Una «tempesta emotiva» determinata dalla gelosia può
attenuare la responsabilità di chi uccide.
Anche sulla base di questo
ragionamento la Corte di appello di Bologna ha quasi dimezzato la pena a
Michele Castaldo, 57 anni, omicida reo confesso di Olga Matei, la donna con cui
aveva una relazione da un mese e che strangolo’ a mani nude il 5 ottobre 2016 a
Riccione (Rimini).
In primo grado era stato condannato a 30 anni dal Gup di
Rimini, per omicidio aggravato dai motivi abietti e futili.
Davanti alla Corte
di assise di appello di Bologna il pg Paolo Giovagnoli, nell’udienza del 16
novembre, aveva chiesto la conferma della sentenza.
Ma i giudici, pur
riconoscendo l’aggravante, hanno ridotto la pena a 16 anni, concedendo le
attenuanti generiche.
Il delitto d’onore è rimasto in vigore nel codice penale
fino al 5 settembre 1981, data in cui il Parlamento decide finalmente di
abrogare la «rilevanza penale della causa d’onore» come una disposizione
retriva e umiliante in stridente contraddizione con i diritti civili
conquistati nel corso degli anni Settanta.
Ora la Corte d'Assise e d'Appello del Tribunale di Bologna ha in qualche modo ripristinato, con motivazioni diverse ma nemmeno tanto, l'obbrobrio del delitto d'onore.
Fortunatamente la Procura Generale farà ricorso in Cassazione contro questa inqualificabile sentenza.
Marisa Cappelletti
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