Per una donna, nonostante tutto
Ci passo spesso, ci passo sempre.
E' quel lungo, trafficato viale che va da Porta Romana a
Porta Ticinese.
Il traffico scorre veloce e le auto si fermano solo il tempo
necessario al semaforo per passare dal rosso al verde, poi continuano la loro
corsa anonima, verso mete sconosciute.
Lei c'é , sempre.
Estati ed inverni, da mesi, da anni. Avanti ed indietro, senza
sosta.
Tra un'auto e l'altra allunga la mano e ti regala un sorriso
od un augurio, anche se la mano resta vuota.
E' invecchiata lì, su quel tratto di circonvallazione, senza
più sogni né speranze.
Era una ragazza con un bel sorriso aperto, convinta che
prima o poi qualche cosa sarebbe cambiato.
Testarda nel suo sorriso, illusa in quella vita sospesa tra
la metropoli ed il suo essere donna nel traffico indifferente.
Il tempo é passato, inesorabile. Le ha disegnato sul viso
scurito dal sole e dal gelo della città una mappa indelebile di rughe profonde
e sofferenze taciute.
Le ha segnato la mente con solchi spietati e graffi
inguaribili, che a volte le fanno riaffiorare ricordi perduti che lei racconta,
aggressiva, a chi abbassa frettolosamente il finestrino, in una lingua
sconosciuta, che nessuno comprende.
Ma poi ritorna quella di sempre: gentile, sorridente,
attaccata a questo pezzo di asfalto che è la sua casa, il suo rifugio.
Non vuole andarsene, non vuole aiuti.
Per lei gli automobilisti che passano, anonimi e distratti,
sono la famiglia che non ha.
E chi mai vorrebbe abbandonare la propria famiglia?
Percepisce in quelle mani che allungano una moneta il calore
e l'affetto, la pietà e l'abbraccio caldo di una città che corre ma che sa
esserle vicina, frettolosa ma comprensiva.
Ci passo sempre di lì, magari facendo giri impossibili,
perché voglio vederla, rassicurarmi, sapere che c'è, darle, senza parlare, il
conforto che vorrebbe e che sa che la maggior parte, forse involontariamente,
le sa dare.
Anche solo con un ciao.
Marisa Cappelletti
Da www.20Lines.com