martedì 5 luglio 2016

Di me



Da tre giorni frequento, purtroppo, un Ospedale ritenuto un'eccellenza, un polo di ricerca, un'università all'avanguardia. L'intervento che una persona della mia famiglia ha subito é stato un intervento pesante, ma  fortunatamente considerato di routine. Il paziente ed i famigliari prima dell'intervento sono seguiti, informati, messi nella condizione di fiducia totale nei confronti dei chirurghi, dei medici e degli operatori tutti. Esiste un pool specifico che si occuperà della terapia del dolore perché le persone operate non dovranno soffrire nemmeno dei fastidi. Tutti gentili, disponibili, professionali.
Bene.
Evviva la Sanità italiana.
Salvo poi accorgersi che non esiste questa grande e nemmeno normale disponibilità, che devi cavartela da te, che se suoni il campanello non arriva nessuno, che se hai un problema non ti viene spiegato nulla e devi insistere per avere attenzione e cure che ti dovrebbero essere  somministrate senza bisogno di insistere, che gli infermieri e mi spiace per la generalizzazione, ma di eccezioni non ne ho trovate, non sono disponibili, ti rispondono anche in modo sgarbato, che se ne vanno tutti insieme a mangiare o fare non si sa che e lasciano il reparto abbandonato a sé stesso, che in tre giorni non si é visto un medico,
Pero' la camera é bellissima: solo due pazienti in tanti metri quadri, tinte chiare, bagno con doccia in camera, menu' a la carte con prenotazione, finestre panoramiche con vista sul verde, aria condizionata, Wi-fi, televisore piatto (a pagamento).
Ed in ogni parte dell'ospedale che conta diversi edifici, cartelloni, biglietti, dichiarazioni e chi piu' ne ha piu' ne metta, sull'eccellenza dei servizi, sugli infermieri che piu' professionali e di cuore non si potrebbero avere, ringraziamenti a profusione con biglietti e bigliettini d parte di pazienti eternamente grati.
Ma li', in quel reparto che purtroppo sono costretta a frequentare, proprio li', che sarà mai successo per stravolgere in questo modo l'eccellenza cosi' sbandierata del Polo all'avanguardia?
Indaghero'.


Marisa Cappelletti




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