giovedì 4 giugno 2015

Volare

L'aspirazione dell'uomo.
Purtroppo lo possiamo fare soltanto metaforicamente o, più prosaicamente, a bordo di un aereo.
Ma anche sognando.



Volare.
Per tanto tempo è stato il mio sogno ricorrente, il sogno dell’uomo. Ma nel sogno io volavo basso, sempre basso perché il dispendio di energie era enorme e non mi bastavano le idee felici, come al vecchio Peter, il mio sogno oltre la concentrazione mentale richiedeva un notevole sforzo fisico ed al risveglio a volte mi sentivo spossata.
Volavo a dorso, come chi nuota in un mare agitato guardando il cielo, volavo superando per puro caso colline, cespugli ed alberelli asfittici perché con un pino, anche marittimo, sarei andata sicuramente a sbattere.
Volavo via dagli uomini, dai miei pensieri, dalla mia problematica vita, ma senza alzarmi troppo, il mio subconscio non me lo permetteva, le responsabilità cadutemi sulle spalle mi facevano da zavorra, il mio carattere fortemente realista non lasciava tanto spazio alla fantasia, nemmeno in sogno.
Ma io volavo, nonostante tutto e tutti, almeno la notte volavo via.
Mi sarebbe piaciuto volare alto, metaforicamente ma anche fisicamente.
Volare sul mare leggermente mosso di una notte d'estate quando la luna traccia la via sulle onde, quando la luce delle lampare attira i pesci e le sirene, quando il vento tiepido ti riporta le tracce di profumi dimenticati e di un passato non più tuo.
Mi sarebbe piaciuto rimanere lì, sospesa a mezz'aria, a guardare la volta sopra di me, senza un pensiero umano, senza nessuna traccia di un dolore incombente.
Così, consegnata all'infinito e parte di un piano sconosciuto.
Ma volavo basso, senza speranza né soluzione temporale. A volte facevo dei balzi enormi per poter salire più su, ma niente.
Persino i pesci volanti mi superavano senza alcuno sforzo e passandomi vicino mi pareva di vederli scuotere beffardamente la testa e la pinna dorsale.
Basso, sempre e solo basso. 

Una notte bella o brutta dolce o aspra non so, mi sono svegliata con il cuore che voleva uscire dalla gabbia, dal corpo e da tutto ciò che lo tratteneva! Non volavo più, né basso né alto, nessuno sforzo mi faceva più sollevare da terra, non volavo più!
Il panico che mi aveva svegliata all'improvviso stava lasciando timidamente e lentamente il posto alla consapevolezza che finalmente non sarei più stata prigioniera di un sogno ricorrente e faticoso, che non avrei più passato le notti a combattere contro ostacoli e barriere, a desiderare la lontananza dal genere umano come unica soluzione e rimedio alla mia infelicità.
Era dunque una resa incondizionata alla vegetazione bassa ed ai pesci che saltando mi schernivano e che mi perseguitavano i sogni oppure chissà una liberazione, una speranza? 

Non volevo pensarci , non volevo abbandonare una situazione, seppure onirica, in cui il più delle volte mi trovavo bene, in cui finalmente mi liberavo dei problemi esistenziali e pratici di ogni giorno vissuto duramente.
Mi sarebbe mancata quella condizione di leggerezza, di estraneità, mi sarebbe mancata la sensazione dolce dell'aria della notte sulla pelle, del vuoto rassicurante che mi stava intorno, della completa mancanza di azione e di sentimenti?
Ci sono dei momenti nella vita di ognuno in cui si vorrebbe essere da un'altra parte, in cui si vorrebbe avere la facoltà di poter rinunciare a quello che il destino ti ha subdolamente apparecchiato, in cui a tanti, a tutti piacerebbe dire:
- Non voglio, non ora, non a me, magari un'altra volta o meglio mai -
E volare via, leggeri, lontani, ignari e felici di esserlo.
Magari anche basso, ma forse meglio volare via.

Non sogno più di volare basso. E' finita. E' finita davvero.
Ho finalmente realizzato perché il mio sogno é svanito, perchè non volo più.
Non mi serve, non lo voglio fare. E' faticoso, frustrante nonostante il benessere momentaneo, nonostante l'illusione di leggerezza, abbandono e anelata solitudine.
No, fortunatamente non sono sola. Intorno a me ci sono tanta indifferenza, cattiveria, ingratitudine e sofferenza, ma anche esseri umani che hanno ancora una speranza e qualche cosa dentro di loro da dare.
Non scappo più, voglio stare qui tra tutto il bene ed il male, qui in questa vita che mi ha voltato le spalle e che fa di tutto per scoraggiarmi e buttarmi a terra.
Non scappo perchè mi sono liberata finalmente dei lacci che io stessa mi ero legati stretti intorno, per impedirmi di uscire dal buio in cui mi crogiolavo
.
Non scappo perché là in fondo c'è la luce della luna che non mi porterà più a librarmi su mari agitati, ma sulle onde dell'esistenza che ancora c'é e che passo dopo passo, voglio ancora attraversare.


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