In scena
Vorrei un sipario che si chiuda da sè
quando una storia è stanca e non cammina piu’,
una pesante cortina che eviti strascichi inutili
e parole dette a
sproposito per salvare cio’
che non ha ragione d’essere.
Datemi un palcoscenico dove la polvere del tempo
segni i passi pesanti di una vita sprecata a porger battute
a guitti di periferia
che non conoscono la parte,
attori principali e comprimari di commedie e tragedie
scritte da un autore unico.
Vestitemi di abiti
usurati dai mille corpi
che hanno sudato e corso dietro le quinte di un immenso
teatro
dove da secoli va in scena la stessa ridicola
tragedia,
cucitemi gli strappi mai rammendati coi fili colorati
dell’umana possente illusione.
Poi siedero’ su un trono d’oro e cartone
nell’unico insistente
cerchio di luce dell’esistere
a raccontare, monologo regale o miserrimo,
quel che fu e non fu,
le guerre e gli amori tutti,
aspettando a capo
chino l’applauso finale.
Marisa Cappelletti
L'istrione
Charles Aznavour
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