Tempo fa ho scritto in collaborazione con un carissimo amico questo fortunato racconto.
E' stato premiato e pubblicato da Fabbri Editore e successivamente ha vinto il concorso Scrivendo racconto di Historica Edizioni e pubblicato in una antologia a cura della Casa Editrice.
ALMA
Gli aveva venduto il
cuore. Non l’organo no, che se ne faceva uno come lui di un cuore pulsante
anche se grondava sangue?
Quello che stava dentro
doveva consegnare, invisibile ma tangibile per quell’anima nera: sentimenti,
passioni, speranze, dolori e forse attimi di felicità .
Non voleva più ricordare
gli anni di sofferenza, la disperazione assoluta quando era rimasta sola, i
tanti giorni e le tante notti senza lacrime, immersa nel nulla e poi quei
ricordi obbligati che ostinatamente stavano ancora lì a tormentarla dopo tutti
quegli anni.
No! Lei, con quella vita sciagurata, del suo cuore non
voleva saperne più nulla. Che se lo prendesse pure.
Sarebbe stata pagata con una
esistenza agiata e senza sorprese per
tutto il tempo che le sarebbe rimasto. Certamente, vista l’età, non molto.
Ma era proprio perché la
sua debolezza era tangibile che lui le aveva fatto quell’offerta! Ed a breve l’avrebbe usato, come si usa un
vecchio straccio, per non sapeva bene quali scopi.
Quanto tempo, passioni, speranze, illusioni e quanto amore
aveva messo da parte lì dentro!
Perché non aveva voluto l’anima?
Prima di tutto oggigiorno la possedevano in pochissimi e poi perché ne aveva
già una grande raccolta, messa da parte in un remoto passato.
Si era presentato all’ora
dell’aperitivo con quella ventiquattrore in morbida pelle, il completo scuro
firmato, la cravatta regimental, un sorriso abbagliante, un fascino
travolgente.
Bello da morire!
Le aveva offerto un aperitivo
leggero, come si confà ad una signora con tutti i suoi anni e, con un candore
quasi celestiale, aveva spiegato la sua identità in modo tale che lei non
potesse dubitarne .
Aveva aperto, per pochi
minuti, l’interno del suo malridotto cuore e lei, all’improvviso, aveva
ritrovato negli angoli affetti indimenticati ed amori indimenticabili, capito che lì dentro c’era ancora tanto
spazio per altre avventure di sentimenti, che forse avrebbe potuto ancora
crederci.
Ma in fondo era stanca,
non voleva più sbagliare né farsi male ed aveva chiuso gli occhi ed anche la
porta ai ripensamenti.
Poi l’offerta, il
compenso. Si era sentita salire la voglia di ridere, subito dopo quella di
piangere, aveva pensato di essere ubriaca,
Ma non lo era, era soltanto
nel caos più totale!
Il Diavolo che le offriva di vendergli una
parte di sé con cui non voleva avere più niente a che fare.
In fondo, un’occasione imperdibile!
Lui aveva estratto il
contratto, le aveva porto la Montblanc e lei aveva firmato lì, sul tavolino del
bar.
L’inferno in quel futuro
giaceva ovunque ci fosse qualcuno che avesse voglia di guardarlo.
Non ci sono limiti né barriere, guardatevi attorno e lo
troverete
recitava un vecchio spot.
Un bunker chiamato
comunemente “il negozio” che trovando l’interruttore giusto appariva e scompariva
sulle pareti, nelle profondità dei pavimenti trasparenti o in controluce quando
il cielo era chiaro. L’umiliazione più grande della sua lunga vita era che ogni
persona potesse vedere il suo cuore dentro il negozio.
Tanto aveva resistito; e non pensate che non
avesse ricevuto le proposte per vendere questo o quello al demonio.
- No, non mi interessa -
aveva risposto ostinatamente.
Le amiche, i conoscenti la ammiravano e la
trattavano come una dea per questo suo cruccio di restare tutta intera e non cedere alle lusinghe infernali. Sua madre
stessa quand’era ancora in vita era solita accarezzarla con commozione, fiera
di avere una figlia così. Il frutto del suo ventre era una donna coraggiosa,
impavida e libera.
Ora finalmente sarebbe
diventata una di loro e questa distanza si sarebbe schiacciata direttamente
sulla sua testa canuta, ci poteva giurare.
Dal suo desolato ma caldo
e conosciuto cantuccio alla gelida, impersonale massa. Strade in senso inverso
che ci vuole un attimo a percorrere, meno di quanto si possa pensare.
Oh, sui cataloghi del
negozio avrebbero scorto subito la novità e l’avrebbero guardata con sguardo
torvo.
-Anche tu alla fine hai
mollato la presa-, già li sentiva.
Giù per la corrente si
scivola meglio, altro che storie, andare all’insù l’aveva sfiancata e
invecchiata oltremodo, ripeteva quasi a giustificarsi.
Sei una sciocca non vali niente.
Stava camminando; era
sempre lei, non c’era nulla di differente rispetto a poco prima. Ma presto, lo sapeva, avrebbe pagato il conto.
Lei sapeva cosa significava provare sentimenti, emozioni. Sentire.
Un momento prima di
firmare, come un boato, un fulmine le aveva attraversato le viscere e su di
esse aveva raggiunto le profondità in
tutto il pianeta, scuotendo ogni entità, Una morte improvvisa.
Tua madre non ha mai
ceduto. Tu sì.
Persa nei suoi
vagabondaggi non si era accorta che un uomo la stava guardando. Immobile davanti
a lei, indugiava con curiosità su ogni sua parte interna ed esterna. Arrossì.
Ma non sentì nulla. Già, aveva venduto il cuore, come poteva essere altrimenti?
Dorian era un vanitoso,
lo era sempre stato. Sapeva di essere un bell’uomo, così come era stato conscio
un tempo di essere un bellissimo ragazzo. E non poteva né voleva invecchiare.
E perciò anche lui, davanti ad un drink, aveva firmato la sua cessione in
cambio non di una eterna giovinezza, ma di un fisico attraente, adeguato
all’età.
Non gli importavano le
ragazze che tramite i mega schermi presenti sulle facciate dei cubodormitori lo
sceglievano per un rapporto da consumarsi negli appositi e controllatissimi
ero-buildings disseminati in ogni distretto, non era interessato alle offerte
di uomini, donne o peggio di ibridi che gli arrivavano sugli occhiali ormai
superati che si ostinava a conservare.
A lui interessava solo
l’apparenza, non era mai stato un pensatore né la sua vita era mai stata
sfiorata da importanti domande filosofiche. Si era lasciato vivere, in balìa di
quel che accadeva, non aveva mai provato grandi dolori e nemmeno grandi
gioie, si era sempre interessato solo a sé stesso. Niente di più.
Fermo, alto e consapevole
del proprio fascino si stava guardando intorno.
Ferma all’angolo della piazza c’era una donna
con i capelli bianchissimi, ma di una bellezza luminosa. Una donna, una delle
poche ormai, che certamente aveva ancora dei sentimenti. Non che a lui
importasse, ma stranamente guardandola provava qualche cosa di minimo e lontano,
qualche cosa di ormai perduto. Si accorse che, osservata così insistentemente,
la donna era arrossita.
Dunque aveva ragione: era
una mosca bianca, una rarità! Si avvicinò sorridendo, spinto da quella strana
sensazione che non avrebbe dovuto provare. Lei meccanicamente rispose al
sorriso, notando quanto fosse attraente quel signore non più giovanissimo.
Ed un languore,
certamente l’ultimo, le salì dallo stomaco fino al muscolo che batteva ormai
solo per far circolare il sangue.
Una settimana dopo.
Lei se ne stava stesa sul letto, attendeva il
trapasso e tremava. Lui era sotto la doccia, si sa: l’uomo è più coraggioso. Quasi
sentiva la sua mancanza, di un po' di virile protezione che non guasta, poi un
attimo dopo si sentiva stupida.
L’avevano fatto. Nel giro di un’ora non
sarebbero più esistiti né Dorian né Alma (questo era il suo nome). In quel
primo sguardo smarrito in mezzo alle voci, ai corpi e alle memorie annerite dal
tempo avevano capito che erano entrambi nella medesima situazione: avevano venduto
il cuore da poco, lei da un’ora e dieci in cambio della vita agiata, lui due
ore e trentatré per la sua bellezza e dunque non c’era tempo da perdere.
Dovevano diventare un corpo unico per
recuperare almeno un pezzetto di quel cuore ormai incapsulato, in vendita al
miglior offerente. I rischi li conoscevano bene. Non c’era da scherzare.
Fin da bambini gli ibridi, coloro che si
erano uniti alla ricerca di un nuovo cuore, erano stati loropresentati come
mostri e già allora entrambi avevano fantasticato su questi esseri così strani,
sul loro modo di sentire, provando un’innata simpatia.
Poi mentre le ore passavano, Alma e
Dorian si erano sentiti così maledettamente vicini, rinfocolati da un calore
dalla potenza quasi sovrannaturale e non avevano avuto paura: si erano lanciati
in quell’avventura pericolosa.
Ora il processo era terminato, e
attendevano in preda all’angoscia il momento in cui la fusione sarebbe divenuta
effettiva. Se ne stavano per andare un pezzo di lei ed un pezzo di lui,
fondendosi in un nuovo essere.
Non era quella una forma d’amore? Anzi:
la forma d’amore per eccellenza? Unirsi per ritrovare i sentimenti perduti ,
cosa c’è di più romantico? Sono fiera di me, ho di nuovo un briciolo di dignità
Sarebbero diventati dei fuorilegge, ma non importava. La decisione l’avevano
presa in quell’istante in cui si erano guardati e si erano riconosciuti benché
non si fossero mai visti prima.
Alma guardava fuori le scie degli aeroplani
nel parco giochi lì vicino. Reperti archeologici, ma ancora i bambini non si
erano stancati di guardarli. E lei, che in fondo stava per nascere ancora, si
lasciava trasportare da quelle ombre di energia e materia che si perdevano nel
blu-arancio del tramonto. Quasi che da quelle ceneri dovesse dipendere la sua
esistenza.Quasi che dal passato qualcuno o qualcosa le stesse gridando che, in fondo, non c’era altra via
d’uscita.
Un foglietto sotto la porta. Cosa
diavolo è?
Due settimane dopo
Lo avevano scoperto quasi subito. Anche
se aveva cambiato il distretto, assunto una falsa identità metropolitana
consona al suo nuovo essere e trovato un lavoro da ibrido : pulizia dei
cubicoli degli umani.
Sarebbe potuto funzionare, certo. Ma aveva
commesso un errore imperdonabile: non aveva saputo resistere all’attivazione
dello schermo del Bunker per poter vedere i due cuori, per controllare se erano
già stati venduti od erano ancora lì, vicini, pulsanti e zeppi di sentimenti,
rimpianti, emozioni ed amore.
In quanto ibrido al momento della
trasformazione anche se clandestina,
cioè procurata tramite medici con ancora l’anima e proprio per questo radiati
dal vecchio Ordine e non approvata dal
High Council of Hearts for Sale, era stato trasferito automaticamente un pezzo,
piccolissimo, di cuore di ciascuno all’interno della cassa toracica del nuovo
essere.
Ma fuorilegge.
I due cuori nell’istante stesso in cui
erano stati visualizzati si erano messi a pulsare all’unisono, emettendo onde
alfa accumulate quando, in sintonia con la mente, erano due distinte entità.
I sensori degli Heart Watchers avevano
captato immediatamente l’anomalia ed erano così partite le ricerche del
colpevole.
Ora era lì, immobile ed impotente
davanti ai giudici del tribunale che, come succedeva a quelli come loro, o
meglio come lui, potevano percepire tutto quel poco che provava.
Ma loro due provavano il doppio, loro erano
un sol corpo forse sgraziato, ma due splendidi frammenti di cuori che battevano
lo stesso ritmo, non solo per far scorrere il sangue nelle vene.
Questo per gli umani, ma anche per il
diavolo che si sentiva truffato e perciò defraudato della sua proverbiale
malefica furbizia, era inaccettabile, di più, era inconcepibile.
Due voci capaci di dialogare tra loro,
due cuori uniti in un'unica carne, insomma l’amore.
Ecco l’essenza di quell’ibrido.
«Ci condanneranno vero?»
«Certamente»
«Moriremo?»
«No, non credo. Diventeremo Guardiani
degli altri cuori, laggiù in fondo, nel bunker, non vedremo mai più la luce o
gli esseri umani, dipenderemo solo da Satana cioè, come si diceva ai tempi
nostri, andremo all’Inferno per l’eternità»
«Era già deciso?»
«No, abbiamo scelto noi il destino
dell’ibrido, come avevamo scelto di vendere i cuori. Ci siamo fatti tentare ed
ora pagheremo le conseguenze. »
«Ti devo confessare una cosa Dorian che
non mi dà pace. Due settimane fa mi hanno passato un foglietto sotto la porta,
mentre eravamo in albergo. Diceva che anche mia madre aveva venduto il suo
cuore da ragazza, aveva amato una persona con tutta se stessa e per salvarla
aveva fatto come noi. Non era mio padre quest'uomo. Ho seguito le sue orme.»
«Cosa vuoi dirmi?»
«Che nel mio caso forse era già
scritto... Anche lei aveva venduto il cuore con l'illusione di poter salvare la
vita a lui, invano. Forse per questo era così orgogliosa di me, finché ho
resistito.»
«Vuoi dire che anche lei era un ibrido?»
«Secondo me sì. Era troppo viva.»
«La storia si ripete, dunque.»
«Forse ne sono fiera, quasi felice e tu?»
«No, ma valeva la pena rischiare.»
«Forse era già scritto, allora. Come le
scie degli aerei.»
«Cosa?»
«Niente, assurdità solo mie! »
«Che poi adesso sono anche mie.»
«Sì, andiamo.»
FINE
Marisa Cappelletti e Gabriele Cecchini
2014