giovedì 2 novembre 2017

Dal cuore al foglio

Lettera a mia figlia
Dall'Antologia "Lettera a mio figlio" Edizioni  Historica



                                                                    Milano, 23  Marzo 2017


              Carissima Cristina,
              figlia e, per reciproca fortuna e volontà amica mia, se ti scrivo a questo punto avanzato della mia vita e devo confessare a malincuore  che sono qui da settant’anni e tu, nonostante l’apparenza, da circa quaranta,  non è perché questo è una sorta di testamento  né perché ho dei segreti o delle cose che non ho mai detto e che non mi sento di dirti a voce,  ma semplicemente perché in questo modo un po’ antico e fuori moda, posso finalmente  esprimermi come desidero, fare un piccolo riassunto di me e di te senza che tu mi interrompa continuamente con il tuo solito diluvio di parole.
                Sappiamo entrambe che sei logorroica, che inizi la mattina alle 8 in punto,  quando mi telefoni per la prima delle numerose volte della giornata, ad  investirmi con cascate di discorsi  di ogni genere immaginabile ed anche non nei quali difficilmente riesco ad inserirmi, percio’ ecco qui: zitta e leggi!
                  Per prima cosa voglio assicurarti, una volta per tutte, che non sei stata adottata.  Non che ci sia nulla di male nell’essere un figlio adottivo, anzi,  ma anche se tu hai dei seri dubbi, ti ho partorita io.  Siamo diverse, è vero, ma ti assicuro che quando ti ho vista per la prima volta cosi’ piccola urlante e con il nasino schiacciato, oltre a pensare che non mi assomigliavi per niente ma eri tutta mia suocera, ho capito subito che avremmo avuto un legame speciale io e te, che ci saremmo riempite la vita a vicenda con un amore assoluto.               
                Mi dici sempre che sono una madre stramba, anticonvenzionale ed impegnativa, ma tu pensi davvero di essere una figlia normale?  Cambi pareri ed idee in continuazione cosi’ come si cambiano un paio di calzini, mi fai confidenze di ogni genere, sei convinta che io sia la tua migliore amica ed anche il tuo capro espiatorio, ti preoccupi troppo per me e la mia salute,  per il mio modo di essere e fare,  mi dai consigli materni  e mi abbracci stretta se ho momenti di sconforto, mi rispetti sempre e comunque e se litighiamo, perché da donne litighiamo spesso, poi mi mandi sms interminabili che finiscono sempre con enormi cuori pulsanti.
                  La tua vita per colpa della mia non è stata facile: abbiamo avuto momenti, anni di disperazione e sconforto, siamo state le uniche due persone su cui poter contare  veramente, hai dovuto crescere in fretta  e rinunciare a tanto. Ho ricordi terribili dei tuoi occhi smarriti, della mia impossibilità di permetterti di avere un’infanzia, un’adolescenza ed anche una giovinezza serene.
                    Di tutto cio’ ti chiedo scusa. Scusami per aver fatto scelte sbagliate, per non averti saputo proteggere come avrei dovuto,  per averti fatta sentire sola, per essere stata, come dici sempre tu, troppo poco severa e ferma. L’ho fatto per compensazione, per non appesantirti i giorni con divieti e rimproveri, quei giorni che erano già cosi’ difficili per te.
                  Ma, in fondo  me lo devi riconoscere, ho cresciuto una donna forte, onesta, riflessiva e, come me, con una visione ironica della vita, visione che ti permette di superare ancora e sempre gli ostacoli che ti si parano davanti in continuazione.  Sei nata cosi’: niente concessioni né privilegi. In salita, sempre in salita senza mai mollare.                 
A mia volta ti perdono e sai che mi costa, di non leggere mai i miei racconti e le mie poesie, di essere fin troppo critica in quelle rare volte che ti capita tra le mani un mio libro, nei confronti dello stile, della  scrittura, persino degli aggettivi che uso, di non capire   che “noi poeti” abbiamo un animo tormentato e se cosi’ non fosse saremmo altro, magari dei comici.                                 Perdono l’ironia che ti leggo negli occhi quando mi lamento dell’età, degli acciacchi e delle rughe perché, dici, affogo il mio presunto impegno intellettuale in una pozzanghera di vanità..
                   Siamo state brave perché con gli anni abbiamo costruito un rapporto solido, speciale, ci siamo ritagliati momenti unici per noi due sole, siamo riuscite ad essere amiche pur mantenendo ciascuna il proprio ruolo, ad essere vere compagne di vita.
                   Ti ringrazio dunque per il tempo che passiamo insieme, per le passeggiate in campagna a goderci i fiori, gli animali, un po’ meno gli insetti ed i profumi della natura, ma anche per quelle sconsiderate giornate passate nelle vie della moda a criticare le vetrine esagerate ed i prezzi esorbitanti, io a tentare inutilmente di infilarmi in taglie che piu’ non mi appartengono, tu a desiderare tutto.
              Ti ringrazio per le interminabili dissertazioni filosofiche davanti a piatti di cibo di molte  nazionalità e di grandi quantità dolci vari compresi,  per le ore nelle librerie a caccia di titoli e storie che ci ispirano, di autori che ci piacciono, per le serate a teatro, per i concerti rock a cui mi accompagni e mi dici in continuazione -Stai seduta, non urlare, non saltare, non agitarti ricordati della pressione e del cuore-  e per i concerti pop a cui vengo per farti piacere,  ai vari Baglioni e Morandi che mi tocca vedere e rivedere sentire e risentire (e stendiamo un velo pietoso sull’ultimo concerto dei Pooh).
                     Non ho e non voglio avere consigli né raccomandazioni   da farti: ormai l’età adulta l’hai raggiunta da anni e sai bene come muoverti nel tuo mondo anche se a volte, in certe situazioni critiche, posso sentire nella tua voce una vena di rimpianto per non essere piu’, e qui ti sbagli eccome se ti sbagli,  la mia bambina.   
                     Ripensandoci due consigli veloci ce li ho: cerca di aver ragione ogni tanto del tuo caratteraccio e conta fino a dieci prima di esprimere quel che pensi di chi ti sta facendo arrabbiare e, quando  cucini il sugo, ricordati di curarne la cottura, non perderti nelle solite chiacchiere interminabili al telefono. Il sugo brucia, poi si attacca alla pentola e addio pasta al ragu’!
                   Sai che ti voglio un bene infinito e percio’ non è mia intenzione commuoverti né annoiarti oltre. Per ora credo che basti quel che ho scritto e che, spero, tu hai letto.
                    Con tanta speranza in quello che verrà e con affetto spropositato.                                            
                                            Tua Mamy     


 Marisa Cappelletti


                                          
                                                                                             

                                                                                                                                         

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