Umberto Eco tradusse ed adattò nel 2000 "Fumblerules on Grammar" scritte da William Safire nel 1979. Eco le pubblicò, senza conoscerne l'autore, ne La Bustina di Minerva, rubrica da lui curata per L'Espresso.
Sono 36 suggerimenti semplici e divertenti, ma indispensabili:
1. Evitate le allitterazioni, anche se allettano gli
allocchi.
2. Non è che il congiuntivo va evitato, anzi, che lo si usa
quando necessario.
3. Evita le frasi fatte: è minestra riscaldata.
4. Esprimiti siccome ti nutri.
5. Non usare sigle commerciali & abbreviazioni etc.
6. Ricorda (sempre) che la parentesi (anche quando pare
indispensabile) interrompe il filo del discorso.
7. Stai attento a non fare…
indigestione di puntini di sospensione.
8. Usa meno virgolette possibili: non è “fine”.
9. Non generalizzare mai.
10. Le parole straniere non fanno affatto bon ton.
11. Sii avaro di citazioni. Diceva giustamente Emerson:
“Odio le citazioni. Dimmi solo quello che sai tu”.
12. I paragoni sono come le frasi fatte.
13. Non essere ridondante; non ripetere due volte la stessa
cosa; ripetere è superfluo (per ridondanza s’intende la spiegazione inutile di
qualcosa che il lettore ha già capito).
14. Solo gli stronzi usano parole volgari.
15. Sii sempre più o meno specifico.
16. Non fare frasi di una sola parola. Eliminale.
17. Guardati dalle metafore troppo ardite: sono piume sulle
scaglie di un serpente.
18. Metti, le virgole, al posto giusto.
19. Distingui tra la funzione del punto e virgola e quella
dei due punti: anche se non sempre è facile.
20. Non usare metafore incongruenti anche se ti paiono
“cantare”: sono come un cigno che deraglia.
21. C’è davvero bisogno di domande retoriche?
22. Sii conciso, cerca di condensare i tuoi pensieri nel
minor numero di parole possibile, evitando frasi lunghe – o spezzate da incisi
che inevitabilmente confondono il lettore poco attento – affinché il tuo
discorso non contribuisca a quell’inquinamento dell’informazione che è
certamente (specie quando inutilmente farcito di precisazioni inutili, o almeno
non indispensabili) una delle tragedie di questo nostro tempo dominato dal
potere dei media.
23. Gli accenti non debbono essere nè scorretti nè inutili,
perchè chi lo fa sbaglia.
24. Non si apostrofa un’articolo indeterminativo prima del
sostantivo maschile.
25. Non essere enfatico! Sii parco con gli esclamativi!
26. Neppure i peggiori fans dei barbarismi pluralizzano i
termini stranieri.
27. Scrivi in modo esatto i nomi stranieri, come
Beaudelaire, Roosewelt, Niezsche e simili.
28. Nomina direttamente autori e personaggi di cui parli,
senza perifrasi. Così faceva il maggior scrittore lombardo del XIX secolo,
l’autore del “5 maggio”.
29. All’inizio del discorso usa la captatio benevolentiae,
per ingraziarti il lettore (ma forse siete così stupidi da non capire neppure
quello che vi sto dicendo).
30. Pura puntiliosamente l’ortograffia.
31. Non andare troppo sovente a capo.Almeno, non quando non
serve.
32. Non usare mai il plurale maiestatis. Siamo convinti che
faccia una pessima impressione.
33. Non confondere la causa con l’effetto: saresti in errore
e dunque avresti sbagliato.
34. Non indulgere ad arcaismi, apax legomena o altri lessemi
inusitati, nonché deep structures rizomatiche che, per quanto ti appaiono come
altrettante epipfanie della differanza grammatologica e inviti alla deriva
decostruttiva eccedano comunque le competenze cognitive del destinatario.
35. Non devi essere prolisso, ma neppure devi dire meno di
quello che.
36. Una frase compiuta deve avere.
Il mio consiglio personale: leggere e scrivere tantissimo.
Maricapp
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