Non ho commenti, non ho introduzioni.
Quel che ho scritto è soltanto un pezzo del mio cuore.
1981/2004
Erano sempre stati l'uno per l'altra, per tutta una vita
segnata dalla guerra poi dalla povertà, dalla rinascita e dalla nascita di una
figlia, dall'amore assoluto.
Quando finalmente le cose avevano iniziato a procedere su
binari sicuri, quando avrebbero potuto prendersi un po' di vita, lui si era
ammalato.
Uno di quei mali cattivi, uno di quelli che non perdonano.
Lei, quando glielo avevano dovuto dire, si era rifiutata di
crederci.
No, lui no, a lui non doveva e non poteva succedere. Per
tanto tempo aveva relegato in un angolo buio quella verità tremenda, ma poi era
crollata davanti all'evidenza.
Era stata costretta ad accettare la realtà, l'aveva
affrontata diventando una donna forte, mai stanca e mai si era fatta piegare
dalla malattia di lui. Un grande amore, oltre ogni avversità, oltre la sentenza
che non lasciava speranza.
Poi era peggiorato: non camminava piu', non mangiava piu',
non dormiva piu' accanto a lei: tutto faceva presagire una tragedia imminente.
Lui dal loro letto che lo accoglieva da mesi la
tranquillizzava, lei tenendogli la mano gli sorrideva.
Una livida mattina di dicembre , mentre lei in cucina si
versava l'ennesimo caffè, lui la chiamò con la voce divenuta rauca e flebile:
-Vieni, aiutami ad alzarmi, non voglio affrontarla da
perdente, voglio farle vedere che ho combattuto e so ancora combattere-
Lei, rifiutandosi di piangere, sorresse senza fatica quelle
poche decine di chili che erano il suo uomo, lui si alzò dritto come un
soldato, la guardò con rimpianto, poi chiuse gli occhi afflosciandosi.
E se ne andò.
Lei. anni dopo, in una simile,altrettanto livida mattina di
dicembre, lo raggiunse.
Ciao Papa', ciao Mamma.
marisa Cappelletti
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