Buco nero
Avevano attraversato un buco nero, quella regione dello
spazio-tempo da cui nulla puo' sfuggire, nemmeno la luce!
Erano stati risucchiati quasi con gentilezza e si erano
trovati a pochissima distanza non da un
pianeta invisibile ma da un insieme di
pianeti!
Quelli che gli scienziati ipotizzavano nascosti all'interno
della massa densa del buco nero.
Piu'o meno.
Cosi' penso' Jeff, che non era un astrofisico ma solamente
un ingegnere-astronauta, quando fu in grado di pensare in modo razionale.
Thomas guardava oltre i grandi oblo' della navetta la
superficie sconosciuta che si stava avvicinando velocemente e pareva calmo. Leo
se ne stava legato alla sua poltrona immobile, gli occhi strizzati, le mani
aggrappate ai braccioli pieni di strumenti e pulsanti, incapace di reagire alla
crisi di panico che l'aveva assalito.
La' fuori l'atmosfera assunse un color salmone acceso,
striato da leggere pennellate azzurre, come se il sole stesse tramontando su un
mondo pacifico ed amico.
Leo si tranquillizzo’, Thomas si lascio’ travolgere da una
rumorosa risata di sollievo, Jeff aggrotto’ la fronte perplesso.
All’improvviso, come in un film di fantascienza proiettato su
uno di quei giganteschi schermi per 3D,
i colori cambiarono ed un nero d’inchiostro denso si precipito’ sulla navetta spalmandovisi sopra in modo uniforme e definitivo.
Ai tre parve di vedere un immenso spaventoso sorriso
emergere dal buio.
Non fecero nemmeno in tempo ad emettere un grido perché il
buco li ingoio’, li inghiotti’, li digeri' e tutto l’enorme miraggio torno’ ad essere quel
che da secoli era sempre stato: un “corpo celeste con un campo gravitazionale
così intenso da non lasciare sfuggire né la materia, né la radiazione
elettromagnetica”.
L’eco lontana di quella che pareva una risata diabolica
rimase imprigionata per sempre nella materia sconosciuta.
Marisa Cappelletti
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