venerdì 29 aprile 2016

Mi serve

Forse l'ho già scritto quel che mi servirebbe, ma continuo ad essere certa che mi occorre tutto questo ed anche di piu'.



Mi serve una stanza vuota in un palazzo
che scoppia di echi lontani e vicini, 
di voci passate e future, di vite vissute
e da vivere, di accordi e di note stonate.
Mi servono muri imbiancati di fresco,
l'odore del legno invecchiato, i vetri puliti
di finestre aperte su giorni passati e fuggiti,
su viali sfumati di nebbia su odori
d'autunno di un'infanzia innocente 
perduta per strade mai ripercorse.
Mi serve la pace che vorrei avere 
per chiuderla dentro di me, valigia
senza cerniere riempita di panni tessuti
con lutti e piccole gioie, cappelli rubati 
dal vento, pensieri che non ho più.
Vorrei una poltrona rossa nel centro 
della mia stanza, seduta con gli occhi
chiusi che guardano chi se n'è andato 
lasciandomi nuda d'affetti che gridano 
la loro assenza.
Vorrei un quadro dipinto con la nostalgia
più dolce, col mare che mi cullava su onde
di un destino ignorato, le grida di quei 
gabbiani che purtroppo non ho ascoltato.
Vorrei un piccolo armadio dove 
riporre con lavanda e fiori la fiducia
persa negli uomini che stanno là fuori 
a colpire con anime che più non hanno
la libertà che ognuno pensa di avere.
Ma datemi solo uno specchio da appendere
davanti a me perché io possa vedere 
la porta là in fondo aprirsi in silenzio 
per lasciarti entrare, fermarti e sorridere
alle mie spalle, l'immagine di come eravamo,
in una stanza riempita di noi, dell'aria 
che ti ha portato, di tutto quello che abbiamo,
dei sogni che avevamo fatto, 
della realtà che ci ha ritrovato.


Marisa Cappelletti

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