Dall'Antologia "I Racconti di Cultora Nord" la prima parte di Sirene, racconto di formazione che a me è piaciuto molto scrivere:
Sirene
Il
vento tiepido portava grandi nuvole
bianche e promesse d’estate all’isola verde e ancora gialla di ginestre mentre
il mare, con il suo blu ed i suoi
segreti, attendeva le emozioni di chi
sarebbe arrivato fin lì.
Sofia
aveva passato una notte inquieta, zeppa di sogni che non ricordava ma che
sapeva essere stati faticosi ed ora stava
alla finestra, ferma a fissare l’orizzonte, in attesa.
Andrea
si era svegliato all’alba, impaziente
a causa dell’imminente imbarco per il
luogo dove avrebbe trascorso le sue vacanze da tredicenne.
Una
grande Isola, almeno per lui, una di quelle con la i maiuscola, tutta da
scoprire.
Sì perché, come per ogni ragazzino che si rispetti, le isole sono terre d'avventura e di mistero.
Per
tutto il tempo della traversata era rimasto a poppa ad osservare la scia luccicante lasciata
dalla nave ed i gabbiani che la
seguivano, divertendosi a planare per
poi ritornare in alto stridendo e
sbattendo le ali.
Il
vento lo aveva accompagnato durante tutto il viaggio, giocando con gli uccelli,
portandoli su e lasciandoli cadere per
poi riprenderli festoso più in là.
Sofia
era corsa fuori dalla casa rosa fino alla spiaggia, dove il maestrale soffiava
libero ed allargando le braccia si lasciava investire dalle folate tiepide
che le sollevavano le ciocche bionde e la solleticavano facendola ridere.
Là in fondo, tra le onde lunghe, stava
arrivando il traghetto che avrebbe
portato con sé i primi turisti e quel qualche cosa di sconosciuto che stava
inconsciamente aspettando.
Quattro
passi su un viottolo sterrato ed eccola lì la casa delle vacanze: bassa,
bianca, con un ampio giardino povero di fiori, ma con due alberi enormi che
spandevano ombra tutt'intorno.
E
lì se ne stava Andrea nel pomeriggio caldo.
Tutto
era fermo e silenzioso, tranne i piccoli insetti e le cicale che frinivano senza
sosta e lui si stava godendo in pace i suoi sogni zeppi di esploratori, tesori
e scoperte di animali sconosciuti.
-
Ciao, stai dormendo? -
Una
vocetta petulante lo aveva fatto sobbalzare. Aperti gli occhi, aveva visto aggrappata al cancello di casa una
ragazzetta bionda con le ginocchia ossute
tutte graffiate che spuntavano da una gonna troppo corta .
-
Certo che no! E tu chi sei? -
Si
chiamava Sofia, aveva la sua stessa età ed era figlia dei vicini di casa.
Fecero
amicizia. I genitori del ragazzino la portavano con loro alla spiaggia,
trattandola come una seconda figlia e condividendo con lei i pasti portati da
casa.
In
cambio di questa gentilezza ogni mattina la mamma di Sofia suonava il
campanello e consegnava con un allegro buongiorno un enorme cartoccio di pesce appena
pescato dal marito, uomo scuro e taciturno, che a volte sapeva aprirsi in un
bianchissimo sorriso e che di mestiere faceva, appunto, il pescatore.
Sofia
nuotava meglio e più di un pesce: correva in acqua, si tuffava dalle rocce,
faceva piroette, mai stanca!
Andrea
l'ammirava di nascosto, intimidito da tutta quell'energia e dalla capacità
della ragazzina di muoversi nell’acqua quasi fosse il suo elemento naturale.
Un
giorno, a metà delle vacanze, il padre aveva preso in disparte Andrea e serio
gli aveva detto:
- Ho una fantastica notizia per te, non so se ne sarai felice,
ma credo proprio di sì. Lorenzo, il nostro vicino, a volte di notte va a pesca
di aragoste e si é offerto di portarti con sé, naturalmente se sei interessato
e prometti di startene fermo e buono-.
(Fine prima parte)
Marisa Cappelletti