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MiMa.
Ovvero Milano Marittima con tutti i suoi pregi ed i tanti difetti.
E’ il mio posto del cuore.
Ne ho altri, naturalmente, ma qui
è legata buona parte della mia vita e certo non perché si tratta di un’altra
Milano.
La conobbi negli anni 70 su suggerimento di un amico
innamorato di questa parte anomala della riviera romagnola. Non ci volevo
venire: ero abituata alla Liguria, ai panorami di Santa e di Portofino, ai suoi
carrugi, al mare mosso, al vento profumato di salsedine. Ma la lunga e profonda
spiaggia di sabbia fine era adatta ai bambini, cosi’ come il mare con onde piu’
che tranquille ed in cui dovevi e devi ancora camminare per centinaia di metri
prima di non toccare il fondo.
Il panorama piatto è compensato da una bellissima pineta,
all’interno della quale c’è un ottimo campo da golf in cui a volte sconfinano
conigli, porcospini, fagiani e, dicono, anche volpi. La cittadina è
pulitissima, ordinata, accattivante, con giardini ed aiuole fiorite ovunque e
durante il giorno il traffico è minimo.
Ad una certa ora della sera entrava il “boss” , lo
chiamavamo cosi’: capigliatura tra un Jimi Hendrix di provincia ed un Cugino di
Campagna , vestito alla John Travolta del sabato sera con tanto di gilè
luccicante. Lanciava occhiate assassine tra i tavoli e si posizionava in prima
fila sulla pista da ballo. Poi entrava lei: la bionda del boss! Una Marilyn
romagnola che, dopo un volteggio accompagnato dalla batteria dell’orchestra, si
sedeva platealmente in braccio allo pseudo Travolta: proprietà indiscussa ed
indiscutibile di John.
Erano tempi e persone semplici che mi hanno conquistato il
cuore.
La sera a volte si portavano i bambini nella sala giochi con
pista per macchinine, ping pong e mini-golf, oppure una volta a settimana ci si
recava alla libreria gestita da una persona innamorata del suo mestiere, che
conosceva ogni libro esposto e che organizzava incontri con autori famosi: li’
ho conosciuto un giovane Crepet, un poco simpatico ma competentissimo Zecchi,
un ancora comico Faletti che presentava timidamente il suo primo libro e
tantissimi altri.
Allora le persone famose erano differenti: mia figlia è
cresciuta per tante estati con la figlia di un amatissimo allenatore prima del
Milan e poi della Nazionale, che ancora oggi saluta e scambia quattro
chiacchiere con chi lo ferma riconoscendolo. Il mio vicino d’ombrellone era un
bellissimo e ventenne giocatore della Juventus, un certo Cabrini che ha ancora
casa nella pineta. I giocatori di calcio venivano per rilassarsi e non per
frequentare ristoranti, veline e discoteche, giocavano a biglie come bimbetti
sulla spiaggia e salutavano educatamente prima di andarsene. Il mitico Alberto
Tomba che se ne stava in disparte, timido ragazzone sorridente, mi salutava con
un rombante “Buongiorno bella signora!”
Alcuni cantanti che ho visto giovani uomini, come me non
sanno mancare ogni anno ed allora vedi Ramazzotti ed Antonacci fare comunella e
stare defilati in fondo alla spiaggia, pronti a scappare in hotel se i fans
diventano troppo invadenti.
Io e gli altri sopra citati stavamo al Bagno Guerino, una
sola erre non è un errore, che ora si chiama Papeete ed è conosciuto in tutta
Italia.
Non ho dimenticato Sesto e Massimo che hanno saputo trasformare un
tipico stabilimento balneare della costa ed una discoteca per ragazzini in quel
che sono diventati ora.
Non frequento piu’ per età e per gusti: mal sopporto gli
aperitivi, ora happy hour, del sabato pomeriggio con tanto di dj set di una
nota radio e gente che balla ed urla scatenata sopra e sotto i lettini da sole.
Cosi’ come non mi piace tutta quell’esibizione di corpi lucidi di olii e creme,
seni rigidi e troppo alti che non si spostano nemmeno se li frulli, labbra
sempre gonfie ed imbronciate che se le vedi di profilo sembran tutte tante
Paperine, sederi al vento, addominali e gambe braccia sopracciglia e non voglio
sapere che altro, maschili perfettamente depilati. Uomini e donne stesi
immobili al sole senza parlare, senza nuotare, senza niente.
Ma la colpa non è di Milano Marittima, è della mia età che
preferisce la tranquillità. Mi basta non andare in centro la sera dopo le 22,
anche se ogni tanto a quel pub dove suonano un ottimo rock dal vivo ci vado
si’, o stare sulla spiaggia la mattina presto, cercando conchiglie che ancora
resistono ed osservando enormi granchi che si spostano in fretta dentro il
Canalino. Passeggiare in pineta con il cane. Tutti i miei cani negli anni l’
hanno frequentata con gioia, perdendosi tra i cespugli di more, i pini, gli
alberi di mele selvatiche. Fare colazione al mio bar preferito con brioches
calde scambiando quattro chiacchiere con persone che conosco da decenni,
leggere Il Resto Del Carlino con l’inserto di Ravenna e provincia, leggere un
buon libro all’ombra e decidere dove cenare la sera.
Quando tutti eravamo piu’ giovani spesso si andava in
campagna, alla Casa delle Aie: strozzapreti con ragu’ di carne alla bolognese,
ravioli al sugo, costine di maiale, pinzimonio e patate al forno, sangiovese a
volontà, il tutto accompagnato da nugoli compatti di zanzare. Ora la scelta è
quasi infinita: il mitico Caminetto che resiste dal 1970: raffinato, elegante,
regno incontrastato del famoso ex allenatore, il Notte e Di’ dove da 35 anni
Moreno accoglie i suoi ospiti come fossero vecchi amici e prepara uno
scenografico ed acrobatico sorbetto, i piu’ nuovi e trendy ristoranti sparsi
per le vie del centro ed ancora e sempre La Casa delle Aie con il suo menu’ che
non è cambiato di una virgola negli anni ed anche le zanzare si sono riprodotte
e continuano prolifiche a farlo sul posto.
E le piadine? Le casette in legno bianche a righe rosse dove sfornano 24 ore su 24 piadine di ogni tipo? Non si possono
dimenticare!
Una cosa è certa: in qualsiasi posto si decida di andare si
mangerà sempre e soltanto bene.
Ora la chiamano Mi.Ma.,ne stampano il logo su magliette,
cappelli, borse e felpe, ma per me è ancora la mia Milano Marittima con il
profumo di fritto misto che arriva fin sul mare, le gite in barca al largo,
alle piattaforme dell’Eni e le notti di San Lorenzo, quando la spiaggia va in
amore, come dicono qui ed il cielo si illumina dei mille colori dei fuochi
d’artificio.
Marisa Cappelletti
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