Mi serve una stanza vuota in un palazzo che scoppia di echi
lontani e vicini,
di voci passate e future, di vite vissute e da vivere, di
accordi e di note stonate.
Mi servono muri imbiancati di fresco, l'odore del legno
invecchiato, i vetri puliti
di finestre aperte su giorni passati e fuggiti, su viali
sfumati di nebbia su odori
d'autunno di un'infanzia innocente perduta per strade mai
ritrovate.
Mi serve la pace che vorrei avere per chiuderla dentro di
me, valigia senza cerniere
riempita di panni tessuti con lutti e piccole gioie,
cappelli rubati dal vento, pensieri
che non ho più.
Vorrei una poltrona rossa nel centro della mia stanza,
seduta con gli occhi chiusi
che guardano chi se n'è andato lasciandomi nuda d'affetti
che gridano la loro assenza.
Vorrei un quadro dipinto con la nostalgia più dolce, col
mare che mi cullava su onde
di un destino ignorato, con le grida di quei gabbiani che
purtroppo non ho ascoltato.
Vorrei un piccolo armadio dove riporre con lavanda e fiori
la fiducia persa negli uomini
che stanno là fuori a colpire con anime che più non hanno la
libertà che ognuno pensa
di avere.
Ma datemi solo uno specchio da appendere davanti a me perchè
io possa vedere la porta
di questa stanza aprirsi in silenzio per lasciarti entrare,
fermarti e sorridere alle mie spalle,
l'immagine di come eravamo, in una stanza riempita di noi,
dell'aria che ti ha portato,
di tutto quello che abbiamo, dei sogni che abbiamo fatto,
della realtà ci ha ritrovato.
Marisa Cappelletti
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