Gabriele Cecchini é nato, vive e lavora in Romagna, è una delle penne piu' raffinate di 20Lines, ha pubblicato un libro molto originale e ben scritto "La Caduta", ha vinto innumerevoli premi letterari
tra i quali anche il prestigioso Premio InediTO Colline di Torino 2015 per il miglior testo cinematografico dal titolo "La bruma".
Vi consiglio di leggere il suo libro ed i suoi racconti brevi.
Eccovene un esempio...esemplare:
Lisianthus
Tu e la tua mania dei fiori. Mi hai annoiato a morte in
questi anni con l'ossessione dei fiori. Ci ho sempre visto un inutile affanno
volto al lato frivolo dell'esistenza. I fiori, in fin dei conti, non servono a
nessuno. Che poi cosa serve a chi un giorno me lo spiegherai, io non lo so.
Nichilista e spartana, ecco come sono io. Tu pensavi che ti io invidiassi quel
senso di leggerezza che ti dominava, forse in un certo periodo della vita l'ho
fatto... ma ora, alla fine dei conti, posso dire con certezza che è meglio
restare sulla terraferma e non prendere il largo verso isole di nulla ben
infiocchettato. Dio quanto sono dura, me ne accorgo da me e per fortuna! Madre
e figlia non potrebbero essere più diverse, non è così? E pensare che un
giorno, a ragione, mi dicesti: «Ti ripugno tanto, cara mamma, ma sappi che io
non sono altro che un fiore nato da una tua gemma». Convenni che non c'era modo
più bello di pensare il rapporto madre e figlia. C'è lo zampino di un terzo,
tuo padre, che a sua volta mi insegnò tanto su di te, più di quanto io stessa
potessi comprendere con le mie sole forze. Lui non c'è più, e la sua mancanza
si sente, anche tra le righe di questa mia pagina che ti sto per spedire. C'è un'aridità
marcescente che gemma contro la mia stessa volontà, sarà la vecchiaia, ma c'è
ben poco di cui essere allegri. Non più fiori, ma opere del diavolo. Ci sei tu,
mi dovresti bastare tu con le tue gioie sul lavoro e tutto il resto, i
nipoti... ma non basta. Quasi che la pianta in qualche modo, ormai vecchia, non
potesse fare altro che pensare alla propria autoconservazione. Oggi che ti
scrivo nel giorno del tuo compleanno, voglio farti un dono. Dio, lo so quant'è
sbagliato parlare così, mi detesto, sembra che te la debba fare cadere
dall'alto questa concessione, ma non è così, è solo che quando sei abituata
alle tue idee, è difficile evadere dal loro pulviscolo di concetti e pregiudizi
anche per la sola riga di una stupida lettera.
Insomma questo dono è il seguente: fin da bambina e per
tutta l'adolescenza hai continuato a chiedermi con insistenza: «Mamma, che
fiore sono io per te?», senza ottenere mai risposta, finché ti sei stancata e
hai smesso di chiedermelo, ma nei tuoi occhi, negli anni che sono venuti,
leggevo sulle pupille la medesima richiesta.
«Mamma, che fiore sono io per te?»
Ecco, oggi dall'alto della mia crudeltà di cinica vecchia,
eredità di una natura dura, pratica, essenziale, ti dico che il fiore che tu
per me sei sempre stata è un meraviglioso Lisianthus: bianco, puro e fragile, e
l'ho sempre saputo. Ogni volta ripetevo quel nome nella mente senza che
riuscissi a farlo uscire dalla bocca, forse per pudore, vergogna o non so che
altro.
Auguri, bambina mia e ti mando, assieme alla lettera, un bel
mazzo di Lisianthus bianchi!
Gabriele Cecchini
per gentile concessione
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