puoi averne!"Gridò la donna. L'uomo abbassò lo sguardo in cenno di approvazione .Non poteva adesso pensare ,riflettere,modificare le cose quelle stabilite tanto tempo prima. Il ragazzo si contrasse tanto da sembrare una statua quasi imponente , piena di rancore e determinata a lottare credendo nei suoi principi e doveri. Le battaglie di una vita erano ora arrivate alla stretta finale. Si inginocchiò e iniziò a farfugliare parole che sembravano preghiera .Parole che nè l'uomo nè la rossa riuscirono a comprendere.

La bottega delle parole

Non era una preghiera, ma un codice binario che quelli come lui potevano comprendere, c'era una rivolta e lui ne era l'artefice. Quando finì di parlare, tutti quelli come lui sapevano.Abbracció Arturo, guardò sprezzante la rossa, e aprì la porta, dietro c'era una ragazza, alta e pallida, truccata come se fosse appena uscita da un rave party. "Padre, ci avete creato, insegnato tutto e lasciati liberi tra gli altri, le persone normali, per diventare loro amici e colpirli alle spalle. Ma...non ci avete insegnato che cos'è l'amore, perché nemmeno voi ne conoscete il significato. L'umanità andrebbe distrutta per quanto sa essere immonda. Ma anche nell'asfalto nasce un fiore" Baciò la ragazza e se ne andò. Arturo sorrise, il Mondo era di nuovo salvo, per quanto? Chi poteva dirlo, il destino era nelle mani di ognuno di noi.


In ordine di contributo:

Marisa Cappelletti
Maria Rita Maurizi
La Bottega delle parole



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domenica 26 aprile 2020

Un tempo illuso





Rubami
le parole della canzone che mi si addice
e cantale con la voce che mi fa vibrare.
I pensieri della notte che mi abbraccia
e stringimi nei cerchi di sogni impossibili.

Rubami
i battiti veloci di un cuore che ti appartiene
ed uniscili ai tuoi nel ritmo del destino.
I ricordi di quel che eravamo e conservali
nel cassetto che abbiamo riempito insieme.

Rubami
i giorni che rimangono da vivere ancora
ed inventami la vita che potrebbe essere.
Lascia che io rubi
tutto quello che senti e dici che provi e dai.
Ladri illusi e consapevoli noi di esistenze
che non si incontreranno mai.

Marisa Cappelletti

sabato 25 aprile 2020

Nostalgia

Scritto di getto in una calda serata della scorsa estate. Forse la rimpiangero'.

Milano - Piazza Gae Aulenti


Una qualsiasi notte di giugno

Il caldo è infernale: come se alcuni satanassi stessero davanti alle porte finestre ed alle finestre dell’appartamento a buttar dentro fuoco.
Tutto è surriscaldato, i ventilatori disturbano il sonno che non c’è con i loro ronzii,  ma sono incapaci di dare un po’ di sollievo.  Fuori il traffico è incessante anche se sono le tre. Ognuno cerca evasione da questo inferno  come puo’,  magari anche solo con un giro in auto.
All’improvviso gli allarmi scattano all’unisono come se una immensa banda di ladri avesse deciso di introdursi in tutte le case del paese nello stesso momento. Ma dentro il silenzio diventa assoluto: la corrente se ne è andata insieme al refrigerio meccanico dell’aria condizionata e delle pale in movimento, gli orologi digitali lampeggiano senza orario ed ogni cosa resta sospesa.   Ormai siamo tutti esperti: sovraccarico dovuto ai condizionatori .
Da esasperata, con una punta nemmeno tanto piccola di cattiveria. penso: ben vi sta! E provatelo anche voi il caldo africano che non dà tregua!
Resistono solo le luci del parco che, gialle nel verde, creano un’atmosfera quasi magica. 
Mi godo il silenzio, poi ascolto la mia musica preferita sul cellulare e mi rilasso. Penso. Ricordo. Mi arrabbio. Mi lascio prendere dalla nostalgia che ultimamente, causa fatti privati, si è trasformata in una profonda malinconia.
In questa notte insonne e soffocante rivivo i miei ultimi anni riempiti di attimi di gioia, di sentimenti insperati, perduti e ritrovati, d’affetto e di piccole soddisfazioni. Ma anche di disillusioni cocenti, di illusioni stupide e di bugie confezionate cosi’ bene da sembrare verità  indiscutibili.
E la musica accompagna discreta i pensieri e le speranze che, ultimi appigli di una vita in salita, non mi abbandonano mai, nemmeno davanti alle evidenze piu’ pesanti.
Lacrime? No! Lacrime per me non ce ne sono piu’ da tanto tempo:  la corazza leggera e permeabile che mi sono ritrovata addosso fortunatamente mi impedisce il pianto. Almeno per certe situazioni .  Non  ora, non alla mia età. Tanto so che, come diceva nonna Lice, “quel che si fa di male agli altri poi torna raddoppiato “.
Non auguro nulla di male a nessuno naturalmente, ma so che chi mi ha ferito non ha e non avrà vita facile ed in fondo se lo merita!
Scaccio l’autocommiserazione forse causata dal caldo e vado a vedere come sta Agata, la mia cagnolona quasi diciassettenne  e per un cane non è certo il momento dell’adolescenza, ma di una vecchiaia tribolata  si’ ma resistente e tenace nei confronti della vita. Ansima e si lamenta nel  sonno: anche per lei questa notte è infernale. Si sveglia, mi guarda implorante: “per favore fai smettere  questi  orrendi 40 gradi ”
Posso soltanto portarla con me sul terrazzo, nell’illusione che un po’ d’aria prima o poi paassi di li’.
Poi, all’improvviso cosi’ come se ne era andata, la corrente torna e tutto ricomincia: ronzii, luci che si accendono e spengono, televisori che in piena notte trasmettono vecchi film e programmi culturali che non interessano a nessuno.
Noi due, vecchie ragazze disperate accaldate ed insonni, torniamo ai ventilatori, alle lenzuola stropicciate ed  al marmo che Agata spera sia piu’ fresco del suo lettino.
I pensieri della notte mi abbandonano per lasciare il posto ai programmi per domani, la nostalgia se ne torna nel suo angolo, un bicchiere d’acqua gelata mi farà male ma mi disseta , l’aria mossa da pale impotenti è calda tanto quanto quella che a dicembre esce dai caloriferi ed io..beh io continuo a non dormire ed a maledire il satanasso che mi sta gettando addosso il suo alito di fuoco. 
E domani le previsioni sono peggiori: farà ancora piu’ caldo! Vuoi vedere che l’Inferno è il luogo piu’ fresco e rassicurante in cui stare questa settimana?



Marisa Cappelletti



venerdì 24 aprile 2020

I nuovi runners



Questa è  una storia ridicola.  

La storia di una coppia ignorante (nel senso che ignora) il rispetto di persone e regole innegabili in questo momento. 

La storia di due ridicoli bardati come dovessero partecipare alla maratona di New York oppure alla Stramilano, ma con mascherine a proteggere colli nemmeno sudati, due che ogni sera fanno con nonchalance jogging nel corridoio dei boxes condominiali per poi sfociare, fiumi di menefreghismo ed arroganza, nel giardino condominiale. Dove, purtroppo da tempo, vige la giusta legge del non si gioca non ci si aggrega non si pratica immunità di gregge.

Lui parlando forte al cellulare lei insultando chi obietta la performance. Questa è  la storia ridicola di un condominio che spera, perché    sperare si può, in una caduta una storta una piccola slogatura che permetta ai soggetti ridicoli un'entrata trionfante in un qualsiasi Pronto Soccorso cittadino così, magari soltanto per vedere cosa succede. 

Questa, come già  detto, è  soltanto una piccola storia ridicola.


Marisa Cappelletti




lunedì 13 aprile 2020

Addio



“Se ne vanno.
Mesti, silenziosi, come magari è stata umile e silenziosa la loro vita, fatta di lavoro, di sacrifici.
Se ne va una generazione, quella che ha visto la guerra, ne ha sentito l’odore e le privazioni, tra la fuga in un rifugio antiaereo e la bramosa ricerca di qualcosa per sfamarsi. 
Se ne vanno mani indurite dai calli, visi segnati da rughe profonde, memorie di giornate passate sotto il sole cocente o il freddo pungente. Mani che hanno spostato macerie, impastato cemento, piegato ferro, in canottiera e cappello di carta di giornale. 
Se ne vanno quelli della Lambretta, della Fiat 500 o 600, dei primi frigoriferi, della televisione in bianco e nero. Ci lasciano, avvolti in un lenzuolo, come Cristo nel sudario, quelli del boom economico che con il sudore hanno ricostruito questa nostra nazione, regalandoci quel benessere di cui abbiamo impunemente approfittato. 
Se ne va l’esperienza, la comprensione, la pazienza, la resilienza, il rispetto, pregi oramai dimenticati. 
Se ne vanno senza una carezza, senza che nessuno gli stringesse la mano, senza neanche un ultimo bacio. 
Se ne vanno i nonni, memoria storica del nostro Paese, patrimonio della intera umanità. 
L’Italia intera deve dirvi GRAZIE e accompagnarvi in quest’ultimo viaggio con 60 milioni di carezze...”

Dott.Begher, pneumologo .

Ciao Zietta. 
Anche tu te ne sei andata cosi' e con te se n'è andato l'ultimo pezzo della mia infanzia. 
Grazie per la dolcezza, la pazienza infinita e le lasagne che mi cucinavi quando, bambina, mi portavano a trovarti.
Non ho potuto vederti, anche se non mi avresti riconosciuta, per stringerti le mani nè potro' darti l'ultimo saluto, ma sono li' con te cosi' come tu sarai sempre nel mio cuore affollato dagli affetti familiari piu' cari .

Marisa Cappelletti





sabato 11 aprile 2020

venerdì 3 aprile 2020

Silenzio


Non ho nulla da dire che non sia giä stato detto, nulla da aggiungere a cio' che ogni giorno, ogni ora, ogni minuto ci raggiunge tramite i media ed i social. Tutti sono d'accordo ed ognuno dissente, chi sta bene e chi sta male in questa quarantena che non finisce e chissà quando finirà. I militari trasportano i morti, quelli che, vecchi o giovani, sono morti soli. Ma in fondo ognuno è solo qui. Il mondo umano è in ginocchio, la natura si riprende quel che gli è sempre spettato, gli animali si riprendono spazi rubati dall'uomo, l'uomo rischia la sopravvivenza. 
Non ho nulla dire, posso solo sperare.


Marisa Cappelletti