venerdì 20 luglio 2018

Olimpiadi, quasi.

Quegli ultimi, maledetti centimetri...


L'ultima corsa

Se ne sta lì.
Nuovo, rotondo, lucido, trasparente ed aspetta.
Aspetta come altri hanno aspettato invano in quel grembo caldo.
Si potrebbe pensare a qualche gara olimpica: 200 metri piani o ad ostacoli, dipende da chi affronta il percorso, magari maratona data la fatica, o forse salto in lungo : di quelli con tre balzi da gazzelle in fuga e poi con il finale da leone.
Ma in questa particolare rincorsa, in questo posto accogliente, nessuno arriva mai.
Saranno il raro allenamento o la poca pratica, l’alimentazione sbagliata, i concorrenti non all’altezza, la
mancata assunzione di vitamine, sarà quel che sarà, ma il fatto è che nessun partecipante conclude mai la corsa in bellezza.
Ed intanto le ore passano.
Si sente inutile, sprecato. Potrebbe, se almeno uno, uno soltanto, riuscisse ad arrivare, fare cose che solo lui e quelli come lui al mondo sanno fare. E tempo nove mesi voilà ecco il miracolo, il suo vero, reale miracolo!
Ed intanto le ore passano.
Qualche cosa però sta succedendo perché tra i suoi simili c'é un certo fermento.
Là in fondo, prima della penultima curva sta arrivando un gruppetto trafelato. Non paiono dei grandi atleti, ma hanno tanta buona volontà.
Ecco l'ultima curva: i suoi compagni fanno la ola, incitano, schiamazzano. Ma qualcuno dei concorrenti si ferma senza più fiato, altri arrancano disperatamente.
All'improvviso uno si stacca e sferra l'attacco finale.
Tutti, lui compreso, gridano "sono qui sono qui" rimbalzando dappertutto e l'eroe, l'ultimo eroe, si guarda in giro sfiatato, dà ancora due colpetti di coda e… crolla lì, stecchito, proprio sul traguardo!
E le ore sono ormai passate.


Marisa Cappelletti
(Pubblicato su Intertwine il 19 Luglio 2018)







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