giovedì 14 luglio 2016

Giallo o horror

Fate voi se l'uno o l'altro.
L'unica certezza é la sintesi.



L'Architetto

Entrò con passo elastico nel palazzo tutto vetri e acciaio dell'archistar del momento e si diresse verso gli ascensori.
Una avvenente rossa, forse più che avvenente strepitosa, incrociandolo gli lanciò uno smagliante sorriso, guardandolo con ammirazione.
Pur notandola, la sua mente rimase occupata completamente da Amber, la perfetta creatura e complice ideale che, nell'attico sul fiume, l'avrebbe aspettato ed amato per sempre, con dedizione unica.
Entrò nell'enorme reception bianca e si diresse all'immensa scrivania dove, dietro ad un Mac ultimo modello lo aspettava sbattendo le ciglia Germaine, la segetaria di Starck.
Come ogni oggetto in quella stanza anche Germaine era un super ultimo modello. Un modello di bionda, di abbigliamento firmato, di efficienza. Ci pensò un attimo, ma uno soltanto. No, lei no, troppo algida, troppo perfetta, non sarebbe piaciuta ad Amber.
La riunione si protrasse per oltre tre ore. La sua pazienza era arrivata più volte al limite, ma lui era riuscito a controllarsi, come sempre. Finalmente, dopo i saluti d'obbligo poté uscire e sull'ascensore incontrò ancora la rossa.
Senza nemmeno una parola gli si incollo' addosso e lo baciò con quella bocca a ventosa. Dissimulando il disgusto lui corrispose il bacio e, scesi al primo piano, la trascinò in un ufficio che sapeva vuoto.
La abbracciò, le prese il viso ben truccato tra le mani, le accarezzò il collo e strinse, strinse fino a farle perdere i sensi. Poi la immobilizzò con i lacci che si era portato nella 24 ore.
Si svestì con calma, infilò la tuta da lavoro, mise delle sopra- scarpe, stese dei fogli di plastica tutt'intorno e sotto la scrivania e, coltello da caccia in mano, sorriso crudele sotto la mascherina chirurgica, aspettò che la rossa rinvenisse, per poter leggere, con l’avidità e l’immenso piacere che sempre provava in queste circostanze, sul  volto stravolto tutto l'orrore possibile.
La sera, a casa, Amber sarebbe stata orgogliosa di lui.



Marisa Cappelletti




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