Metropoli
Batte. Lo senti che batte.
Là ad est quando il cielo schiara e la luce si stende
piano sui palazzi ancora sonnolenti e sopra giardini miseri
di fiori.
Il ritmo veloce invade le strade affollate
di genere umano loquace ma sordo, sempre piu’ sordo, alle
altrui esistenze
e di auto voraci di asfalto ed ossigeno , strenuo
combattente
che non vuole soccombere all’incalzare dello smog .
Un suono costante che sovrasta preghiere mute, imprecazioni
gridate,
richieste di aiuto che si perdono nell’indifferenza di chi
passa veloce.
Batte, Lo senti che batte.
Sotto il mezzogiorno metropolitano celebrato da pasti veloci
senza gusto né gioia,
consumati in piedi spalla a spalla con chi non conosci né conoscerai
mai.
Nella pancia della città quando, al tramonto di un pallido
sole velato
dalla nebbia o dall’afa padane. il brulicare delle formiche
parlanti invade i tunnel,
all’arrembaggio di treni che scoppiano e affondano nel buio
mefitico.
Batte, lo senti che batte.
In questa grande contradditoria città che respinge chi
pretende senza nulla dare,
ma abbraccia di uno stanco abbraccio materno chi chiede
senza nulla pretendere.
Severa ma generosa, sfavillante e ricca di tutto quello che
ognuno puo’ desiderare ,
buia e pericolosa nelle notti insonni delle periferie
scellerate che la circondano.
Ma il suo cuore pulsante sovrasta il bello e il nascosto, la
fretta di molti e l’ignavia di alcuni.
E batte, lo senti che batte.
Marisa Cappelletti
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