Non è un racconto e nemmeno una poesia.
E' una favola antica, un augurio, un ricordo, un grazie e
tanto del mio di cuore.
Peter aveva la giovinezza, tanti pensieri felici, tanti
desideri, moltissime speranze e, cosa più importante, il futuro. Un grande,
lungo, ignoto futuro. Campanellino viveva in un
mondo al di fuori della realtà, quello che appartiene alle ragazze che volano
con ali sognanti, alle donne non ancora tali. Tutti e due
volavano leggeri al di sopra delle preoccupazioni terrene proprie degli uomini
e delle donne che combattono ogni giorno per la vita. Volavano
ignari e senza un pensiero al mondo, felici di scoprire, apprendere, trovare ed
imparare, anche a scapito di chi passava loro accanto.
Un giorno limpido d'estate Campanellino che si stava
riposando in riva al mare, vide arrivare sulla scia del vento Peter Se ne innamorò. Così, a prima vista e definitivamente. Peter attratto e lusingato, ma del tutto ignaro dell'amore le stette
vicino e col passare dei giorni iniziò ad apprezzare la dolcezza, il sorriso e
la polvere magica della fatina.
Ma la vita, anche per i due strani ragazzi volanti, cambia
spesso le carte, le spariglia e così capita di perdere la partita. La
persero e si persero, ognuno diretto altrove, a volare su isole sconosciute che
non c'erano nei loro sogni nè tanto meno nella loro quotidianità. Incontrarono
ragazzi perduti e si persero per terre lontane, affrontarono futuri perfidi e
assistettero all'infrangersi dei sogni ed alla fuga delle speranze. Insomma
invecchiarono.
L'infelicità aveva tarpato le ali a Campanellino e Peter non
riusciva più a volare perchè non trovava proprio qualche cosa di bello nei suoi
giorni, anzi si era rassegnato a non sognare più.
Ma poi, chissà come, o forse il come si sa ma non si dice perchè poco
importa, i due si ritrovarono a pensare ad un tempo lontano, al tempo dei
sogni. Così Campanellino provò a sbattere le vecchie ali e Peter pensando a
lei, si alzò faticosamente in volo.
Ed eccoli là, sull'Isola che non c'é, ma che d'ora in avanti
ci sarà solo per loro due, in barba a Capitan Uncino ed anche al coccodrillo. Avevano
così tanto da raccontarsi, da dirsi, che tutte le ore del giorno non sarebbero
mai bastate e così passarono due, quattro, cinque anni a parlarsi fitto fitto a
tenersi per mano ad innamorarsi ancora, questa volta senza più permettere a
niente e nessuno di cambiare il gioco.
Cambiarono soltanto le loro vite, anche se solo sull'Isola che non c'é.
Le ali di Campanellino ripresero la leggerezza dimenticata e
la polverina d'oro la circondò ancora, facendola splendere. Peter ritrovò il
futuro, magari non tanto lungo, ma sempre un futuro da sognare e col sogno
ritrovò la leggerezza necessaria per volare sopra l'Isola, per fare cerchi
insieme al vento e far ridere della sua risata argentina Campanellino.
Non é andata proprio così, ma quasi. E l'Isola che non c'é
esiste, é ipotetica ma esiste per noi.
E sogniamo.
Si’ e sappiamo ancora volare, nonostante la polvere, le
sconfitte, gli anni e le rughe.
Marisa Cappelletti
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