Un po' di me!
- Il menisco, signora, dobbiamo operare il menisco: la
risonanza ci dice che lì dentro é tutto a pezzettini, non si capisce come lei
abbia fatto fino ad ora a camminare!-
E' impressionabile e molto, la signora. Così le son venute
le palpitazioni, un principio di svenimento, un pallore innaturale sotto
l'abbronzatura da lampada.
Ed io lì, sempre lì, a consolarla, rassicurarla, assicurare
che non le succederà nulla di terribile.
E' naturale, sono sua madre.
Dopo due mesi siamo sedute nella sala d'attesa dell'ospedale
ad attendere che arrivi il suo turno per la sala operatoria. E' nervosa: parla
parla e parla. Come al solito. Ed io come al solito dopo dieci minuti non
l'ascolto più. Anzi, vado a far colazione al bar perché mi gira la testa e
tanto manca ancora un bel po' di tempo.
Torno ed é sparita. Dicono che l'hanno chiamata ed é entrata
in sala. Lo sapevo, non la puoi lasciare un attimo. Mi accomodo, guardo i
messaggini, leggo il mio e-reader, scrivo due cose e mi dico che chissà quanto
dovrò aspettare. Aspetterò.
E' naturale, sono sua madre.
Dopo cinque ore, un panino, un bel mal di schiena qualche
telefonata e quattro chiacchiere con i vicini mi chiamano perché é tutto finito
e posso entrare per aiutarla. Entro.
Sta sulla sedia a rotelle, ben sveglia, sorridente, come se
fosse ad un party. L'aiuto a vestirsi, con precauzione, si risiede sulla sedia,
l'accompagno in corridoio, rischiando di romperle il ginocchio operato contro
un muro. Non so guidare. Non si può pretendere più di tanto!
Andiamo a casa e parla, parla, parla. Sta sul divano e
telefona, parla, beve un tea e parla, non ce la faccio più e parla. Finalmente,
dopo una cena leggera, i gatti sfamati e puliti, il letto fatto, il pigiama
messo, l'iniezione, le medicine le ultime immancabili chiacchiere pare che sia
arrivato il momento del riposo. Sono distrutta.
E' naturale, sono sua madre.
Mi sdraio sul divano sperando di riposare un po'. Arrivano i
gatti: si rincorrono, mi saltano in testa, graffiano, urlo sottovoce. Ma in
camera mi chiamano. Alzati vai a spiegare che succede, fai una camomilla,
quattro chiacchiere.
Ritorno sul divano. Penso a quanto mi piacerebbe scappare ai
Caraibi, prendere la mia cagnolona, io e lei , partire verso il sole, stare
sdraiate tutto il giorno sulla spiaggia, mangiare pesce, bere vino bianco
ghiacciato. No il cane no. E poi sedersi sotto il portico a guardare
l'esplosione di rosso del tramonto nell'aria tiepida. E sognare, ciascuno i propri
sogni.
Impossibili. Perchè non potrò mai abbandonare la mia vita
qui.
E' naturale, sono sua madre.
Maricapp
Maricapp
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