E' appena uscita a cura di Historica Edizioni un'interessante antologia di lettere scritte da alcuni autori ai propri figli. Molto bella la quarta di copertina:
"Ancora oggi, nell'era della digitalizzazione terrestre, è impossibile trovare un metodo di comunicazione piu' efficace della lettera. Sarà forse proprio perchè il contatto con carta e penna, o con i tasti di una macchina da scrivere, resta inimitabile che solo attraverso le missive è possibile comunicare le emozioni piu' vere. Gli autori di questa antologia, come usciti da un'epoca ormai lontana nel tempo, raccontano vicende autobiografiche o di fantasia; storie crude o aneddoti goliardici. Tutti loro sono accomunati da un filo conduttore: essere genitori: E i destinatari delle lettere non possono che essere i figli: adulti, bambini, neonati o, talvolta, ancora chiusi nel ventre materno: In barba all'immediatezza delle chat e delle emoticon, il lascito emozionale al termine della lettura è di una potenza disarmante."
E questa è la mia lettera: Rigorosamente autobiografica.
Carissima Cristina,
figlia e, per reciproca fortuna e volontà, amica mia, se ti scrivo a
questo punto avanzato della mia vita e devo confessare a malincuore che
sono qui da settant’anni e tu, nonostante l’apparenza , da circa quaranta, non è perché questo è una sorta di testamento
letterario né perché ho dei segreti o delle cose che non ho mai detto e che non
mi sento di dirti a voce, ma semplicemente perché in questo modo un po’ antico
e fuori moda, posso finalmente
esprimermi come desidero, fare un piccolo riassunto di me e di te, senza che tu mi interrompa continuamente con
il tuo solito diluvio di parole.
Sappiamo entrambe che sei logorroica, che inizi la mattina alle 8 in
punto, quando mi telefoni per la prima
delle numerose volte della giornata, ad investirmi con cascate di discorsi di ogni genere immaginabile ed anche non nei
quali difficilmente riesco ad inserirmi, percio’ ecco qui: zitta e leggi!
Per prima cosa voglio assicurarti, una volta per tutte, che non sei
stata adottata. Non che ci sia nulla di
male nell’essere un figlio adottivo, anzi, ma, anche se tu hai dei seri dubbi,
ti ho partorita io. Siamo diverse, è
vero, ma ti assicuro che quando ti ho vista per la prima volta cosi’ piccola
urlante e con il nasino schiacciato, oltre a pensare che non mi assomigliavi
per niente ma eri tutta mia suocera, ho capito subito che avremmo avuto un
legame speciale io e te, che ci saremmo riempite la vita a vicenda con un amore
assoluto.
Mi
dici sempre che sono una madre stramba, anticonvenzionale, ma tu pensi davvero
di essere una figlia normale? Cambi
pareri ed idee in continuazione cosi’ come si cambiano un paio di calzini, mi
fai confidenze di ogni genere, sei convinta che io sia la tua migliore amica ed
anche il tuo capro espiatorio, ti preoccupi troppo per me e la mia salute, per il mio modo di essere e fare, mi dai consigli materni e mi abbracci stretta se ho momenti di
sconforto, mi rispetti sempre e comunque e se litighiamo, perché da donne
litighiamo spesso, poi mi mandi sms interminabili che finiscono sempre con enormi
cuori pulsanti.
La
tua vita per colpa della mia non è stata facile: abbiamo avuto momenti, anni di
disperazione e sconforto, siamo state le uniche due persone su cui contare
veramente, hai dovuto crescere in fretta
e rinunciare a tanto. Ho ricordi
terribili dei tuoi occhi smarriti, della mia impossibilità di permetterti di
avere un’infanzia, un’adolescenza ed anche una giovinezza serene. Di tutto cio’
ti chiedo scusa. Scusami per aver fatto scelte sbagliate, per non averti saputo
proteggere come avrei dovuto, per averti
fatta sentire sola, per essere stata, come dici sempre, troppo poco severa e
ferma. L’ho fatto per una sorta di compensazione, per non appesantirti i giorni
con divieti e rimproveri, quei giorni che erano già cosi’ difficili per te.
Ma, in fondo me lo devi
riconoscere, ho cresciuto una donna forte, onesta, riflessiva e, come me, con
una visione ironica della vita, visione che ti permette di superare ancora e
sempre gli ostacoli che ti si parano davanti in continuazione. Perché sei nata cosi’: niente privilegi né
strade in discesa. In salita, sempre in salita senza mai mollare.
A
mia volta ti perdono e sai che mi costa, di non leggere mai i miei racconti e
le mie poesie, di essere fin troppo critica, quelle rare volte che ti capita
tra le mani un mio libro, nei confronti del lo stile, della scrittura, persino degli aggettivi che uso,
di non capire che “noi poeti” abbiamo un animo tormentato e
se cosi’ non fosse saremmo altro, magari dei comici.
Ti perdono l’ironia che ti leggo
negli occhi quando mi lamento dell’etä, degli acciacchi, delle rughe perché,
dici, annego il mio presunto impegno intellettuale in una pozzanghera di
vanità.
Siamo riuscite a costruirci un rapporto speciale, a ritagliarci giornate
per noi due sole, ad essere amiche pur mantenendo ciascuno il proprio ruolo, ad
essere compagne di vita.
Ti ringrazio dunque per il tempo che passiamo insieme, per
le passeggiate in campagna a goderci i fiori, gli animali ed i profumi della natura,
ma anche per quelle sconsiderate giornate passate nelle vie della moda a
criticare le vetrine esagerate ed i prezzi esorbitanti, io a tentare
inutilmente di infilarmi in taglie che piu’ non mi appartengono, tu a
desiderare tutto.
Ti ringrazio per le interminabili dissertazioni filosofiche
davanti a gustosi piatti di cibo di ogni nazionalità e quantità, per le ore nelle librerie a caccia di titoli
e storie che ci ispirano, di autori che ci piacciono, per le serate a teatro,
per i concerti rock a cui mi accompagni e mi dici in continuazione-Stai seduta,
non urlare, non saltare, ricordati della pressione e del cuore- e per i concerti pop a cui vengo per farti
piacere, ai vari Baglioni e Morandi che
mi tocca vedere e rivedere sentire e risentire.
Non ho e non voglio avere
consigli né raccomandazioni da darti: ormai l’età adulta l’hai raggiunta
da anni e sai bene come muoverti nel tuo mondo, anche se a volte , in certe
situazioni critiche posso sentire nella tua voce una vena di rimpianto per non
essere piu’, e qui ti sbagli, eccome se ti sbagli, la mia bambina.
Ripensandoci un consiglio ce
l’ho: cerca di aver ragione ogni tanto
del tuo caratteraccio e, quando cucini il sugo, ricordati di curarne la
cottura, non perderti nelle solite chiacchiere interminabili al telefono. Il
sugo brucia e poi si attacca alla
pentola!
Con
tanta speranza nel tuo ma anche nel mio futuro e con affetto spropositato.
Mamy.
La gatta
Gino Paoli
Dedicata a mia figlia a cui la cantavo quand'era piccola ed a cui ancora oggi ogni tanto la canto, perché una figlia é sempre la bambina che era e la tenerezza non ha età.
Marisa Cappelletti
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