martedì 12 febbraio 2019

Un'altra Milano, questa volta Marittima

Il mio cuore è anche qui.
https://www.intertwine.it/it/read/DEJ1S8Uq/mi-ma




MiMa.
Ovvero Milano Marittima con tutti i suoi pregi ed i tanti difetti.

E’ il mio posto del cuore. 
Ne ho altri, naturalmente, ma qui è legata buona parte della mia vita e certo non perché si tratta di un’altra Milano.

La conobbi negli anni 70 su suggerimento di un amico innamorato di questa parte anomala della riviera romagnola. Non ci volevo venire: ero abituata alla Liguria, ai panorami di Santa e di Portofino, ai suoi carrugi, al mare mosso, al vento profumato di salsedine. Ma la lunga e profonda spiaggia di sabbia fine era adatta ai bambini, cosi’ come il mare con onde piu’ che tranquille ed in cui dovevi e devi ancora camminare per centinaia di metri prima di non toccare il fondo.


Il panorama piatto è compensato da una bellissima pineta, all’interno della quale c’è un ottimo campo da golf in cui a volte sconfinano conigli, porcospini, fagiani e, dicono, anche volpi. La cittadina è pulitissima, ordinata, accattivante, con giardini ed aiuole fiorite ovunque e durante il giorno il traffico è minimo.


Negli anni ‘70 ed ‘80 c’erano pochi negozi eleganti nel viale principale, un bar con pianista che suonava canzoni americane classiche e l’altra grande via si allungava silenziosa e poco illuminata verso il porto di Cervia. Una gelateria con dehors sempre al completo offriva canzoni popolari suonate da un bravissimo fisarmonicista e, piu’ avanti, la balera sulla spiaggia. Era frequentata da gente del posto simpatica, chiacchierona e folcloristica.


Ad una certa ora della sera entrava il “boss” , lo chiamavamo cosi’: capigliatura tra un Jimi Hendrix di provincia ed un Cugino di Campagna , vestito alla John Travolta del sabato sera con tanto di gilè luccicante. Lanciava occhiate assassine tra i tavoli e si posizionava in prima fila sulla pista da ballo. Poi entrava lei: la bionda del boss! Una Marilyn romagnola che, dopo un volteggio accompagnato dalla batteria dell’orchestra, si sedeva platealmente in braccio allo pseudo Travolta: proprietà indiscussa ed indiscutibile di John.


Erano tempi e persone semplici che mi hanno conquistato il cuore.
La sera a volte si portavano i bambini nella sala giochi con pista per macchinine, ping pong e mini-golf, oppure una volta a settimana ci si recava alla libreria gestita da una persona innamorata del suo mestiere, che conosceva ogni libro esposto e che organizzava incontri con autori famosi: li’ ho conosciuto un giovane Crepet, un poco simpatico ma competentissimo Zecchi, un ancora comico Faletti che presentava timidamente il suo primo libro e tantissimi altri.

​​​
Allora le persone famose erano differenti: mia figlia è cresciuta per tante estati con la figlia di un amatissimo allenatore prima del Milan e poi della Nazionale, che ancora oggi saluta e scambia quattro chiacchiere con chi lo ferma riconoscendolo. Il mio vicino d’ombrellone era un bellissimo e ventenne giocatore della Juventus, un certo Cabrini che ha ancora casa nella pineta. I giocatori di calcio venivano per rilassarsi e non per frequentare ristoranti, veline e discoteche, giocavano a biglie come bimbetti sulla spiaggia e salutavano educatamente prima di andarsene. Il mitico Alberto Tomba che se ne stava in disparte, timido ragazzone sorridente, mi salutava con un rombante “Buongiorno bella signora!”


Alcuni cantanti che ho visto giovani uomini, come me non sanno mancare ogni anno ed allora vedi Ramazzotti ed Antonacci fare comunella e stare defilati in fondo alla spiaggia, pronti a scappare in hotel se i fans diventano troppo invadenti.


Io e gli altri sopra citati stavamo al Bagno Guerino, una sola erre non è un errore, che ora si chiama Papeete ed è conosciuto in tutta Italia. 


Non ho dimenticato Sesto e Massimo che hanno saputo trasformare un tipico stabilimento balneare della costa ed una discoteca per ragazzini in quel che sono diventati ora.


Non frequento piu’ per età e per gusti: mal sopporto gli aperitivi, ora happy hour, del sabato pomeriggio con tanto di dj set di una nota radio e gente che balla ed urla scatenata sopra e sotto i lettini da sole. Cosi’ come non mi piace tutta quell’esibizione di corpi lucidi di olii e creme, seni rigidi e troppo alti che non si spostano nemmeno se li frulli, labbra sempre gonfie ed imbronciate che se le vedi di profilo sembran tutte tante Paperine, sederi al vento, addominali e gambe braccia sopracciglia e non voglio sapere che altro, maschili perfettamente depilati. Uomini e donne stesi immobili al sole senza parlare, senza nuotare, senza niente.


Ma la colpa non è di Milano Marittima, è della mia età che preferisce la tranquillità. Mi basta non andare in centro la sera dopo le 22, anche se ogni tanto a quel pub dove suonano un ottimo rock dal vivo ci vado si’, o stare sulla spiaggia la mattina presto, cercando conchiglie che ancora resistono ed osservando enormi granchi che si spostano in fretta dentro il Canalino. Passeggiare in pineta con il cane. Tutti i miei cani negli anni l’ hanno frequentata con gioia, perdendosi tra i cespugli di more, i pini, gli alberi di mele selvatiche. Fare colazione al mio bar preferito con brioches calde scambiando quattro chiacchiere con persone che conosco da decenni, leggere Il Resto Del Carlino con l’inserto di Ravenna e provincia, leggere un buon libro all’ombra e decidere dove cenare la sera.


Quando tutti eravamo piu’ giovani spesso si andava in campagna, alla Casa delle Aie: strozzapreti con ragu’ di carne alla bolognese, ravioli al sugo, costine di maiale, pinzimonio e patate al forno, sangiovese a volontà, il tutto accompagnato da nugoli compatti di zanzare. Ora la scelta è quasi infinita: il mitico Caminetto che resiste dal 1970: raffinato, elegante, regno incontrastato del famoso ex allenatore, il Notte e Di’ dove da 35 anni Moreno accoglie i suoi ospiti come fossero vecchi amici e prepara uno scenografico ed acrobatico sorbetto, i piu’ nuovi e trendy ristoranti sparsi per le vie del centro ed ancora e sempre La Casa delle Aie con il suo menu’ che non è cambiato di una virgola negli anni ed anche le zanzare si sono riprodotte e continuano prolifiche a farlo sul posto.
E le piadine? Le casette in legno bianche a righe rosse dove sfornano 24 ore su 24 piadine di ogni tipo? Non si possono dimenticare!
Una cosa è certa: in qualsiasi posto si decida di andare si mangerà sempre e soltanto bene.


Ora la chiamano Mi.Ma.,ne stampano il logo su magliette, cappelli, borse e felpe, ma per me è ancora la mia Milano Marittima con il profumo di fritto misto che arriva fin sul mare, le gite in barca al largo, alle piattaforme dell’Eni e le notti di San Lorenzo, quando la spiaggia va in amore, come dicono qui ed il cielo si illumina dei mille colori dei fuochi d’artificio.



Marisa Cappelletti















Nessun commento:

Posta un commento