Per caso o per volontà, per desiderio o per sogno per disgrazia o per fortuna
Volare
Per tanto tempo è stato il mio sogno ricorrente: volare!
Il sogno dell’uomo. Ma nel sogno io volavo basso, sempre
basso perché il dispendio di energie era enorme e non mi bastavano le idee
felici, come al vecchio Peter, il mio sogno oltre la concentrazione mentale
richiedeva un notevole sforzo fisico ed al risveglio a volte mi sentivo
spossata.
Volavo a dorso, come chi nuota in un mare agitato guardando
il cielo, volavo superando per puro caso colline, cespugli ed alberelli
asfittici perché con un pino, anche marittimo, sarei andata sicuramente a
sbattere.
Volavo via dagli uomini, dai miei pensieri, dalla mia
problematica vita, ma senza alzarmi troppo, il mio subconscio non me lo
permetteva, le responsabilità cadutemi sulle spalle mi facevano da zavorra, il
mio carattere fortemente realista non lasciava tanto spazio alla fantasia,
nemmeno in sogno.
Ma io volavo, nonostante tutto e tutti, almeno la notte
volavo via.
Mi sarebbe piaciuto volare alto, metaforicamente ma anche
fisicamente.Volare sul mare leggermente mosso di una notte d'estate quando la
luna traccia la via sulle onde, quando la luce delle lampare attira i pesci e
le sirene, quando il vento tiepido ti riporta le tracce di profumi dimenticati
e di un passato non più tuo.
Mi sarebbe piaciuto rimanere lì, sospesa a mezz'aria, a
guardare la volta sopra di me, senza un pensiero umano, senza nessuna traccia
di un dolore incombente.Così, consegnata all'infinito e parte di un piano
sconosciuto.
Ma volavo basso, senza speranza nè soluzione temporale. A
volte facevo dei balzi enormi per poter salire più su, ma niente.
Persino i pesci volanti mi superavano senza alcuno sforzo e
passandomi vicino mi pareva di vederli scuotere beffardamente la testa e la
pinna dorsale.
Basso, sempre e solo basso.
Una notte bella o brutta, dolce o aspra non so, mi sono
svegliata con il cuore che voleva uscire dalla gabbia, dal corpo e da tutto ciò
che lo tratteneva!
Non volavo più, nè basso nè alto, nessuno sforzo mi faceva
più sollevare da terra, non volavo più!
Il panico che mi aveva svegliata all'improvviso stava
lasciando timidamente e lentamente il posto alla consapevolezza che finalmente
non sarei più stata prigioniera di un sogno ricorrente e faticoso, che non
avrei più passato le notti a combattere contro ostacoli e barriere, a
desiderare la lontananza dal genere umano come unica soluzione e rimedio alla
mia infelicità.
Era dunque una resa incondizionata alla vegetazione bassa ed
ai pesci che saltando mi schernivano e che mi perseguitavano i sogni oppure chissà
una liberazione, una speranza?
Non volevo pensarci , non volevo abbandonare una situazione,
seppure onirica, in cui il più delle volte mi trovavo bene, in cui finalmente
mi liberavo dei problemi eistenziali e pratici di ogni giorno vissuto duramente.
Mi sarebbe mancata quella condizione di leggerezza, di
estraneità, mi sarebbe mancata la sensazione dolce dell'aria della notte sulla
pelle, del vuoto rassicurante che mi stava intorno, della completa mancanza di
azione e di sentimenti?
Ci sono dei momenti nella vita di ognuno in cui si vorrebbe
essere da un'altra parte, in cui si vorrebbe avere la facoltà di poter
rinunciare a quello che il destino ti ha subdolamente apparecchiato, in cui a
tanti, a tutti piacerebbe dire:
- No, non voglio, non ora, non a me, magari un'altra volta o
meglio mai -
E volare via, leggeri, lontani, ignari e felici di esserlo.
Magari anche basso, ma volare via.
No. E' finita. E' finita davvero.
No, fortunatamente non sono sola. Intorno a me ci sono tanta
indifferenza, cattiveria, ingratitudine e sofferenza, ma anche esseri umani che
hanno ancora una speranza e qualche cosa dentro di loro da dare.
Non scappo più, voglio stare qui tra tutto il bene ed il
male, qui in questa vita che mi ha voltato le spalle e che fa di tutto per
scoraggiarmi e buttarmi a terra.
Non scappo perchè mi sono liberata finalmente dei lacci che
io stessa mi ero legati stretti intorno, per impedirmi di uscire dal buio in
cui mi crogiolavo.
Non scappo perché là in fondo c'è la luce della luna che non
mi porterà più a librarmi su mari agitati, ma sulle onde dell'esistenza che
ancora c'é e che passo dopo passo, voglio ancora attraversare.
Non volo piu'.
Marisa Cappelletti
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