Avete mai pensato a tutto quello che tantissimi diari sono costretti a sorbirsi?
Ma perché?
Sognavo una penna d'autore, dei pensieri profondi, una vita
straordinaria, segreti pesanti ma resi accettabili da ragionamenti filosofici,
sognavo una vita diversa, avventure fantastiche in giro per un mondo che non
conoscevo, non conosco e mai conoscero'.
Tantissimi miei colleghi nel corso dei secoli hanno raccolto
confidenze di uomini che hanno fatto la storia, di uomini che, se non proprio
la storia, hanno fatto azioni degne di rilievo, di essere ricordate.
Ci sono pagine che riportano liste della spesa o soltanto il
conto della biancheria da consegnare alla lavandaia, di illustri personaggi
che sono finite proprio perché scritte di loro pugno, in musei importanti.
Ed io?
Che fine faro' io, povero diario londinese che raccoglie le
confidenze di un uomo senza qualità, pittorucolo squattrinato dell''East End ossessionato
dalle prostitute che frequentano Whitechapel?
Ma perché?
Ma perché proprio io che aspiravo a vette eccelse devo
vedermi riempito da farneticanti frasi senza senso compiuto scritte con parole
a volte in tedesco ed a volte in latino mischiate ad un inglese poco elegante?
Perché le mie pagine devono essere imbrattate da ritratti di donne dai volti
sfigurati o dai corpi nudi offesi da tagli e mutilazioni? Sono il diario di un
pazzo?
Noi diari dovremmo poter avere la facoltà di scegliere chi
ci userà per una parte della sua vita.
Non tutti siamo uguali!
C'é chi modestamente si accontenta dei resoconti quotidiani
di una vita qualunque, chi vuole raccogliere segreti inconfessabili, chi ama la
bella e buona scrittura, chi tiene gelosamente per sé aspirazioni e sogni, chi,
come me, vorrebbe il massimo.
Ed invece ci tocca prenderci il primo che capita, che ci
sceglie, senza alcuna possibilità di sgusciargli tra le mani e nasconderci
dietro gli altri, sugli alti polverosi scaffali delle botteghe insieme a libri
e quaderni e cartoline romantiche.
Quale sarà la mia destinazione finale in questa casa misera
e buia ingombra di tele cupe ed inquietanti? Chi mi salverà dalla scrittura
sgangherata di Walter Sickert, dalla sua penna e dall'inchiostro rosso che
ultimamente riempie le mie pagine con tre sole parole: Jack the ripper, Jack
the ripper, Jack.....
Ma perché?
Marisa Cappelletti
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