mercoledì 27 febbraio 2019

Un grande amore

Nacque di marzo, quando inizio' a sorridere.

Mi trovate anche  qui:
https://www.intertwine.it/it/read/62VzIRUV/giulia




Giulia
Nata di marzo  - prima parte -

In una fredda mattina di febbraio dei primi anni di questo nuovo secolo, mi fermai davanti al cancello del vecchio Canile di Milano. Era una grande struttura bisognosa di ristrutturazione, ai margini della periferia nord.
Ero emozionata: non ero mai stata in un canile, non avevo mai scelto un cane perché i due precedenti mi erano stati regalati e l’idea di preferire un essere bisognoso di affetto ad un altro mi inquietava.
Passai davanti a gabbie che ospitavano vecchi cani impauriti, altri decisamente arrabbiati, poi mi fermai davanti ad un enorme naso umido e due occhi dorati che mi dicevano: "Guardami, dietro questa massa enorme c’è una creatura che ti potrebbe amare".
Era davvero mastodontico: un alano molto cresciuto e leggermente mischiato con chissà chi. Allungai la mano tra le sbarre, senza dar retta ad un incaricato del canile che mi invitava a non farlo, ed il gigante poso’ il muso sul mio palmo. Ma realizzai che non potevo portarmi a casa un cavallo, avrei avuto bisogno non di un appartamento ma di una fattoria. Non che mi sarebbe dispiaciuto, ma no, non potevo.
Lascia li’ il cuore ed ancora oggi, dopo quasi 20 anni rivedo quegli occhi e mi sento in colpa.
Incontrai una pittbull sospettosa ed incinta che veniva da una brutta storia di combattimenti ed una rottweiller spaesata perché appena trovata vagante sulla circonvallazione.
Poi il mio sguardo si poso’ su un boxer tutto nero con grandi occhi altrettanto neri e per niente rassicuranti. Se ne stava in disparte, in un angolo, seduto dritto a sfidarmi.
Si’ la mia prima impressione fu di sfida.
Arrivo’ un ragazzo, apri’ la gabbia, gli mise collare e guinzaglio e se lo porto’ via. Proseguii nel mio giro e devo confessare che me li sarei portati tutti a casa: grandi e piccoli, mansueti ed aggressivi. Tutti.
Poi il boxer nero torno’. Il ragazzo mi sorrise e racconto’ la sua storia. Del cane, intendo.
Lei, era una femmina, era stata trovata qualche mese prima sui Navigli. Viveva li’, in un angolo riparato dal traffico e dagli sguardi degli uomini. Pareva aggressiva ma, se la si conosceva solo per un momento, era la boxer piu’ dolce di questo mondo. L’aveva chiamata Giulia, come la sua ragazza che viveva lontana, in un posto di mare. Lui era un obiettore di coscienza che faceva il servizio civile li’ nel vecchio canile.
Intanto Giulia mi si era appoggiata contro e mi annusava come fossi stata un succulento pezzo di manzo. Non ero convinta. Il ragazzo praticamente me la stava raccomandando, ma io tentennavo. Risolse la situazione mia figlia che mi impose: o lei o nessuna. Va bene, scegliemmo lei!
Il ragazzo ci accompagno’ agli uffici per le pratiche necessarie e poi all’auto, abbraccio’ Giulia e comincio’ a piangere silenziosamente.
Anche quello era amore: separarsi da una creatura a cui era molto affezionato per garantirle un futuro che sperava migliore mi parve un bellissimo gesto. Mi commosse.
Lei, nera ed inquietante, per quindici giorni mangio’ e dormi’ e se ne stette buona senza guardare nessuno, indifferente alle lusinghe della famiglia.
Poi in un giorno di sole in cui me ne stavo seduta sulla panca del terrazzo a leggere, si avvicino’, agilissima salto’ su vicino a me, si sdraio’ ed appoggio’ la bella testa sulle mie gambe. La accarezzai e lei li’ inizio’ molto rumorosamente a fare le fusa. Ed a sorridere.
La nostra lunga storia d’amore comincio’ proprio in quel momento, sotto il sole di marzo.

domenica 24 febbraio 2019

Nostalgia del mare

Un'onda perfetta. L'onda da cavalcare senza piu' farsi travolgere. Sull'onda finalmente!

https://www.intertwine.it/it/read/0X80h0Ub/l-onda-perfetta



L'onda perfetta


Verso la spiaggia calma.
Verso le tue braccia.

Dopo un tempo immemorabile
passato a scrutare l'orizzonte,
verso la tempesta ed al di là
delle fasulle scialuppe di salvataggio,
scansando malevoli pesci
ed orrendi leviatani,
il cielo sopra me, naufraga immemore,
ha aperto un benevolo occhio d'azzurro
forando le nebbie d’un febbraio inatteso.​​​​​​​

E, mostrandomi la via della salvezza
a cavallo della spuma bianca, volando
oltre l’occhio dell'uragano, è alfine arrivata:
la mia onda perfetta.


Marisa Cappelletti




sabato 23 febbraio 2019

Ci sono diari e diari

Chi nella vita  non ha mai tenuto un diario? 

https://www.intertwine.it/it/read/oGgltPUD/jack-s-diary



Jack's Diary
Sognavo una penna d'autore, dei pensieri profondi, una vita straordinaria, segreti pesanti ma resi accettabili da ragionamenti filosofici; sognavo una vita diversa, avventure fantastiche in giro per un mondo che non conoscevo non conosco e mai conoscero'.

A tantissimi miei colleghi nel corso dei secoli è capitata la fortuna di raccogliere confidenze di uomini che hanno fatto la storia, di uomini che, se non proprio la storia, hanno fatto azioni degne di rilievo, tanto da essere ricordate.
Ci sono pagine strappate dai diari che riportano liste della spesa o soltanto il conto della biancheria da consegnare alla lavandaia, ​di illustri personaggi che sono finite, proprio perché scritte di loro pugno, in musei importanti.

Ed io?
Che fine faro' io, povero diario londinese che raccoglie le confidenze di un uomo senza qualità, pittorucolo squattrinato dell'East End ossessionato dalle prostitute che frequentano Whitechapel?
Ma perché?
Ma perché proprio io che aspiravo a vette eccelse devo vedermi riempito da farneticanti frasi senza senso compiuto scritte con parole a volte in tedesco ed a volte in latino, mischiate ad un inglese davvero poco elegante? Perché le mie pagine devono essere imbrattate da ritratti di donne dai volti sfigurati o dai corpi nudi offesi da tagli e mutilazioni? Sono forse il diario di un pazzo?

Noi diari dovremmo poter avere la facoltà di scegliere chi ci userà per una parte della sua vita.
Non tutti siamo uguali!
C'é chi modestamente si accontenta dei resoconti quotidiani di una vita qualunque, chi vuole raccogliere segreti inconfessabili, chi ama la bella e buona scrittura, chi tiene gelosamente per sé aspirazioni e sogni, chi, come me, vorrebbe il massimo.

Ed invece ci tocca prenderci il primo che capita, che ci sceglie, senza alcuna possibilità di sgusciargli tra le mani e nasconderci dietro gli altri, sugli alti polverosi scaffali delle botteghe insieme a libri e quaderni e cartoline romantiche.

Quale sarà la mia destinazione finale in questa casa misera e buia ingombra di tele cupe ed inquietanti? Chi mi salverà dalla scrittura sgangherata di Walter Sickert, dalla sua penna e dall'inchiostro rosso che ultimamente riempie le mie pagine con tre sole parole: Jack the ripper, Jack the ripper, Jack the ripper, Jack...

*Walter Sickert é l'ultimo, in ordine di tempo, tra i tanti sospettati di essere Jack lo Squartatore, uno tra i piu'famosi serial killers conosciuti che agi' indisturbato nella Londra di fine '800. Cinque le sue vittime femminili accertate, sei le altre possibili e chissà quante tra le ipotetiche e le inventate.

A confermare l'ipotesi è la criminologa e autrice di romanzi Patricia Cornwell, la quale , dopo anni di studi relativi all'identità del famoso serial killer, ha pubblicato la sua tesi intitolata "Ritratto di un assassino: Jack lo squartatore - Caso chiuso ", nella quale spiega la sua teoria riguardo all'immagine di Jack lo squartatore celata nel pittore inglese.​​​​
Chissà, forse Jack the Ripper teneva un diario.

 


Marisa Cappelletti



venerdì 22 febbraio 2019

Breve storia clandestina

https://www.intertwine.it/it/read/RGw6hlU0/ah-l-amore

Se volete leggere di piu' mi trovate qui
https://www.intertwine.it/it/profile/Maricapp


Ah l'amore!


Due pensionati, liberi dunque da impegni lavorativi ma anche sentimentali perché, quando si arriva a quell’età, il cuore prova affetto, tanto affetto per i compagni di vita, sempre ammesso che ci siano, ma l’amore, quello che ti fa perdere l’appetito e la testa, quell'amore li' chi se lo ricorda piu’, si incontrarono nell’enorme Supermercato di una altrettanto enorme metropoli.

Mentre facevano i conti per non superare il budget giornaliero che la misera pensione bloccata ormai da decenni loro concedeva, decisero tutti e due, a volte si dice il destino, di concedersi il lusso di due budini vegani alla vaniglia senza zuccheri aggiunti. Erano in offerta.

Le mani si sfiorarono, gli sguardi miopi si incrociarono e paff! qualche cosa di dimenticato scoppio’ li’ tra yogourt al bifidus e creme vegetali ai frutti di bosco.
Si parlarono quasi con timidezza, commentarono il caro-vita ed il solito governo piu' che mai ladro e, insomma, instaurarono una sorta di tenera amicizia da super.

Il tempo passava ed i due cominciavano a pensarsi un po’ troppo.
Lei andava piu’ spesso da Nuty (che stava per Nunziata) Hair&Beauty a farsi la tinta, lui cambiava tutti giorni i calzini.
Dei pensieri non proprio da pensionati avevano iniziato a gironzolare nelle due teste quasi in contemporanea e, inconcepibilmente, non si ricordavano nemmeno piu’ di scegliere le offerte speciali.

I rispettivi coniugi, lungi dal sospettare una tresca amorosa, continuavano la loro monotona vita ignari e contenti. Beh, contenti della pensione che finiva prima del tempo per le spese pazze dei due proprio no, ma diciamo abbastanza tranquilli anche se un giorno lui era rincasato con una camicia rosa per “l’uomo che non deve chiedere mai” e lei con una confezione gigante di Somatoline Sette Notti e sparisce tutto, scontata del 50%.

Certo a quel punto i coniugi avrebbero dovuto subodorare qualche cosa, farsi delle domande, chiedersi il perché di tali incauti acquisti!
Ma niente, i rispettivi avevano continuato la loro vita da ignoranti, nel senso che ignoravano cosa si stava tramando a loro insaputa.

E cosi’, neanche tanto piano piano, i due si erano innamorati perdutamente.
Si incontravano ogni mattina al Super e li', tra insalata già pulita e lavata e pomodori cuore di bue, si prendevano di nascosto per mano, tra prosciutti crudi e cotti e mortadelle col pistacchio si parlavano d'amore, dietro lo scaffale dei vini doc del Piemonte ma anche del Veneto e perchè no mettiamoci anche le Isole, si rubavano baci a vicenda.
Al banco del pane fingevano di non conoscersi, a quello dei giornali si passavano bigliettini nascosti tra le pagine di Novella 2000.
Ma al reparto gelati e surgelati ah li' si' che davano il meglio di se'!
Con la scusa del freddo si stringevano forte sotto lo sguardo benevolo della pubblicità del Magnum alla mandorla prendi tre e paghi uno che tanto non lo vuole nessuno e lui allungava persino le mani sotto il golfino di lei che al super un golfino fa sempre comodo.
Sicure com'erano che le patate al rosmarino non avrebbero mai fatto la spia!

“Amanti clandestini ritrovati nel grande freezer del mega-super. I due erano congelati e cosi' avvinti che nemmeno scongelandoli si é riusciti a separarli.”
Cosi’ titolava a caratteri extra large e grassetto quella infausta mattina Il Corriere del Pomeriggio Inoltrato. Che, visto che usciva il mattino presto, nessuno aveva mai capito il senso del nome.
Li avevano trovati una sera tardi alcuni addetti mentre facevano l’inventario dei quarti di manzo nato in Danimarca allevato in Polonia e macellato in Grecia.

A casa i rispettivi coniugi intanto erano stati rinvenuti da parenti preoccupati, riversi sui tavoli da cucina, mezzi morti di fame e di sete nella vana attesa della spesa mai pervenuta.

“Ma” continuava il Giornale del P ecc. “per la prima volta nella storia dell'uomo la crioconservazione spontanea è risultata efficace."

I due si erano sorprendentemente risvegliati freschi come le rose offerte al 30% di sconto nel reparto piante da appartamento e fiori da terrazzini ed avevano sorriso beati ai panettieri che li avevano posizionati il piu' vicino possibile ai forni mentre dentro cuocevano pizze mozzarella e pomodoro e focacce alle cipolle.
Appena ripresisi lei aveva storto il naso per l'odore non proprio gradevole e lui, vecchio buongustaio, aveva rubacchiato un pezzo di focaccia ligure al formaggio.

Ma il Signor Direttore in persona, intenerito dalla storia d'amore dei due clandestini nel senso che era consigliabile che i rispettivi coniugi non sapessero, aveva regalato ben 10 bollini della raccolta per le pentole antiaderenti a tutti e due.
I quali tutti e due se ne erano andati abbracciati e felici tra i battimani dei dipendenti del MegaSuper.

Quando si dice il lieto fine!


Marisa Cappelletti





In a cryptic way

https://www.intertwine.it/it/read/qzv9IQUg/volute-di-fumo



Volute di fumo


E quando quello che ti sei raccontato
non ce la farà piu’ a rimanere sospeso,
aggrappato a giorni dipinti
di uno squillante azzurro
cosi’ disturbante e falso persino per te?

Quando l’illusione spezzata frantumerà
anche l’ultimo sbaffo colorato dal niente
di cio’ che hai creduto
avrebbe colmato la tela
ormai grigia d’attesa e di anni buttati?

Ti troverai a vagare per universi paralleli,
mondi già vissuti ed esplorati
dai tanti conquistatori di sogni scoppiati,
naufraghi perduti in stinti mari asciutti.

Sarai circondato da echi ossessivi di parole
scontate ed inutili grida di bocche serrate,
sarai finalmente solo dopo la solitudine
imposta da chi ti stava vicino e fuggiva.

E quando il vissuto di ieri
ti apparirà per quello che realmente era:
una voluta di fumo spazzata dal vento della verità,
allora ed allora soltanto sarai cio’ che devi essere.
Un uomo.


Marisa Cappelletti




sabato 16 febbraio 2019

Poesia del week-end



Disperazione e speranza a volte si possono incontrare e la vita ricomincia.



Ritorni

Stai con me.
Sei la vita che torna a scivolare fluida
dentro vecchie pompe sfiatate che piu' non sapevano alzarsi
dal vortice degli anni pesanti di mille storie passate.
Sei speranza di fantasie abbandonate là in fondo al tunnel
dei rimpianti, condannate ad ammuffire e sgretolarsi
in polvere sparsa tra le pieghe profonde di questa età.
Tu lasciato sospeso nell'aria tiepida del tempo che ci era amico,
tu che ora dolce e prepotente mi entri dentro capace
di prendermi l'anima che hai reso leggera di anni e continue sconfitte,
che mi infiammi la mente di voce e silenzi.
Stai con me.


Marisa Cappelletti





venerdì 15 febbraio 2019

L'amore ha tante facce



Agata ha un profilo fb: io Agata e la tempesta. L'ho creato io. Per affetto e perchè Agata è un cane e non lo sa fare.
Agata è una compagna di vita con tanti anni sulle spalle, la metà dei quali spero se li sia dimenticati.

Ora, a 16 anni, è stanca, ammalata, fatica a reggersi sulle zampe, è magrissima e fragile.
Ma vuole vivere.
E' aggrappata alla vita con le unghie che si sfaldano ed i denti che non ce la fanno piu' a masticare il cibo.

Ed io finchè lei vorrà farlo le saro' sempre vicina, notte e giorno, accarezzandola, parlandole, curandola, imboccandola ed accompagnandola nelle brevi passeggiate che a volte vuole ancora fare.

Ce la metteremo tutta, io e lei, come abbiamo sempre fatto.
Nella calma e nella tempesta.

​​​​​​​Per Agata


Marisa Cappelletti



martedì 12 febbraio 2019

Un'altra Milano, questa volta Marittima

Il mio cuore è anche qui.
https://www.intertwine.it/it/read/DEJ1S8Uq/mi-ma




MiMa.
Ovvero Milano Marittima con tutti i suoi pregi ed i tanti difetti.

E’ il mio posto del cuore. 
Ne ho altri, naturalmente, ma qui è legata buona parte della mia vita e certo non perché si tratta di un’altra Milano.

La conobbi negli anni 70 su suggerimento di un amico innamorato di questa parte anomala della riviera romagnola. Non ci volevo venire: ero abituata alla Liguria, ai panorami di Santa e di Portofino, ai suoi carrugi, al mare mosso, al vento profumato di salsedine. Ma la lunga e profonda spiaggia di sabbia fine era adatta ai bambini, cosi’ come il mare con onde piu’ che tranquille ed in cui dovevi e devi ancora camminare per centinaia di metri prima di non toccare il fondo.


Il panorama piatto è compensato da una bellissima pineta, all’interno della quale c’è un ottimo campo da golf in cui a volte sconfinano conigli, porcospini, fagiani e, dicono, anche volpi. La cittadina è pulitissima, ordinata, accattivante, con giardini ed aiuole fiorite ovunque e durante il giorno il traffico è minimo.


Negli anni ‘70 ed ‘80 c’erano pochi negozi eleganti nel viale principale, un bar con pianista che suonava canzoni americane classiche e l’altra grande via si allungava silenziosa e poco illuminata verso il porto di Cervia. Una gelateria con dehors sempre al completo offriva canzoni popolari suonate da un bravissimo fisarmonicista e, piu’ avanti, la balera sulla spiaggia. Era frequentata da gente del posto simpatica, chiacchierona e folcloristica.


Ad una certa ora della sera entrava il “boss” , lo chiamavamo cosi’: capigliatura tra un Jimi Hendrix di provincia ed un Cugino di Campagna , vestito alla John Travolta del sabato sera con tanto di gilè luccicante. Lanciava occhiate assassine tra i tavoli e si posizionava in prima fila sulla pista da ballo. Poi entrava lei: la bionda del boss! Una Marilyn romagnola che, dopo un volteggio accompagnato dalla batteria dell’orchestra, si sedeva platealmente in braccio allo pseudo Travolta: proprietà indiscussa ed indiscutibile di John.


Erano tempi e persone semplici che mi hanno conquistato il cuore.
La sera a volte si portavano i bambini nella sala giochi con pista per macchinine, ping pong e mini-golf, oppure una volta a settimana ci si recava alla libreria gestita da una persona innamorata del suo mestiere, che conosceva ogni libro esposto e che organizzava incontri con autori famosi: li’ ho conosciuto un giovane Crepet, un poco simpatico ma competentissimo Zecchi, un ancora comico Faletti che presentava timidamente il suo primo libro e tantissimi altri.

​​​
Allora le persone famose erano differenti: mia figlia è cresciuta per tante estati con la figlia di un amatissimo allenatore prima del Milan e poi della Nazionale, che ancora oggi saluta e scambia quattro chiacchiere con chi lo ferma riconoscendolo. Il mio vicino d’ombrellone era un bellissimo e ventenne giocatore della Juventus, un certo Cabrini che ha ancora casa nella pineta. I giocatori di calcio venivano per rilassarsi e non per frequentare ristoranti, veline e discoteche, giocavano a biglie come bimbetti sulla spiaggia e salutavano educatamente prima di andarsene. Il mitico Alberto Tomba che se ne stava in disparte, timido ragazzone sorridente, mi salutava con un rombante “Buongiorno bella signora!”


Alcuni cantanti che ho visto giovani uomini, come me non sanno mancare ogni anno ed allora vedi Ramazzotti ed Antonacci fare comunella e stare defilati in fondo alla spiaggia, pronti a scappare in hotel se i fans diventano troppo invadenti.


Io e gli altri sopra citati stavamo al Bagno Guerino, una sola erre non è un errore, che ora si chiama Papeete ed è conosciuto in tutta Italia. 


Non ho dimenticato Sesto e Massimo che hanno saputo trasformare un tipico stabilimento balneare della costa ed una discoteca per ragazzini in quel che sono diventati ora.


Non frequento piu’ per età e per gusti: mal sopporto gli aperitivi, ora happy hour, del sabato pomeriggio con tanto di dj set di una nota radio e gente che balla ed urla scatenata sopra e sotto i lettini da sole. Cosi’ come non mi piace tutta quell’esibizione di corpi lucidi di olii e creme, seni rigidi e troppo alti che non si spostano nemmeno se li frulli, labbra sempre gonfie ed imbronciate che se le vedi di profilo sembran tutte tante Paperine, sederi al vento, addominali e gambe braccia sopracciglia e non voglio sapere che altro, maschili perfettamente depilati. Uomini e donne stesi immobili al sole senza parlare, senza nuotare, senza niente.


Ma la colpa non è di Milano Marittima, è della mia età che preferisce la tranquillità. Mi basta non andare in centro la sera dopo le 22, anche se ogni tanto a quel pub dove suonano un ottimo rock dal vivo ci vado si’, o stare sulla spiaggia la mattina presto, cercando conchiglie che ancora resistono ed osservando enormi granchi che si spostano in fretta dentro il Canalino. Passeggiare in pineta con il cane. Tutti i miei cani negli anni l’ hanno frequentata con gioia, perdendosi tra i cespugli di more, i pini, gli alberi di mele selvatiche. Fare colazione al mio bar preferito con brioches calde scambiando quattro chiacchiere con persone che conosco da decenni, leggere Il Resto Del Carlino con l’inserto di Ravenna e provincia, leggere un buon libro all’ombra e decidere dove cenare la sera.


Quando tutti eravamo piu’ giovani spesso si andava in campagna, alla Casa delle Aie: strozzapreti con ragu’ di carne alla bolognese, ravioli al sugo, costine di maiale, pinzimonio e patate al forno, sangiovese a volontà, il tutto accompagnato da nugoli compatti di zanzare. Ora la scelta è quasi infinita: il mitico Caminetto che resiste dal 1970: raffinato, elegante, regno incontrastato del famoso ex allenatore, il Notte e Di’ dove da 35 anni Moreno accoglie i suoi ospiti come fossero vecchi amici e prepara uno scenografico ed acrobatico sorbetto, i piu’ nuovi e trendy ristoranti sparsi per le vie del centro ed ancora e sempre La Casa delle Aie con il suo menu’ che non è cambiato di una virgola negli anni ed anche le zanzare si sono riprodotte e continuano prolifiche a farlo sul posto.
E le piadine? Le casette in legno bianche a righe rosse dove sfornano 24 ore su 24 piadine di ogni tipo? Non si possono dimenticare!
Una cosa è certa: in qualsiasi posto si decida di andare si mangerà sempre e soltanto bene.


Ora la chiamano Mi.Ma.,ne stampano il logo su magliette, cappelli, borse e felpe, ma per me è ancora la mia Milano Marittima con il profumo di fritto misto che arriva fin sul mare, le gite in barca al largo, alle piattaforme dell’Eni e le notti di San Lorenzo, quando la spiaggia va in amore, come dicono qui ed il cielo si illumina dei mille colori dei fuochi d’artificio.



Marisa Cappelletti















lunedì 11 febbraio 2019

Dedica

Poesia per la mia amatissima Milano 


In questa grande città


Batte. Lo senti che batte.
Là ad est quando il cielo schiara e la luce si stende
piano sui palazzi ancora sonnolenti e sopra giardini miseri di fiori.
Il ritmo veloce invade le strade affollate
di genere umano loquace ma sordo, sempre piu’ sordo, alle altrui esistenze
e di auto voraci di asfalto ed ossigeno , strenuo combattente
che non vuole soccombere all’incalzare dello smog .
Un suono costante che sovrasta preghiere mute, imprecazioni gridate,
richieste di aiuto che si perdono nell’indifferenza di chi passa veloce.

Batte, Lo senti che batte.
Sotto il mezzogiorno metropolitano celebrato da pasti veloci senza gusto né gioia,
consumati in piedi spalla a spalla con chi non conosci né conoscerai mai.
Nella pancia della città quando, al tramonto di un pallido sole velato
dalla nebbia o dall’afa padane. il brulicare delle formiche parlanti invade i tunnel,
all’arrembaggio di treni che scoppiano e affondano nel buio mefitico.

Batte, lo senti che batte.
In questa grande contradditoria città che respinge chi pretende senza nulla dare,
ma abbraccia di uno stanco abbraccio materno chi chiede senza nulla pretendere.
Severa ma generosa, sfavillante e ricca di tutto quello che ognuno puo’ desiderare ,
buia e pericolosa nelle notti insonni delle periferie scellerate che la circondano.
Ma il suo cuore pulsante sovrasta il bello e il nascosto, la fretta di molti e l’ignavia di alcuni.

E batte, lo senti che batte.


Marisa Cappelletti










lunedì 4 febbraio 2019

Un po' di Horror?

A volte ho queste idee balzane che mi diverte molto mettere per iscritto:

www.intertwine.it/it/read/r0BDI4UV/alla-corte-del-duca




Alla Corte del Duca
Dame, cavalieri e notti oscure


Per un momento, un ultimo momento,  mi vidi riflesso nello specchio d’acqua  verde ed immobile : il viso invecchiato, il collo cosparso di piaghe gonfie e  sanguinanti, le mani rugose, il petto ansante ed incavato, la bocca aperta in un grido muto.
Soltanto ieri c'erano la gioia, il vigore e la giovinezza . Ieri, così vicino eppur distante .
Chi ero mai?
Oh lo sapevo bene chi o meglio cosa ero divenuto! Cibo per due esseri sconosciuti, gioco per  un crudele connubio  umano e bestiale,  giullare per il divertimento di insospettabili demoni.
L'avevo vista alla festa di Ludovico Sforza: lei, unica fra tutte. Il suo sguardo allusivo mi aveva subito sedotto, si era lasciata sedurre in un istante.
La sua condizione di sposa non ci aveva fermati.
Al Castello, nei parchi, a caccia o ai balli, solo noi. Nel silenzio delle torri, nei talami di compiacenti dame, nelle gelide segrete, solo noi.  Travolti da una passione che non potevamo né volevamo soffocare, impossibile da celare.
Poco tempo per la nostra, o meglio la mia, felicità.
Poi un giorno, nelle sue stanze, la porta spalancata all’improvviso,  il ghigno stravolto del duca suo marito, il lampo crudele negli occhi di lei, lucenti di una malignità mai immaginata, la complicità famelica di orribili creature.
Il mio sangue sui loro denti aguzzi, le mani di lei che stringono la mia gola con una forza non umana, il corpo divenuto di pezza buttato in una piccola gabbia nella torre piu’ remota a fredda, imprigionato come un cinghiale in attesa della macellazione.  Le mie invocazioni inascoltate, le suppliche che rimbalzavano sulle pietre e si perdevano nel nulla.
Una preda, una stupida preda per due  anime unite in  un’unica gigantesca ombra scura che avvolgeva il maniero, coinvolgeva la corte tutta, dame e cavalieri stretti o forse costretti in un cerchio infernale, mostri vaganti per oscuri sentieri in cerca di rossa ambrosia per le loro gole assetate.
Un patto con forze oscure e crudeli .
Con la mente sconvolta ed il corpo  invecchiato, invano cercai di sfuggire all’orrore quando, in  un mattino di nebbia lei, sazia ed inebriata dal mio sangue, lascio’ il chiavistello della gabbia aperto.  
Fuori dal Castello , oltre il ponte levatoio, giù verso il lago! Una lenta disperata fuga dal mio destino.
Alfine, fiaccato nel vecchio involucro ormai di sole ossa, senza più speranza né respiro mi inginocchiai rassegnato davanti allo specchio d’acqua verde.
Un grido prolungato, un fruscio minaccioso sopra di me:  il vampiro dalle ali di raso,  la donna che avevo amato, scese in picchiata su di me,  gli artigli affondarono nei miei occhi disperati.
Un attimo, un solo attimo: un lampo e l’inesorabile falce d’argento calò definitiva sul mio capo canuto.
E finalmente per me fu la notte.


Marisa Cappelletti



domenica 3 febbraio 2019

Prima poesia di febbraio

Gli amanti vivono nell'attesa che, molto spesso, si trasforma in speranza disattesa.

www.intertwine.it/it/read/8BnMtnUv/crudeltà



Crudeltà


Gli amanti vivono sospesi là all’orizzonte,
dove la realtà, incontrando il giorno,
uccide i sogni.


Marisa Cappelletti





sabato 2 febbraio 2019

Il racconto del sabato

Per essere triste è triste e per certi versi anche un po' autobiografico, ma scritto solo per scaramanzia.



www.intertwine.it/it/read/NbWMC8Ub/24-ore

24 Ore


Un sabato qualunque. Alle 23.00.

La saetta le esplode dentro, accecando la mente. E’ un attimo, poi tutto si quieta.
Ma la paura sale incontrollabile a velarle di nero gli occhi.
Stranamente la consapevolezza del momento, dell’avviso che la sorte le ha voluto regalare, la calmano ed il cuore riprende i suoi battiti mentre i ricordi si affollano alla rinfusa nel cervello ancora stravolto.

Vede la bimbetta che era stata nel secolo scorso, la fine della guerra dietro la porta, la casa che ospitava tutta la famiglia.

Al secondo piano il grande appartamento dei nonni materni e di mamma e papà. Nonna Paola che scriveva poesie e pensieri sul retro dei conti del lavandaio, il profumo di violetta dei suoi abbracci. Nonno Alessandro con gli adorati francobolli, l’impegno politico, i classici russi.
Al terzo piano la dolce nonna paterna Pina, gli zii ed il cuginetto Giuseppe.

Le pare di sentire ancora il buon odore del bollito e del cotechino di zia Rina. -Vuoi il lesso o la polenta?- le chiedeva sorridendo. -La penta!- rispondeva felice battendo le mani.

Adorava papà. Con l’uniforme dei Vigili del Fuoco, il posto nella Nazionale di pallavolo, il leggero profumo di Acqua di Selva, era l’uomo piu’ bello che avesse mai visto e lei la sua felice fidanzatina segreta, come diceva lui strizzandole l’occhio.
Papà amava mamma di un amore assoluto.

La sua splendida mamma bionda e profumata di mughetto pareva una diva del cinema, una star che lavorava nel negozio di panetteria di certi cugini misteriosamente arricchitisi durante la guerra. Mamma era una temeraria, diceva sorridendole papà, perché durante la guerra andava in bicicletta al lavoro sfidando il tremendo Pippo che a volte sorvolava Milano e mitragliava tutto quello che si muoveva, mamma compresa.

Ma ora la casa non c’era piu’.

Al suo posto una palazzina ristrutturata e rialzata di un piano. Le belle scale in marmo con ringhiere liberty a tralci d’edera in ferro battuto ed il soffitto affrescato con piccoli angeli paffuti, nuvolette azzurre e rami di rose, erano scomparse sotto pretenziose quanto inutili passatoie rosse, imbiancature scellerate ed ascensori in acciaio. Aromi di cibi semplici, di caffè, perduti in uno sconodciuto odore di nuovo. Tutto sparito come per la magia di un perfido mago.

Anche la sua famiglia se ne era andata, portata via dal tempo che non perdona.
Se ne erano andati tutti, lasciandole nel cuore buchi incolmabili.

-Giovanna svegliati! Hai dormito sul divano, sono le nove passate!-
Luigi, compagno di oltre mezzo secolo, il padre dei suoi figli ormai adulti.
Luigi, con cui aveva condiviso una giovinezza impegnata in battaglie politiche e barricate ideologiche, cortei di protesta, notti passate in discussioni senza vie d’uscita e nebbie spesse del fumo e dell’odore di mille Gauloises.
Luigi che ora, da combattente qual era stato, si era trasformato in un uomo tranquillo, affettuoso, paziente ed un po’ pedante.

Si alza: una fitta le trafigge la tempia, ha un capogiro e si aggrappa al marito.
-Non è nulla, mi sono alzata troppo in fretta!- e sorride, avviandosi verso la loro camera da letto.

Il pranzo della domenica è veloce, ormai si mangia poco.

L’aroma del caffè la riporta alla prima giovinezza, quando seduta al bar della spiaggia lo beveva in compagnia di mamma, aspettando quel ragazzo che le aveva regalato all’improvviso il primo travolgente amore.
Erano gli anni del Piper, delle minigonne, dei Beatles e loro, troppo giovani ed inesperti, avevano vissuto una manciata di estati magiche, ma poi si erano persi presto, nei meandri della vita.

Giovanna, vieni a guardare un po’ di tv?-
-No, voglio terminare il mio libro-

Luigi russa leggermente davanti al solito spettacolo della domenica.
 Lei ripensa a quando erano giovani, i figli piccoli e se ne andavano a pranzo in campagna oppure al mare e si amavano in ogni momento libero, l’esistenza ancora leggera di lutti e delusioni.

Le 19! Accende le luci e prepara la cena. Lei, la testa dolorante, non mangia.
Si accomoda nella poltrona, il libro aperto ad una pagina qualunque, i ricordi a sfilare in disordine. Facce perdute e luoghi dimenticati, profumi, parole, musiche e colori: tutto prende a vorticarle in testa in un carosello inarrestabile.

Alla fine eccola: la saetta!

Questa volta è devastante: Il bagliore si diffonde ovunque, brucia . Dei ricordi, dei rimpianti, dei dolori e delle gioie non resta piu’ nulla.
E’ il vuoto. Il libro cade, la testa si appoggia sul petto.
-Giovanna, è mezzanotte! Vieni a dormire.-


Giovanna non sente piu': sta già dormendo.


Marisa Cappelletti