sabato 28 maggio 2016

Tributo a Maggio


Tra le tante poesie per il mese di maggio ne ho scelte quattro.

 La prima é di Rabindranath Tagore (1861-1941), Premio Nobel per la letteratura nel 1913, nella raccolta Il Giardiniere ha una poesia sul mese di maggio:

Era di maggio. Il pomeriggio afoso
sembrava interminabile. La terra riarsa
si spaccava nel gran caldo, assetata.
Dalla riva del fiume udii una voce
che gridava: “Vieni, tesoro mio”.
Chiusi il libro e aprii la finestra
per guardare fuori.
Vidi presso il fiume un grande bufalo, coperto di fango,
che guardava in giro con occhi placidi e pazienti;
un ragazzo, nell’acqua fino al ginocchio, lo chiamava
per farlo bagnare.
Sorrisi compiacente ed ebbi un senso di dolcezza
che m’invase il cuore.

Un’altra poesia sul mese di maggio è di James Joyce (1882-1941) ed è tratta dalla raccolta Musica da camera:

Brezze di maggio, danzanti sul mare!
Via che danzate di solco in solco
il girotondo esultante, mentre in alto
vola la spuma a farsi ghirlanda
d’argentei archi gettati sull’aria,
vedete l’amor mio da qualche parte?
Ahimè! Ahi!
Brezze di maggio!
Amore è misero se il suo amore è assente.


Maggiolata è il titolo di questa semplice poesia di Giosué Carducci (1835- 1907) Giosuè Alessandro Giuseppe Carducci è stato un poeta e scrittore italiano. Fu il primo italiano a vincere il Premio Nobel per la letteratura nel 1906

Maggio risveglia i nidi,
maggio risveglia i cuori;
porta le ortiche e i fiori,
i serpi e l’usignol.
Schiamazzano i fanciulli
in terra, in ciel gli augelli,
le donne han nei capelli
rose, negli occhi il sol.
Tra colli, prati e monti,
di fior tutto è una trama;
canta, germoglia ed ama
l’acqua, la terra, il ciel.


L’ultima poesia è di Giorgio Caproni (1912-1990) e ha per titolo semplicemente Maggio:

Al bel tempo di maggio le serate
si fanno lunghe; e all’odore del fieno
che la strada, dal fondo, scalda in pieno
lume di luna, le allegre cantate
dall’osterie lontane, e le risate
dei giovani in amore, ad un sereno
spazio aprono porte e petto. Ameno
mese di maggio! E come alle folate
calde dall’erba risollevi i prati
ilari di chiarore, alle briose
tue arie, sopra i volti illuminati
a nuovo, una speranza di grandiose
notti più umane scalda i delicati
occhi, ed il sangue, alle giovani spose.





E per terminare questo piccolo omaggio ad uno splendido mese, una delle piu’ belle canzoni napoletane  dell’ottocento:   Era de maggio

E’ una canzone in lingua napoletana, basata sui versi di una poesia del 1885 di Salvatore Di Giacomo e messa in musica da Mario Pasquale Costa.

I versi sono quelli di una canzone d'amore. Nella prima parte viene narrato l'addio, durante il mese di maggio, tra due amanti, i quali si ripromettono di ritrovarsi negli stessi luoghi, ancora a maggio, per rinnovare il loro amore. La seconda parte della canzone è incentrata sul nuovo incontro tra i due innamorati.



Massimo Ranieri canta
Era de Maggio 
di Salvatore Di Giacomo



Marisa Cappelletti





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