martedì 10 maggio 2016

Sciocchezze...

Un puro divertimento, senza nessuna pretesa di essere un racconto.
Se vi va.

070 Una cascata di diamanti


L’agente 072 da Roccacannuccia con amore entro’ dalla finestra dell’Hotel a*******L a Mosca.
L’agente 070 da Canicatti’ con passione non se ne accorse perché stava immersa nella Jacuzzi 5X5 sul terrazzo dell’attico personale con vista sul Cremlino.
Non faceva caldissimo, ma l’acqua era tiepida e profumava di mughetto e lei, Giuditta, si godeva ad occhi chiusi la carezza delle bollicine d’ossigeno sul corpo statuario ed abbronzato.
Pasquale sorrise con quel sorrisino che faceva impazzire ogni donna presente nell’arco di 500 metri e si sfilo’ lo smoking Tom Ford rimanendo con i suoi famosi boxer a quadrettini azzurri. Avanzo’ silenziosamente sul terrazzo panoramico e quando lei lo vide, lui si era già infilato nell’idromassaggio.
070 lo guardo’ con gli occhi verdi come i piu’ pregiati smeraldi delle miniere di Muso ed abbozzo’ un sorriso invitante. 072 scivolo’ verso di lei, due coppe di Dom Perignon in una mano, l’altra a cercare lei sotto il pelo dell’acqua. La voce roca di lei gli fece il solito effettaccio e la donna, ripetendo il famoso dialogo del film gli sussurro’: -Tesoro hai la pistola o sei contento di vedermi?- Poiché Pasquales si era sfilato i boxer prima di entrare in acqua, fu evidente che era piu’ che contento.
Le accarezzo’ il pube morbido e poi le porse lo champagne. Lei appoggio’ il bicchiere sul bordo della vasca e si alzo’ in piedi, grondando acqua, lucida e coperta di gocce come diamanti, una cascata di diamanti sul velluto ambrato, il triangolo bianco in evidenza, il seno piccolo e marmoreo, le braccia dietro la nuca a trattenere i lunghi capelli biondi.
La guardo’ a lungo, in silenzio, poi le pose le mani sui fianchi e l’attiro’ verso di se’. Giuditta gli si sedette in braccio, lo tenne stretto, gli sussurro’ all’orecchio -Ti ho aspettato per tanto tempo, ora ti voglio per tantissimo tempo. – I due corpi iniziarono a muoversi all’unisono, si fermarono insieme, ripresero a muoversi contemporaneamente.
All’improvviso tre agenti dell’ex KGB che non si erano accorti che il tempo di Kruscev era passato, irruppero sul terrazzo disturbando non poco la coppia.
072 da Roccacannuccia ecc. si stacco’ con balzo felino dalla ragazza prese la 44 Magnum nascosta tra i quadrettini azzurri (ma allora era la pistola o era contento? Fate voi…), e centro’ la prima spia tra gli occhi.
Anche 070 da Canicatti’ ecc. estrasse la sua Beretta Px4 Storm e centro’ la seconda spia tra le p…(perfida 070!). La terza spia era morta d’infarto quando la bella era emersa, novella Venere, dall’acqua profumata al mughetto.
Si guardarono negli occhi e sorrisero. Ignorando i tre cadaveri che piu’ tardi i pulitori dei Servizi dell’AISE avrebbero provveduto a rimuovere.
-Dove eravamo rimasti?- Chiese lui.
-Qui- rispose lei prendendogli dolcemente la mano e portandosela la’su quella sua parte che lo faceva impazzire piu’ di qualsiasi Aston Martin ultimo modello.
–E qui- prosegui’ prendendo con delicatezza il suo membro aggressivo come un leone selvaggio nella mano morbida e guidandolo lentamente.
Pasqule si inginocchio’ davanti alla bellezza sconvolgente di lei ed inizio’ a baciarla. Lei sospiro’ –Adesso mio 072, adesso ti voglio per stanotte e per tutta la vita che ci resta in questa Mosca pericolosa ma romantica-.
La sollevo’ tra le muscolose braccia e la porto’ nella suite, sul letto a quattro piazze morbido come solo lo possono essere i letti bolscevici, lei lo guardo’ negli occhi azzurro mare Mediterraneo e si persero entrambi l’uno nell’altra.
L’HiFi si era avviato automaticamente, le luci si erano abbassate, i corpi si muovevano seguendo la musica e la voce di Adèle cantava Skyfall.
I tre ex russi non seguivano piu’ nessuno e i due bellissimi rimasero trionfalmente soli nella notte moscovita piena di stelle, di balalaike e di agenti di Putin dietro ogni angolo di strada buia e solitaria.
Ma nessuno li avrebbe mai divisi, nemmeno Goldfinger in persona, perché 070 e 072 erano due spie, due spie che si amavano.

                                     Fine


Ma qui ci vuole la colonna sonora:



Marisa Cappelletti

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