mercoledì 18 gennaio 2017

Racconto a puntate

Dalla parte del manico
Terza ed ultima puntata

L’acqua è gelida e gorgoglia come il sangue che esce a zampillo da una vena appena recisa. Allunga la mano che tiene stretto il coltello ma, invece di lasciarsi pulire, improvvisamente la Lama scatta alla gola: un bel taglio netto e profondo da orecchio ad orecchio, l’ultimo sorriso di un povero ladro senza speranza.
L’uomo cade ai piedi della fontana e lì resta, carnefice senza corpo né anima, fino a che un ragazzo che sta rincasando scorge il cadavere con la gola che ride.
Fa un balzo, lancia un urlo e con un calcio la getta, senza accorgersi di nulla, nel tombino lì accanto.
 La Lama precipita nel buio ed atterra sul cemento della galleria vicino ad un topo grosso come un gatto, che scappa via squittendo.
 Una scia di aria calda, un rumore assordante ed il treno della metropolitana passa e scompare. Il tunnel si anima e quel popolo sconosciuto ai più che lì sotto si agita ricomincia la sua esistenza fatta di poca aria maleodorante, di vino scadente e di interminabili liti per un pezzo di stoffa bucato od un cartone asciutto.
Un essere senza sesso la raccoglie.
Un altro fantasma puzzolente lo vede tenere in mano il coltello e lo vuole, deve averlo, costi quel che costi.
Un fendente parte dal basso ventre e risale su, fino allo sterno Un grido, uno squarcio da cui fuoriesce l’intestino insieme ad un fetore infernale, un tonfo ed è tutto finito.
L’essere asessuato si guarda inebetito il braccio sporco di sangue e budella,  lascia cadere la Lama e corre via lontano, la mente ancora piu’ sconvolta  di quanto già non sia.
Il manico in gomma scuro rimbalza sul pavimento del tunnel, liberando il coltello dalle interiora umane di cui si è ricoperto e finisce ai piedi di un uomo infagottato in due cappotti luridi.
Incurante del cadavere ripiegato su sé stesso che giace a due passi di distanza, raccoglie la Lama, la pulisce sul davanti del cappotto, la infila nella manica e scappa via veloce quel tanto che l’età e le  privazioni gli permettono.
Sale su, la’ dove le persone vanno e vengono da case, ambienti di lavoro, caffè e ristoranti, svelto esce all’aperto respirando l’aria per lui e solo per lui,  pulita e fresca.
Sul marciapiede di fronte c’è lo squallido banco dei pegni a cui si rivolgono, quando riescono a rubare qualche cosa, i disperati che vivono sulle strade intorno ed anche quella fauna sotterranea a cui appartiene l’uomo dai due cappotti.
 La Lama, magnanima e disinteressata, gli permette di continuare ad esistere così lui ritira i quattro spiccioli ottenuti e la abbandona sul bancone del negozio.
In attesa.
Una donna grigia nonostante la giovane età entra tirandosi appresso un bimbetto che frigna ed urta involontariamente due cappotti, che la insulta.
Indifferente, lei avanza stringendo una borsa senza forma in cui ha riposto una collana d’argento rubata alla donna che assiste ogni giorno in cambio di modi sgarbati e pochi soldi.
Mentre la madre contratta il figlio gironzola curioso in quello squallore.
C’è poco da vedere, ma la Lama dimenticata là in fondo, gli sorride e lo lusinga emettendo un lampo d’acciaio. Il ragazzino, abbandonato a sé stesso, si avvicina e la sfiora con un dito.
Tra i due si stabilisce un contatto, come quell’attrazione fatale che si crea tra un palato goloso ed una fetta di torta al cioccolato.
Il bimbetto sorride immaginando battaglie con orribili mostri alieni e duelli con cavalieri neri, mentre furtivo allunga la mano verso di Lei.
La madre continua a discutere con l’uomo dietro lo sportello e non si cura di lui.
Il proprietario del negozio non l’ha nemmeno visto entrare.
E’ solo con la Lama. E’ un momento sospeso, il loro momento.
“Vieni piccolo, non avere paura, vieni da me”
E' come la voce della mamma quando lo mette a letto la sera e gli racconta una breve storia per farlo addormentare: dolce come nessuna, piena di amore.
Ha il profumo buono della mamma.
“Prendimi, vedrai che bei giochi potrai fare con me, sarò la tua compagna fedele, colei che ti proteggerà, che racconterà favole mai raccontate, che ti farà vivere avventure mai vissute, saro’ l’amica che vorresti tanto avere, quella che ti starà sempre vicino”.
Il bambino esita, non sa, forse non dovrebbe, ma Lei è li’ disponibile e bellissima.
“Prendimi piccolo e portami a casa con te. Vedrai, sarà fantastico.”
E poi, in un sussurro:
“Cominceremo da mammina…”



FINE

Marisa Cappelletti                                                                                                                             
   

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