lunedì 8 gennaio 2018

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L'immagine può contenere: cielo e spazio all'aperto


Dall'Antologia "I Racconti di Cultora Nord" la prima parte di Sirene, racconto di formazione che a me è piaciuto molto scrivere:

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Sirene


  Il vento tiepido portava grandi  nuvole bianche e promesse d’estate all’isola verde e ancora gialla di ginestre mentre il  mare, con il suo blu ed i suoi segreti, attendeva  le emozioni di chi sarebbe arrivato fin lì.

    Sofia aveva passato una notte inquieta, zeppa di sogni che non ricordava ma che sapeva essere stati faticosi ed ora stava  alla finestra, ferma a fissare l’orizzonte, in attesa.

     Andrea si era svegliato all’alba,  impaziente a  causa dell’imminente imbarco per il luogo dove avrebbe trascorso le sue vacanze da tredicenne.

   Una grande Isola, almeno per lui, una di quelle con la i maiuscola, tutta da scoprire. 
    Sì perché, come per ogni ragazzino che si rispetti,  le isole sono terre d'avventura e di mistero.

   Per tutto  il tempo della traversata era rimasto a poppa  ad osservare la scia luccicante lasciata dalla nave ed i gabbiani  che la seguivano,  divertendosi a planare per poi ritornare  in alto stridendo e sbattendo le ali.

    Il vento lo aveva accompagnato durante tutto il viaggio, giocando con gli uccelli, portandoli su e  lasciandoli cadere per poi riprenderli festoso più in là.

   Sofia era corsa fuori dalla casa rosa fino alla spiaggia, dove il maestrale soffiava libero ed allargando le braccia si lasciava investire dalle folate tiepide che  le sollevavano le ciocche bionde e  la solleticavano facendola ridere.

 Là in fondo, tra le onde lunghe, stava arrivando il traghetto che  avrebbe portato con sé i primi turisti e quel qualche cosa di sconosciuto che stava inconsciamente aspettando. 
 
   Quattro passi su un viottolo sterrato ed eccola lì la casa delle vacanze: bassa, bianca, con un ampio giardino povero di fiori, ma con due alberi enormi che spandevano ombra tutt'intorno.

   E lì se ne stava Andrea nel pomeriggio caldo.
Tutto era fermo e silenzioso, tranne i piccoli insetti e le cicale che frinivano senza sosta e lui si stava godendo in pace i suoi sogni zeppi di esploratori, tesori e scoperte di animali sconosciuti.

   - Ciao, stai dormendo? -

 Una vocetta petulante lo aveva fatto sobbalzare. Aperti gli occhi, aveva  visto aggrappata al cancello di casa una ragazzetta bionda con le ginocchia ossute  tutte graffiate che spuntavano da una gonna troppo  corta .

   - Certo che no! E tu chi sei? -

   Si chiamava Sofia, aveva la sua stessa età ed era figlia dei vicini di casa.
Fecero amicizia. I genitori del ragazzino la portavano con loro alla spiaggia, trattandola come una seconda figlia e condividendo con lei i pasti portati da casa.

   In cambio di questa gentilezza ogni mattina la mamma di Sofia suonava il campanello e consegnava con un allegro  buongiorno un enorme cartoccio di pesce appena pescato dal marito, uomo scuro e taciturno, che a volte sapeva aprirsi in un bianchissimo sorriso e che di mestiere faceva, appunto, il pescatore.

  Sofia nuotava meglio e più di un pesce: correva in acqua, si tuffava dalle rocce, faceva piroette, mai stanca!  

    Andrea l'ammirava di nascosto, intimidito da tutta quell'energia e dalla capacità della ragazzina di muoversi nell’acqua quasi fosse il suo elemento naturale.


   Un giorno, a metà delle vacanze, il padre aveva preso in disparte Andrea e serio gli aveva detto: 
   - Ho una fantastica notizia per te, non so se ne sarai felice, ma credo proprio di sì. Lorenzo, il nostro vicino, a volte di notte va a pesca di aragoste e si é offerto di portarti con sé, naturalmente se sei interessato e prometti di startene fermo e buono-. 

(Fine prima parte)


Marisa Cappelletti




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