martedì 26 novembre 2019

Due righe

Incipit di RAI Radio1 Plot Machine:
E com'era l'astronave?


Le mie righe:
E com'era l'astronave, scomoda come al solito! 
Te l'avevo detto di prendermi un biglietto per la business class!


Marisa Cappelletti


 

domenica 24 novembre 2019

Poesia rivisitata per una domenica buia



A volte, per colpa o per merito non so, non resta nulla se non una voluta effimera ed evanescente di fumo. 
 Fumo  


E quando quello

che ti sei raccontato

non ce la farà piu’

a restare aggrappato

a giorni dipinti di

azzurro squillante cosi’

disturbante e falso

persino per te?

Quando l’illusione spezzata

frantumerà l’ultimo sbaffo

colorato dal niente

di cio’ che hai creduto

avrebbe colmato la tela

grigia d’attesa e anni buttati?

Ti troverai a vagare

per universi paralleli,

mondi già esplorati

da conquistatori di sogni

scoppiati, naufraghi perduti

in mari asciugati.

Sarai circondato da echi

ossessivi di parole scontate

ed inutili grida di bocche

serrate, sarai solo

con la solitudine imposta

da chi ti stava vicino

e fuggiva, inutile voluta

di fumo spazzata via

dal vento della verità.

Marisa Cappelletti


lunedì 11 novembre 2019

Tutti al mercato!

C'è chi compra e c'è chi vende, 
chi tradisce e chi attende...


Al mercato.


In mano il cartoccio dei  miei sogni,
immobile davanti al banco di
speranze tradite tratti, maschera
di cera, l’ultima occasione per una
esistenza sprecata di rimanere
nel buio della tua finzione di vita.
Trenta soldi di ipocrisia il prezzo
pattuito e intascato e poi lasci
ancora una volta l’immenso mercato
dei sentimenti usati e buttati,
trascinando quei passi pesanti di
ricordi rimorsi e promesse mancate.


Marisa Cappelletti


Mi vendo
Renato Zero 




martedì 5 novembre 2019

Al Lago di Como



E' il mio lago preferito, soprattutto il ramo di Lecco, che ho frequentato ogni domenica d'estate quando mia figlia era piccola e passava i mesi estivi a casa dei nonni.
Con sincerità devo ammettere di non amare molto le acque lacustri: le trovo scure, dai fondali misteriosi, persino inquietanti. Ma, nei giorni di sole l'acqua schiarisce e si unisce al cielo, il verde brilla ed i paesini in riva al lago sono bellissimi.
Dunque ecco la mia ultima poesia che si riferisce ad un altro lago, quello amato da Catullo dove, si dice ma non è certo, pare abbia avuto una magnifica villa. La poesia è obbligatoriamente dedicata a Sirmione, splendida cittadina, perchè partecipante ad un concorso indetto in quel luogo. 
Ma io la dedico al Lago di Como. 
Senza se e senza ma.


Ascolta il silenzio

In questa notte di lago e profumo,
nella solitudine di una luna beffarda
che accompagna l’argento in una strada
tracciata sul lucido blu sorridente,
fammi volare.

Dammi le ali che non conosco,
portami piu’ su, oltre la rocca,
solitaria signora del castello,
oltre il mio qui.
Insegnami la gioia dei sentimenti,
trovami un posto in te.
Fammi volare.

Come araba fenice risorta
dalle ceneri di un gelido ieri,
accarezzami le piume arruffate,
asciuga lacrime che le incollano.
Io, uccello di fuoco nell’ombra serena,
in ascolto della quiete lacustre.
Fammi volare.

Aprimi la vita come novello Catullo
all’amata Lesbia, ed io mi alzero’
sul velo fermo e sottile della notte,
ascoltero’ il silenzio addormentata
tra le braccia della brezza
incantata del tempo.
E, per un’ultima volta, io volero’ .


Marisa Cappelletti











domenica 3 novembre 2019

Autunno milanese


E finalmente è autunno: piove, fa piuttosto fresco, le piante iniziano a perdere le foglie, quelle rimaste si tingono di vari colori dal giallo al ramato dall'arancio al rosso e si inizia già a vedere nei centri commerciali le luminarie natalizie ed i vari prodotti di ogni genere che riguardano il Natale.

Troppo presto? Ma no, per noi milanesi non è mai troppo presto! Ai primi di novembre abbiamo già prenotato il pranzo di Natale (non esiste il cenone della vigilia, per noi pochi Milanesi d'O.C. e purtroppo non d'O.P., c'è soltanto il pranzo natalizio), la settimana bianca a Courma, programmato i regali e fra un po' scriveremo anche gli auguri di Buon Anno.

Noi adoriamo le atmosfere d'autunno, i viali tappezzati di foglie che diventano scivolose di umidità e ci fanno fare a volte delle belle slittate a piedi od in bicicletta con conseguenze imprevedibili e,a volte capita, con soste forzate nei vari Pronto Soccorso cittadini.

Noi non vediamo l'ora di indossare impermeabili, giacche e piumini, cappelli, stivali e sciarpe, di perderci nel traffico che in giornate di pioggia o di nebbia e piu' avanti di neve, diventa problematico ma, lasciatemelo dire con orgoglio, mai caotico.



Noi amiamo la nebbia. Senza eccezioni. La nebbia ci appartiene e, quando una mattina ci alziamo e non riusciamo a vedere quel che c'è oltre i vetri di casa, pensate che la situazione ci spaventi? Certamente no anzi, possiamo esclamare con soddisfazione: "Ueilà, l'è rivada!" (Eilà, è arrivata)  
Noi siamo felici di fermarci a far quattro chiacchiere al bar con un cappuccino fumante davanti e poter dire "che frecc!" (che freddo)



Le caldarroste che una volta erano cosi' popolari, cotte su quel braciere bucherellato trasportato su un carrettino e distribuite in cartocci avvolti a bussolotto, le caldarroste purtroppo, simbolo dell'autunno
milanese, sono quasi del tutto scomparse. Non le voleva piu' nessuno: erano talmente care che si risparmiava andando da Mc Donald per un pranzo veloce completo di brownie e caffè. Ah questa americanizzazione forzata!

Vorrei aprire una parentesi per un elogio particolare alla pizzeria e rosticceria da asporto di Gino che, oltre ad essere un'istituzione per tante generazioni di studenti compresa mia figlia e fare una delle migliori pizze di Milano, conserva le tradizioni della mia città senza cedere ad hamburger vari e patatine fritte. Ieri, uscita dal mio amato parrucchiere che in quel Corso si trova, mi sono fermata davanti alla vetrina invitantissima di Gino e sapete cosa ho visto? La "cassoeula" si' proprio quel povero ma fantastico piatto. Ed io, che sono a dieta stretta, ho chiesto a chi mi accompagnava di lasciarmi li' un po'. Cosi', tanto per soddisfare almeno la vista se non il palato!


Chiusa la parentesi, anche se con rimpianto.

Noi aspettiamo l'autunno, intendo noi milanesi diversamente giovani (il milanese non invecchia), per poter andare la sera a teatro, scegliendo tra le tantissime rappresentazioni, per tutti i gusti, che ci offre la città e poi una bella cena in un ristorante elegante o easy, tradizionale o  alla moda, ma ristorante caldo, rumoroso e pieno zeppo, purtroppo sempre pieno zeppo.

Insomma, per concludere, noi milanesi non amiamo l'estate metropolitana con il caldo soffocante, l'aria condizionata gelida, l'asfalto che si scioglie, le strade nude, le aiuole sofferenti e le case deserte.

Noi siamo per l'autunno e poi, tanto arriva quasi subito, per l'inverno.






Lassa pur (ch'el mund el disa)
Giovanni Danzi




Marisa Cappelletti