Pagina di diario con fragole (alla panna)
Strawberry Fields Forever
Eravamo alla fine degli anni '60, i Beatles cantavano
"campi di fragole all'infinito" ed io avevo vent'anni ed una forte
nostalgia come John Lennon ,autore della canzone, di quell'infanzia facile ed
innocente che se ne era andata per sempre lasciandomi in balia della confusione
esistenziale, sentimentale, affettiva e culturale, in preda a troppe idee che
mi turbinavano in testa, ad aspirazioni impossibili, a progetti irrealizzabili
a quei tempi, affascinata da idee femministe e rivoluzionarie, combattuta tra
grandi amori che tali non erano e convinzioni filosofiche che filosofiche né
tanto meno convinzioni lo erano mai state.
Campi di fragole all'infinito per tornare fanciulli
inconsapevoli, per non combattere con mulini a vento e nemici invisibili, per
non sporcarsi e per ritrovare la purezza e la gioia assoluta di una corsa nei
prati sotto un sole benevolo.
" Niente é reale e niente per cui stare in attesa"
cantavano i Fab Four per riportarmi indietro negli anni, ma la vita continuava
imperterrita la sua avanzata verso altri lidi meno assolati e pieni d'insidie.
La Swinging London
continuava a cantare, i giovani come me si vestivano di fiori, colori e capelli
lunghi senza distinzione di sesso, mio padre fu talmente sconcertato dalla mia
prima minigonna che rimase senza parole, ma ne trovo' subito dopo tantissime
per commentare i lividi che tentavo disperatamente di nascondere.
Lividi
procurati dalle zuffe immense con le Forze dell'ordine durante le oceaniche
manifestazioni con contorno di bandiere e slogan contro la guerra nel Vietnam.
"Strawberry fields forever" ripetevano George, Paul,
Ringo e John celebrando l'addio all'infanzia ed il tuffo a testa in giu' nella
giovinezza che era anche mia e di un
periodo storico caratterizzato da un grande cambiamento mondiale.
I Rolling Stones continuavano imperterriti a seguire la loro
scia di sesso droga e rock'n roll, io tentavo invano di imparare a ballare, a
leggere Erasmo da Rotterdam, Immanuel
Kant, Karl Marx ed altri scrittori semplici e digeribili come i già citati, ma
soprattutto a capire i ragazzi che passavano nella mia breve vita piu' veloci
di un acuto di Janis Joplin al piu' grande, fantastico e padre di tutti i
concerti: Woodstock!
Si', lo ammetto: nonostante la giovinezza, l'inesperienza,
la mancanza di logica e l'incapacità assoluta di tenermi stretto quel ragazzo
che mi piaceva tanto, i Sixties sono stati i piu' belli, stimolanti, brevi ed
indimenticabili Strawberry Fields Forever della mia lunga vita.
Marisa Cappelletti
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