lunedì 19 novembre 2018

Non proprio una storia d'amore

Ogni 2 settimane Intertwine propone un tema per un racconto breve. Oggi la traccia è:
#unastoriaunacanzone
Questo è il mio contributo:



Road to Escondido

Stivali da cowgirl, una treccia bionda mezza sfatta, due occhi pieni di voglia d’avventura , pochi dollari e tante illusioni.

Aveva vent’anni ed un nome antico: Suzanne.

La casa in cui era nata e la città in cui era cresciuta, Escondido, California, se l’era lasciate alle spalle senza rimpianti. Non ci si era mai trovata bene; dopo la morte di mamma  il suo patrigno, il vero padre chissà chi era e chissà dove se n’era andato, si era risposato  in fretta.

–In casa ci vuole una donna e tu non lo sei ancora e chissà se lo sarai mai- aveva sghignazzato sputacchiando  con la rozzezza che l’aveva sempre contraddistinto.  

Una mattina né bella né brutta si era alzata con un’idea in mente, aveva messo le sue cose in una sacca, detto mentalmente addio ai vari  Jack e John che non   avevano mai nemmeno sfiorato il suo cuore,  abbandonato senza rimpianti il negozio di scarpe in cui lavorava 6 giorni la settimana, ascoltato per l’ultima volta quel Road to Escondido regalatole da mamma, grande fan di JJ Cale, mentre lei preferiva Eric Clapton, l’aveva riposto con cura tra un golf viola ed un paio di jeans neri,   scritto con il pennarello rosso sul cartone di una vecchia scatola  LOS ANGELES , messo sottobraccio e se n’era andata. 
Cosi’, semplicemente.

La cosa che lo rendeva piu’ orgoglioso in assoluto era  il suo  Hummer H2 giallo, per lui come un attributo sessuale dal fascino infallibile per le ragazze  che piacevano a lui.

Ne aveva collezionato un bel gruppetto  da quandolo  possedeva ,  una collezione personale di tutto rispetto  che andava dalla rossa Kate alla biondissima Jude, dalle altre che, non tutte in verità, gli avevano lasciato ricordi indelebili  e tangibili che conservava in una valigia di metallo  nascosta dietro  scatoloni pieni di cianfrusaglie nel garage di casa.

Mamma, abbracciandolo,  diceva sempre che un bel giovanotto come lui doveva trovarsi una bella moglie e fare tanti bei bambini, cosi’ sarebbe stata una nonna ancora giovane ed attiva per loro. Lui rideva e se ne andava al lavoro:  rappresentante di  bijoux fantaisie per lo Stato della California.  Un lavoro che gli piaceva, gli permetteva una certa libertà e gli dava la possibilità di offrire passaggi  a belle ragazze che non si ponevano tanti problemi.

Quella mattina Don  dalla casa di   San Diego si stava dirigendo verso Pasadena, ma sarebbe prima passato da Escondido, a trovare  Mick, vecchio amico di suo padre, sparito con la cassiera di un cinema a luci rosse tanto tempo fa.  Mick gli era rimasto affezionato, pur non parlando molto, gli aveva trasmesso un affetto quasi paterno e lui lo aveva sempre apprezzato.

Infilo’ il cd nella radio dell’auto e subito   Danger di JJ Cale ed  Eric Clapton esplose nell’abitacolo, facendolo sogghignare  mentre pensava la titolo che gli si confaceva perfettamente. 
La strada era libera, l’auto viaggiava,  Don viaggiava anche lui con la fantasia. E di fantasia lui ne aveva tantissima, magari non proprio come quella della maggior parte delle persone, ma caspita se ne aveva!

 Adesso rideva di gusto Don.

Suzanne scese dall’autobus   sulla Route 101, si aggiusto’ il maglioncino aderente, tiro’ su i jeans, respinse un ciuffo biondo  che le cadeva sulla fronte, estrasse il suo cartello,  appoggio’ la sacca sul ciglio della strada e,  come aveva visto tante volte fare nei telefilm, petto in fuori e sorriso stampato, alzo’ il cartello LOS ANGELES, ammiccando alle auto di passaggio.

La vide da lontano: una ragazzina bionda, bella ed assolutamente ingenua, glielo si leggeva  sul corpo  tutto. La sua preda preferita.  Rallento’, si fermo’. 

Lo vide arrivare come un enorme insetto giallo rombante e spero’ si fermasse. Bellissima quella jeep, ci avrebbe fatto volentieri un giro. L’Hummer rallento’ e le si fermo’ accanto.

Clapton&Cave  cantavano  it’s Easy.

-Sali, vado giusto li’-
Il sorriso splendente, la voce piena di promesse.

-Grazie, è una fortuna per me!-
La piccola mano dalle unghie laccate rosa si alzo’ verso il cuore.

Il cuore del ragazzo manco’ un battito: una mano perfetta da conservare.

-Aspetta, ti sistemo la sacca dietro, tu intanto sali-
-Okay-
Dietro, sotto la coperta a scacchi verdi che lui sollevo’ piano, gustando l’attimo, la lama del grande coltello da caccia brillo’ crudele e perfetta .

Il cd di Road to Escondido stava passando  da Don’t cry sister all’ultimo brano :
 Last will and testament.




 


 Danger
JJCale Eric Clapton



Marisa Cappelletti










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