Fernando Botero
Donna che legge
L'ombra delle pagine
"Si sveglio' senza respiro: la notte era calda, l'aria
ferma e pesante. Ascolto' il silenzio e per un momento, solo per un momento, la
quiete l'abbraccio'. Poi il pensiero di Pierre, quel pensiero che non
l'abbandonava mai, si fece largo nel nulla ed il corpo tutto torno'
all'inquietudine di sempre."
Si tolse gli occhiali, si stiracchio', sbadiglio'
sonoramente e fisso' l'orologio che segnava le 2:40.Accidenti! Due ore per
partorire tre pagine di un romanzo che non le apparteneva, non la coinvolgeva,
non le piaceva! Perché allora? Per vivere. Semplicemente. La vita aveva tanti
costi, soprattutto materiali e le poesie che adorava scrivere non l'aiutavano
per niente a pagare le spese di sopravvivenza. Ed allora ecco i romanzi rosa.
Magari con qualche capitolo erotico-soft, cosi' tanto per mettere un po' di
sale nel solito minestrone sentimentale: amore contrastato, fuggito, tornato.
Insomma la solfa di sempre.
Sorrise pensando alla propria di storia. Tutti crediamo di
essere unici, di aver vissuto o di vivere momenti che vale la pena descrivere
in un romanzo. Ma lei, scrittrice di professione, sarebbe stata capace di
raccontare tutti gli anni trascorsi senza un attimo di tregua dall'ansia e poi
la svolta cosi' definitiva che era riuscita a dare ad un'esistenza che pareva
essersi persa? No, un'autobiografia é qualche cosa di difficile da proporre al
lettore perché manca l'obiettività, troppo personale per vedere le cose cosi'
come realmente sono andate.
"Eloise aspiro' profondamente i profumi della notte e,
con negli occhi l'immagine di Pierre, sollevo' lentamente la camicia da notte
in seta color lavanda...."
Il cellulare si mise
a vibrare all'improvviso: numero sconosciuto. Alle tre di notte? -Si’?- rispose incerta e spaventata all’idea
che fosse successo qualche cosa alla figlia.
Una voce maschile calda e profonda
rispose sicura: -Ciao Mary, scusa l’ora tarda o troppo mattutina, come
preferisci, ma tanto stai scrivendo le solite cose e penso che la mia chiamata
non ti disturbi piu’ di tanto. Non mi
riconosci? (pausa ad effetto) Sono Pierre. -
-Ma...ma... - La donna forte ed indipendente che era
diventata si stava improvvisamente tramutando in un essere sperduto e
balbettante.
-Il Pierre di troppo tempo fa o quello di Eloise?- Subito si
rese conto di quel che aveva detto e si senti' stupida, di quella stupidità
dovuta alla mancanza di ragione e di realtà. Non si puo' pretendere poi cosi'
tanto alle 3 di notte! Sbuffo' in silenzio.
-A te la scelta tesoro- disse sfacciatamente il sedicente e
seducente Pierre. Ma come? Si chiese sempre in assoluto silenzio Mary, come fa
a sapere chi é Eloise? Che sfacciato! Ripresasi, decise di giocare la carta
dell'indifferenza: -Non so e non voglio sapere chi lei sia e trovo alquanto
maleducato telefonare a quest'ora. Dunque si spieghi o chiuda. - Ecco, si disse,
cosi' Mary: decisa e diretta! -Dolce Mary, non sei cambiata affatto. Scorbutica
per nascondere l'insicurezza!-
Dunque era lui! Il Piero della sua adolescenza, quello che
la faceva ammattire, che lei chiamava romanticamente Pierre, che si perdeva
dietro qualsiasi gonna purché non fosse la sua, che infine aveva seguito la
minigonna di Elisa ed era scomparso nel tramonto delle sue grandi illusioni,
lasciando una scia di rimpianto e di rabbia. Ossignore! Ora ragionava e pensava
come le sfigate eroine dei suoi romanzacci. Ma che voleva da lei? Tornava dopo
tutti quegli anni ed in piena notte convinto di avere ancora delle frecce al
suo decrepito arco? -Non mi chiami tesoro, non lo permetto! Non...- Il
cellulare era muto. Si era spento! Lo riaccese con furia, scorse il registro
delle chiamate: Gioia ore 21,47. E basta.
Nessun' altra chiamata dopo quell'ora. Si alzo' di scatto,
ando' in cucina e scolo' mezza bottiglia di minerale tutta d'un fiato. Ma che
stava succedendo? Penso' tossendo e sputacchiando poco signorilmente l'acqua
andatale di traverso. Lascio’ i suoi eroi al loro destino e se ne ando’ a letto
nella speranza di riuscire ad addormentarsi.
"Mamma! Ancora con quei romanzi. Se almeno ti
divertissi a scriverli, non avrei nulla da ridire, ma nemmeno ti piacciono. Io
non capisco perché ti ostini a sfornarli uno dietro l'altro" Benedetta
ragazza! Lei non capiva. Intanto studiava in Inghilterra, aveva tutto cio' che
desiderava compresa una fiammante Mini. Pero' non capiva. Mary lascio' perdere,
Gioia sentenzio' che probabilmente si era trattato di uno scherzo di qualche
conoscente e poi scappo' via, presa dai suoi impegni e dalla sua vita. Egoista
come tutti i ragazzi. Si sedette alla
scrivania, accese il pc e cerco' di continuare il drammone che stava scrivendo.
"L'alba
occhieggio' indiscreta attraverso le persiane, illuminando la mano di lei
posata sul torace di lui, come a cercar sicurezza e protezione".
No no, non poteva scrivere cosi', si rifiutava di pensare
che 'sti due fossero cosi' stucchevoli e perbenino nonostante la ventilata, ma
non detta, notte di passione.
"Hai ragione
Mary . Anche io mi rifiuto di essere cosi' scontato. E fammi fare lo stronzo
per una volta! Fammela piantar li' questa lagna di Eloise. Fammi scappare con
una danzatrice di lap-dance alla volta di Singapore. E fammelo questo piacere!
"
Nero su bianco, le parole erano li' una in fila all'altra.
con le virgole ed i punti. Mary si alzo' di scatto sconvolta, sbattendo le
ginocchia contro la scrivania, inciampando nel filo della stampante e cadendo
rovinosamente sul tappeto persiano che, fortunatamente, attuti' l'impatto del
capo con il pavimento. Svenne. Si riprese presto, si alzo' dolorante ed incredula lesse:
"Ma si' e fallo scappare il bel Pierre che sa solo
rimirarsi come un vacuo Narciso e poi, alla resa dei conti...lasciamo stare
va'! Fammi incontrare un bel body-guard tutto muscoli e niente cervello, che ci
sono già abituata all'aria vuota, ma almeno non la tirerà tanto in lungo. E,
per piacere, dammi la soddisfazione di caracollare su un bel tacco 12!”
Il suo romanzo! I
suoi personaggi! Si stavano ribellando
alla loro storia. Altro che il bel Piero perso nella nebbia dell’adolescenza,
figurarsi se veniva a cercarla ora, erano Pierre ed Eloise che non ne potevano
piu’ una dell’altro, che volevano vivere, all’ombra delle sue pagine, una vita
diversa.
“Hai capito finalmente!
Non mi piace niente di quel che mi fai fare, non mi piace nemmeno il mio
nome: Pierre! Ma come ti è venuto in mente? Avanti Mary, diamo una
bella svolta a questa brutta storia, ammazziamo Eloise e non se ne parli
piu’. Fallo, scrivi la parola fine e poi
prendi la borsa, il rossetto, metti il tuo profumo, chiudi la porta e
raggiungimi. C’è un altro mondo da scoprire e da affrontare, io e te insieme e
se ti fa piacere continuerai a chiamarmi Pierre. Sono il tuo uomo non quello di
Eloise. Vieni.”
Le girava la testa un po’ per la botta presa cadendo
svenuta, un po’ per il marasma che le vorticava nella mente. Non era piu’ in
grado di pensare razionalmente, stava avendo delle visioni, doveva fare qualche
cosa immediatamente!
Ando’ svelta in
camera da letto, frugo’ nel cassetto del comodino e trovo’ la scatola di Xanax . Non lo aveva mai usato,
ma ora…Prese una, no due pastiglie, le inghiotti’ senza acqua, poso’ il flacone
e…e si immobilizzo’. Poi lentamente sorrise, di un sorriso
strano, prese la borsa, si mise il rossetto, le scarpe ed anche il profumo,
attraverso’ l’appartamento con decisione e spense le luci, ignorando il telefono
che squillava insistente.
E chiuse definitivamente
la porta dietro di sé.
Marisa Cappelletti