venerdì 10 luglio 2015

Luglio

Per Cristina


Era luglio, faceva caldo molto caldo ed io ero grossa grassa giovane e sudata.
Andavo avanti ed indietro, passo dopo passo, per gli 11 metri della lunga anticamera di casa:
la mia passeggiata quotidiana degli ultimi dieci giorni. Più di così non riuscivo a fare, non ero proprio in grado di uscire nell'afa densa per muovermi su marciapiedi bollenti o tra aiuole ingiallite con l'erba superstite che scrocchiava per la mancanza d'acqua.
Ero ingrassata, nel corso di nove mesi, di ben quindici stramaledetti chilogrammi, distribuiti poco equamente tra quell'enorme pallone che mi ritrovavo al posto della pancia piatta, cosce e gambe che non volevo nemmeno sapere più come erano diventate, fondo schiena, il mio bel fondo schiena, somigliante a quello di nonna Papera e chissà cos'altro che volutamente ignoravo!
Eh sì, ero incinta, evidentemente, faticosamente, incoscientemente incinta.
Il mio giovane marito mi sopportava con pazienza, mi accompagnava nella passeggiata casalinga, cercava di distrarre la mia attenzione completamente assorbita dalla mancanza d'aria, di agilità, di cibo, che non bastava mai, e dal fatto che stava scadendo il tempo della gestazione. Ed io non sapevo decidere se esserne sollevata o terrorizzata.
-Pensate ad una cosa, una sola, magari un fiore e focalizzatelo, fissate la vostra attenzione solo su quello, mi raccomando-
Diceva la dottoressa nella quotidiana ora che passavo all'Ospedale per cercare di arrivare preparata all'imminente evento.
Già, sai come sarei riuscita a dimenticare dov'ero, cosa sentivo, cosa facevo, visualizzando un fiore? Ma chi mai sarebbe riuscito a praticare yoga durante il parto?
-Contate, non smettete di contare, e respirate come vi ho insegnato mi raccomando-
Sempre l'ottimista che ci insegnava a prender le cose alla leggera!
Veleggiavo come una mongolfiera in un cielo senza nemmeno un refolo d'aria, ogni giorno da casa verso la Maternità, prendendo autobus e tram e cercando di andare veloce.
Il tram si era arrestato di colpo in mezzo al corso trafficato, il guidatore era sceso preoccupato sbraitando:
-Signora, per carità, la smetta di correre, la aspetto non si preoccupi, ma lei vada adagio!-
Una cittadina metropolitana fa fatica ad entrare nei panni larghi di una gestante e continua imperterrita ad andare all'assalto dei mezzi pubblici, qualunque sia lo stato in cui si ritrova!
Finalmente una notte mi sveglio con una strana sensazione, aspetto, non son sicura e nel dubbio ritorno a dormire.
Ero giovane.
Quattro ore più tardi mi risveglio e capisco che non posso più rimandare gli eventi. Avverto il mio compagno che salta su come un grillo, si veste, prende le chiavi di casa, dell'auto e apre la porta.
-Andiamo, sono pronto!-
Sì, bravo, ma sono io la partoriente. Avvisata la mamma, che é pur sempre la mamma, con delicatezza perchè poi si agita, mi sento rispondere:
-Oh, adesso cosa fai?- e la conversazione si interrompe lì.
Scendo, dopo aver rimandato di sopra il decisionista a prender la borsa con gli effetti personali che per l'emozione aveva lasciato in casa, mi ritrovo la custode che mi guarda preoccupata:
-Ma signora, dove va a quest'ora?-
A fare shopping! Dove vuoi che vada messa così?
-A partorire!-
-Mi spiace, poverina!-
Ecco, per fortuna ero giovane!
Dopo un periodo di tempo interminabile perché il quasi-papà aveva deciso di guidare adagissimo sull'antico pavé, onde evitare chissà che cosa e dopo altre vicissitudini di routine ospedaliere, mi ritrovo in sala parto attorniata da un bel gruppetto di una decina di studenti e dal primario che mi usa come cavia per universitari impauriti. Uno di loro mi mette la mano sulla spalla e, bianco come un lenzuolo nuovissimo, mi sussurra con voce tremante:
-Coraggio signora, si faccia coraggio-
Mi mancavi tu, tesoro e speriamo che non mi caschi addosso svenuto!
Poi sono momenti concitati , bellissimi, che ricordo chiaramente.
All'improvviso la paura era svanita, lasciando il posto ad una consapevolezza nuova, esaltante:
quello era il momento più bello della mia vita di donna ed essere umano perchè la natura mi aveva reso partecipe ed artefice del disegno e del miracolo che ogni giorno si compie: la vita.

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