mercoledì 1 marzo 2017

Fragole per sempre


Pagina di diario con fragole (alla panna)

Strawberry Fields Forever

Eravamo alla fine degli anni '60, i Beatles cantavano "campi di fragole all'infinito" ed io avevo vent'anni ed una forte nostalgia come John Lennon ,autore della canzone, di quell'infanzia facile ed innocente che se ne era andata per sempre lasciandomi in balia della confusione esistenziale, sentimentale, affettiva e culturale, in preda a troppe idee che mi turbinavano in testa, ad aspirazioni impossibili, a progetti irrealizzabili a quei tempi, affascinata da idee femministe e rivoluzionarie, combattuta tra grandi amori che tali non erano e convinzioni filosofiche che filosofiche né tanto meno convinzioni lo erano mai state.

Campi di fragole all'infinito per tornare fanciulli inconsapevoli, per non combattere con mulini a vento e nemici invisibili, per non sporcarsi e per ritrovare la purezza e la gioia assoluta di una corsa nei prati sotto un sole benevolo.
" Niente é reale e niente per cui stare in attesa" cantavano i Fab Four per riportarmi indietro negli anni, ma la vita continuava imperterrita la sua avanzata verso altri lidi meno assolati e pieni d'insidie.

La Swinging  London continuava a cantare, i giovani come me si vestivano di fiori, colori e capelli lunghi senza distinzione di sesso, mio padre fu talmente sconcertato dalla mia prima minigonna che rimase senza parole, ma ne trovo' subito dopo tantissime per commentare i lividi che tentavo disperatamente di nascondere.
Lividi procurati dalle zuffe immense con le Forze dell'ordine durante le oceaniche manifestazioni con contorno di bandiere e slogan contro la guerra nel Vietnam.

"Strawberry  fields  forever" ripetevano George, Paul, Ringo e John celebrando l'addio all'infanzia ed il tuffo a testa in giu' nella giovinezza che era anche  mia e di un periodo storico caratterizzato da un grande cambiamento mondiale.
I Rolling Stones continuavano imperterriti a seguire la loro scia di sesso droga e rock'n roll, io tentavo invano di imparare a ballare, a leggere  Erasmo da Rotterdam, Immanuel Kant, Karl Marx ed altri scrittori semplici e digeribili come i già citati, ma soprattutto a capire i ragazzi che passavano nella mia breve vita piu' veloci di un acuto di Janis Joplin al piu' grande, fantastico e padre di tutti i concerti: Woodstock!


Si', lo ammetto: nonostante la giovinezza, l'inesperienza, la mancanza di logica e l'incapacità assoluta di tenermi stretto quel ragazzo che mi piaceva tanto, i Sixties sono stati i piu' belli, stimolanti, brevi ed indimenticabili Strawberry Fields Forever della mia lunga vita.




Marisa Cappelletti

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