Posso?
E allora vado con l'horror!
Prima puntata
L’uomo è seduto sul
selciato sporco, la testa fra le mani massacrate e rosse del suo sangue e di
quello di lei ed appare come una maschera stravolta e vermiglia di un orrendo
carnevale.
Lacrime inutili gli scendono rigando il viso
stravolto, non sente e non vede nulla perso com’è nell’incubo che sta vivendo.
Individuo spregevole che per sopravvivere ruba a chi ha meno di lui, ha d’un
tratto saltato gli ultimi deboli ostacoli che nemmeno sapeva esistessero ed è
approdato nella terra senza ritorno degli assassini.
Gli è piaciuto
uccidere, riempirsi le narici dell’odore ferruginoso del sangue che scuro e
denso sta ancora colando dal corpo della donna, lo ha riempito di esaltazione
ascoltare prima le grida disperate poi il piagnucolio implorante dell’inizio
della fine di una vita.
L’eccitazione l’ha
trascinato, gli è scoppiata dentro come una grossa bolla rossa, facendolo
diventare padrone assoluto di un’esistenza.
Anche se il merito e la
colpa vanno a lei, alla Lama luccicante senza la quale non sarebbe mai stato capace di fare quello che
ha fatto.
Eccola li’: viva, calda
e immobile. Affondata fino al manico nel cuore della stupida sconosciuta, quel
cuore che non voleva saperne di cessare il suo inutile battito, nonostante le
ferite letali nella carne oscenamente molle, nonostante Lei lo avesse guidato, inconsapevole
carnefice, con una ferocia, una sete, una passione al di là della comprensione
umana, oltre la ragione e l’ignoto, nel tunnel infernale della pazzia pura.
L’aveva attirato,
corteggiato, tentato con una voce sensuale che gli era penetrata nella mente
avvolgendola in spire di fuoco ed infine, al pari di una splendida creatura femminile
a cui nulla si potrà mai negare, l’aveva convinto.
Afferratala dal banco
del negozio dove era stata riportata dal povero bastardo venuto prima di lui,
l’aveva passata e ripassata sul palmo della mano: lunga affilata e fredda. Un
brivido, poi l’aveva infilata di nascosto nella tasca posteriore dei jeans ed era uscito.
In caccia.
Marisa Cappelletti
Alla prossima...
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